Come possono gli esseri umani prepararsi ad una (probabile) prossima esplorazione del pianeta Marte? Una possibilità è trascorrere del tempo in uno dei luoghi più inospitali del nostro pianeta: l’Antartide.
La Stazione Concordia è una piccola base di ricerca italo-francese, che ospita una decina di scienziati. Una manciata di edifici, sopra una montagna di ghiaccio, nel mezzo dell’Antartide, che grazie al suo clima secco è il più grande deserto del mondo: questo è il luogo ideale per condurre studi di sismologia terrestre, climatologia, glaciologia, ma anche per verificare l’adattamento degli esseri umani in condizioni climatiche estreme. Con i suoi cieli calmi e senza nuvole, è il luogo ideale per contemplare la vita al di là del nostro pianeta: numerosi telescopi guardano le stelle durante la notte antartica, che si prolunga da maggio ad agosto.
Gli scienziati residenti qui eseguono una serie di esperimenti per la preparazione di future missioni su Marte. Il loro sistema di riciclo dell’acqua, per esempio, potrebbe essere replicato in una colonia umana sul Pianeta Rosso. Ma gran parte della sperimentazione si concentra su ciò che accade alle persone che vivono in queste condizioni estreme. Come si adattano alla prolungata mancanza di luce solare e all’isolamento estremo? Un documento dell’Agenzia Spaziale Europea (ESA) spiega che la Stazione Concordia è stata “identificata sia da ESA che dalla NASA come uno dei più importanti “simulatori” terrestri per le missioni spaziali di lunga durata e i viaggio inter-planetari.”
Per arrivare qui gli scienziati devono partire, in nave o in aereo, dalla Nuova Zelanda o Tasmania, fino a uno dei diversi porti della costa dell’Antartide, da cui voleranno per 700 miglia fino alla Stazione Concordia, con un aereo a due eliche appositamente progettato per volare in aria sottile e freddo estremo. In alternativa, potrebbero unirsi a una carovana che attraversi, in dieci o dodici giorni, gli altopiani ghiacciati.
Da febbraio a novembre è impossibile spostarsi verso l’entroterra in Antartide, e Concordia è completamente tagliata fuori dalla vita “sulla Terra”. Il più vicino insediamento umano è a circa 400 miglia di distanza. Gli scienziati a volte hanno scherzato sul fatto che la Stazione Spaziale Internazionale riceva più visitatori di loro.
I 13 scienziati che passano i mesi invernali a Concordia, conducono esperimenti continui su come i loro corpi reagiscano alla privazione della luce del sole e di ossigeno, e anche su come tenere occupata la mente duramente il forzato isolamento. Si cerca anche di capire quanto influisca sullo stato d’animo di ciascuno l’esposizione alla luce artificiale, e il necessario esercizio fisico. Ognuno racconta la propria esperienza attraverso un video-diario, che viene esaminato in seguito da psicologi, in Europa.
Per tre mesi, il sole scompare. Questo è un momento particolarmente significativo per studiare come gli esseri umani reagiscono a situazioni estreme, sia come individui che come team. Peter Graf, uno scienziato tedesco che lavora con i ricercatori della Concordia, ha detto al Scientific American: ”Hai un gruppo di persone con cui devi andare d’accordo, e non hai alternative né fughe.”
Molti degli scienziati di Concordia soffrono di insonnia, e molti si lamentano della noia. Descrivono una esperienza di “monotonia sensoriale”, perché i luoghi, i suoni e le sensazioni rientrano in una fascia ristretta rispetto a ciò che il resto del mondo vive come esperienza nella vita quotidiana.
Come piccola ricompensa per questi disagi, del team di Concordia fa parte uno chef italiano: ogni anno, il Programma Nazionale Italiano per le Ricerche in Antartide accetta candidature provenienti da alcune delle migliori scuole di cucina del paese, per un periodo di lavoro di un anno. Lo chef di quest’anno, Luca Ficara, è arrivato alla base nel mese di novembre. Oltre a dover fornire un’alimentazione equilibrata e adatta al clima estremo, lo chef cerca di rendere i pasti del sabato particolarmente elaborati e appetitosi: “Dovete capire che ogni giorno è uguale all’altro”, ha detto “quindi, per avere l’effetto “fine settimana” cerchiamo di fare eventi speciali.” Sabato è anche l’unico giorno della settimana in cui il team può bere alcolici.
Le temperature a Concordia possono scendere fino a -80° C, e a causa di queste condizioni estreme, l’equipaggio a volte chiama la sua gelida casa “White Mars.” Ma sono i mesi bui che mettono maggiormente alla prova l’equipaggio. Il ritorno della luce naturale, dopo tre mesi di buio, può essere quasi un’esperienza mistica. Antonio Litterio, un tecnico elettronico a Concordia, ha salutato il ritorno del sole così: “Il mio cuore balza e mormoro ‘Bentornato’. Non avrei mai immaginato quanto sei potente nella mente e nel cuore di chi è stato privato di te per così tanto tempo. Novanta giorni dopo il nostro ultimo addio, ora sei ancora una volta qui in tutto il tuo splendore “.