L’aereo atterra a Pyongyang, capitale della Corea del Nord: non sono più nel 2017, qui è Juche 106. Juche è la filosofia ideata da Kim Il Sung, l’eterno presidente, nato appunto 106 anni fa, e padre dell’attuale presidente, Kim Jong-un. Pyongyang è la facciata che il regime vuole mostrare all’esterno, qui vive l’élite della società, le strade sono trafficate e la corrente elettrica c’è, nonostante qualche black-out.
La città è un enorme mausoleo consacrato alla famiglia regnante
In un edificio che si chiama ” palazzo del sole” sono presenti i corpi imbalsamati di Kim Il Sung e Kim Jong Il; per visitare il palazzo camicia e cravatta sono obbligatori. In una collina che sormonta la città si trovano le statue dei due leader, è curioso notare che entrambi erano sovrappeso, mentre due nordcoreani su cinque soffrono di malnutrizione.
Davanti alle statue si inchinano due sposini, le nuove coppie vengono qui per mostrare che nonostante il loro grande amore quello verso la patria e verso i Kim è ancora più forte. Il culto dei Kim è la religione non ufficiale del paese, la libertà religiosa non esiste : chi viene trovato in possesso di una Bibbia viene spedito nei kwan-li-so, i campi di concentramento. Nemmeno io sono libero, devo stare vicino alle mie guide, mi mostrano solamente quello che è concesso che io veda.
L’ unico modo per comprendere questo paese è guardare la vita svolgersi fuori dal finestrino. Il giorno prima del mio arrivo un soldato è scappato in Corea del sud attraverso la DMZ, la zona demilitarizzata che divide i due paesi. E’ un fatto estremamente raro, nel corpo fortemente denutrito del soldato sono stati trovati dei vermi: in Corea del nord invece del fertilizzante si utilizzano escrementi umani.
In un supermercato della benestante Pyongyang, una trentina di persone aspettava la carne, le proteine in questo paese costituiscono un grosso problema. Una profuga scappata da questo regime ha scritto che i nordcoreani mangiano così poca carne da ricordarsi perfettamente l’ultima volta che l’hanno avuta nel piatto. La dieta dei nordcoreani è principalmente a base di Kimchi, il piatto locale a base di cavolo fermentato, e riso che, nonostante in tutta l’Asia sia facilmente reperibile, qui invece scarseggia. L’ottanta per cento del territorio è montuoso e ciò non aiuta la già difficile vita della popolazione, afflitta oltretutto da lunghi periodi di siccità.
L’acqua corrente è prerogativa di pochi fortunati. Le persone sono costrette ad andare al fiume a prendere l’acqua per cucinare e lavarsi. A Pyongsong, la città satellite della capitale, alcune donne lavavano i vestiti al fiume, l’inverno nordcoreano è rigido, la temperatura è sotto lo zero e nevica. Questo paese soffre di una cronica mancanza di energia e carburante, di conseguenza la corrente elettrica e il riscaldamento sono un lusso. Lungo la strada è comune vedere persone che raccolgono legna: una donna anziana, piegata in due dal suo carico di arbusti sulla schiena, arrancava aiutandosi con un bastone.
In Corea del nord non si vedono persone con le cuffie nelle orecchie: le uniche canzoni ammesse sono quelle patriottiche e riguardanti i Kim, la musica occidentale e soprattutto quella sudcoreana è assolutamente vietata. Persino la pittura è assoggettata alle stesse regole e anche nelle librerie si trovano solamente libri scritti dai tre Kim: la fantasia non è ben vista dal regime.
L’educazione scolastica è strettamente controllata dal partito. I bambini delle scuole elementari già portano il foulard rosso e la spilla, simboli del ” Korean children’s union”, l’associazione politica scolastica direttamente collegata al partito dei lavoratori . I bambini fin da piccoli studiano le gesta e la filosofia dei Kim, persino i loro disegni rappresentano razzi, bandiere e mitragliatori. Esco da questo paese tramite il ponte che collega Sinuiju a Dandong, Cina; il mio primo pensiero va alle mie guide nordcoreane che sono costrette a rimanere lì: una di loro, mia coetanea, spera un giorno di riuscire a ottenere un permesso per visitare la Cina. Entrambi sappiamo che sarà impossibile.
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Tutte le fotografie sono di Terence Biffi.