Il film “Missione Goldfinger” fu il terzo della saga dedicata a James Bond e, uno di quelli rimasti maggiormente impressi nella mente degli appassionati dell’agente segreto britannico. Shirley Eaton interpretò Jill Masterson, l’assistente di mister Goldfinger in persona che pagherà il tradimento al proprio principale con la morte. La morte della Masterson è decisamente originale e, a distanza di oltre mezzo secolo, rimane una delle immagini maggiormente scolpite nella mente dei cinefili di tutto il mondo.
Per realizzare una statua dorata della donna furono necessarie ore di trucco e diversi accorgimenti di sicurezza per il timore che la Eaton potesse veramente morire di soffocamento della pelle. La probabilità che questo avvenisse era assolutamente remota, ma per sicurezza fu chiamato un medico sul luogo delle riprese, in caso di complicazioni inaspettate.
Sebbene il mito del soffocamento della pelle si basi sulla credenza errata che il nostro corpo respiri anche mediante i pori, in seguito al film moltissimi credettero a questa ipotesi, pensando che la morte descritta prima nel libro e poi nella pellicola fosse una circostanza di reale pericolo. In verità non esiste nessuna respirazione cutanea, ma il pericolo reale che corse l’attrice fu quello di un aumento della temperatura corporea che avrebbe potuto portare, quella sì, alla morte.
La pelle ricoperta di vernice non era infatti in grado di far traspirare il sudore, e di conseguenza la temperatura del corpo poteva diventare molto elevata. Ad ogni modo, le cose si svolsero per il meglio, e non ci furono conseguenze per la Eaton.
Presumibilmente per ragioni di marketing si diffuse la notizia che Shirley Eaton morì tragicamente sul set per asfissia a causa della vernice dorata, proprio come nella trama di film. L’attrice apparve in molte altre pellicole dopo esser stata una “Bond Girl”, (fra le altre “Dieci Piccoli Indiani” di George Pollock) e quindi la voce si spense subito.
Sotto, la scena del film in cui Sean Connery scopre Jill Masterson: