Come sarà l’Uomo nell’Anno 1 Milione?

Nell’anno 1 milione i continenti della Terra appariranno del tutto simili ad oggi, il sole brillerà di una luce in buona misura identica a quella che ci illumina quotidianamente e la terra, a meno del negativo e devastante effetto dell’uomo sulle specie animali, dovrebbe essere sostanzialmente simile a come è oggi.

Ma come sarà l’uomo?

E’ la domanda che si è fatto il National Geographic Channel nella serie “Year Million”, che indaga su come potrebbero apparire gli esseri umani del futuro. Brian Greene, professore di fisica teorica presso la Columbia University di New York, è uno degli scienziati che ha partecipato alla redazione del programma, autore di diversi libri sulla teoria delle stringhe, modello teorico che suggerisce che l’universo è costituito da minuscole, stringhe unidimensionali.

Greene ritiene che gli esseri umani del futuro avranno un aspetto talmente diverso da quello dell’uomo odierno, che probabilmente non saremmo in grado di riconoscerli e le loro vite saranno talmente differenti da quelle degli anni 2000 da risultarci incomprensibili.

Per capire il futuro guardiamo il passato

Un milione di anni fa l’essere umano odierno, l’Homo sapiens, non aveva ancora fatto la sua comparsa su questo pianeta. Gli ominidi che più gli si avvicinano come aspetto e caratteristiche fisiche erano gli Homo erectus, che iniziarono a disegnare sulle conchiglie circa 500.000 anni orsono, e per i quali la tecnologia più evoluta era rappresentata dal fuoco e dall’ascia.

Il nostro futuro, sostiene Greene, potrebbe essere rappresentato da una fusione Uomo/Macchina

“Stiamo assistendo già oggi ad esperimenti su specie ibride che vanno al di là della sfera biologica o sintetica. La distinzione tra esseri biologici ed esseri artificiali comincia a diventare più sfocata”.

Greene continua la sua spiegazione “Sicuramente le conoscenze di fisica saranno molto più evolute, riuscendo a comprendere davvero le forze fondamentali ed il ruolo degli ingredienti base della materia, riuscendo quindi ad unire tutte le equazioni che descrivono la meccanica quantistica in una specie di teoria unificata della fisica. Le aumentate conoscenze porteranno con sé nuove domande, che oggi semplicemente non siamo nemmeno in grado di formulare perché ci mancano i concetti di base”.

Un esempio a ritroso nel passato è la teoria di Albert Einstein sulla relatività generale. “Einstein elaborò la relatività generale nel 1915 e, con essa, una nuova descrizione della gravità. Grazie ad essa, possiamo oggi affrontare la questione dell’origine dell’universo, che non era comprensibile con la fisica precedente”. In seguito alle nuove teorie, si è capito che le domande che ci ponevamo nel passato erano sbagliate. L’astronomo tedesco Johannes Kepler, nato nel 1571 e morto nel 1630, ha trascorso decenni cercando di capire il motivo per il quale la Terra si trova a 150 milioni di chilometri dal sole.

Oltre alla parte scientifica, il programma del National Geographic ha coinvolto uno scrittore di fantascienza, Charles Soule. Egli afferma che “Il concetto di 1 milione di anni è astratto. L’umanità sarà ben oltre il livello in cui siamo oggi, con la maggior parte dei problemi tecnologici odierni totalmente risolti”. La fantascienza riflette in qualche modo il mondo odierno in cui viviamo, e non può immaginare qualcosa di così lontano. Quando Giulio Verne scrisse i suoi romanzi si riferiva ad un mondo sottomarino, quando uscirono i primi X-Men o Hulk i problemi erano legati all’influenza di radiazioni nucleari. Oggi formuleremmo altre ipotesi, tutte legati alla nostra esperienza quotidiana, quindi inadatte a descrivere una realtà tanto lontana nel tempo.

Altre ipotesi, di vecchia data e più catastrofiste, affermano che il genere umano sarà estinto, distrutto dalla propria stessa avidità.

Quello su cui tutti concordano è che non saremo qui a vedere il nostro futuro…

Fonte: Livescience, per saperne di più sulla serie, questa la pagina dedicata sul sito del National Geographic.

Matteo Rubboli

Sono un editore specializzato nella diffusione della cultura in formato digitale, fondatore di Vanilla Magazine. Non porto la cravatta o capi firmati, e tengo i capelli corti per non doverli pettinare. Non è colpa mia, mi hanno disegnato così...