Cléo de Mérode: la diva dimenticata della Belle Époque

Migliaia e migliaia di cartoline con le sue immagini, richiesta dai più famosi fotografi, da pittori e scultori, imitata dalle donne, ammirata e desiderata degli uomini, icona della Belle Epoque, più di Mata Hari e di Carolina Otero.

Cleopatra Diane de Merode nacque a Parigi il 27 settembre 1875, figlia illegittima della baronessa austriaca Vincentia de Merode, dama di compagnia dell’imperatrice Elisabetta, e dell’avvocato austriaco Theodor Christomannos, che non la riconobbe, ma continuò ad aiutare economicamente madre e figlia. A 8 anni cominciò a studiare danza classica e debuttò a 11 anni all’Opera di Parigi.

Pur essendo una bimba di contorno nei balletti, si faceva notare

Il grande fotografo Felix Nadar la ritrasse fin da bambina, la madre si rendeva conto della bellezza e della fotogenicità di Cleo e probabilmente cercava di sfruttarle. A lui e all’altro famoso fotografo dell’epoca, Reutlinger, si devono la maggior parte delle foto di Cleo.

Cléo de Mérode in un ritratto fotografico del 1910 di Léopold-Émile Reutlinger:

La ragazza divenne subito famosa per la sua grazia e per la sua eccezionale bellezza, forse più che per le sue doti di ballerina. La sua pettinatura, che usava anche fuori dal palco, lo chignon con le bande di capelli a coprire le orecchie, diventò una moda, imitata da moltissime donne dell’epoca anche se non con lo stesso splendido risultato.

Cléo de Mérode in un suo spettacolo:

Era bella, bellissima, un aspetto quasi virginale unito a un intenso sex appeal.
Nel 1896 posò per lo scultore Alexandre Falguiere, che realizzò la celebre statua ‘La danseuse’ che si trova ora al Museèe d’Orsay. Cleo negò sempre di essersi spogliata per lo scultore che, da vero gentiluomo, non la contraddisse mai a riguardo, ma la statua fece scandalo nei salotti bene accrescendo la fama di Cleo, fosse o non fosse stata lei la modella.

Nel 1896 Leopoldo del Belgio la vide danzare e se ne innamorò. Lui aveva 61 anni, lei 21. Si sa poco della loro presunta relazione durata fino alla morte del re, avvenuta nel 1909. Cleo de Merode tenne sempre molto alla sua vita privata, ma ovviamente era un pettegolezzo troppo succoso e le chiacchiere ne danneggiarono la reputazione. Le vignette satiriche sul Re, chiamato Cleopoldo, si moltiplicarono, a la coppia fu coperta di ridicolo.

Nonostante i giudizi non sempre lusinghieri sulla sua moralità, dovuti a questo legame, la fama di Cleo crebbe tanto da farla diventare famosa in tutto il mondo

Al culmine della sua carriera iniziò ad esibirsi alle Folies Bergere, cosa mai fatta da una ballerina dell’Opera, dove venne notata da Toulouse Lautrec che la immortalò in un bellissimo manifesto e in un disegno.

Molti pittori la ritrassero, splendido il quadro di Giovanni Boldini, quello di George Clairin, di Alfredo Mueller, di Paul Berthon, Manuel Benedito, il disegno di Einar Neiman. Anche Gustav Klimt fu affascinato da Cleo e pare che si sia ispirato a lei nel quadro Danae. Qualche pettegolezzo vuole anche una sua relazione con Klimt, ma forse è solo uno dei tanti pettegolezzi.

Cleo ritratta da Giovanni Boldini:

Nonostante la sua fama, le decine di proposte di matrimonio, Cleo ebbe solo due storie d’amore. Una fu la relazione con Leopoldo, la seconda con lo scultore Luis de Perinat, autore della statua che ora adorna la sua tomba, ma la donna non accettò mai di sposarsi. Cleo, ballerina non eccelsa, sicuramente non un’etoile, modestissima attrice nel suo unico film, riuscì a costruire il suo personaggio ma con intelligenza, sfruttando esclusivamente la sua bellezza con estrema raffinatezza, fino a divenire un’icona del suo tempo, non un’avventuriera, o una demi-mondaine come si diceva allora.

Quasi una specie di influencer di altri tempi

Dopo la prima guerra mondiale la sua fama, come quella delle altre artiste della Belle Epoque, cominciò a tramontare, e lei si ritirò a Biarritz e poi a Parigi.

Ritratto di Cléo de Mérode di Henri Gervex

Negli anni ’50 intentò e vinse la causa contro Simone de Beauvoir che l’aveva definita una ‘cocotte’ in un suo libro e che fu costretta dal tribunale a cancellare la frase. Cleo morì nel 1966, quasi dimenticata, ma Cecil Beaton ne fece delle bellissime foto, quando era quasi novantenne, e Cleo gli fece promettere di distruggere le foto venute male, una rivelazione del suo essere, ancora nell’anima, un poco civetta.

La tomba di Cléo al cimitero di Père Lachaise. Fotografia condivisa con licenza Creative Commons via Wikipedia:

Riposa a Parigi nel cimitero di Père Lachaise

Giovanna Francesconi

Amo la storia, e le storie dietro ad ogni persona o oggetto. Amo le cose antiche e non solo perché ormai ne faccio parte pure io, ma perché la verità è la figlia del tempo.