Civita di Bagnoregio: il Borgo che non deve Morire

Ci vivono appena una decina di persone, ma non è per questo che viene chiamata “la città che muore”.

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Civita di Bagnoregio, in provincia di Viterbo, è a rischio non per l’abbandono dei suoi abitanti, ma per l’erosione progressiva e inesorabile della rupe su cui sorge.

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Civita, uno dei tanti bellissimi Borghi d’Italia, è appollaiata come un nido d’aquila su uno dei rilievi della Valle dei Calanchi, dove il paesaggio è stato modellato da una millenaria opera di erosione dello strato più profondo del terreno, di origine marina e quindi maggiormente soggetta al fenomeno.

Valle dei Calanchi

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I torrenti Rio Torbido e Rio Chiaro, che scorrono a valle, così come il vento e le piogge, sono i maggiori responsabili degli smottamenti che hanno, nel corso dei secoli, fatto franare buona parte della città.

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Oggi, a Civita si può arrivare solo percorrendo un ponte pedonale che la collega al comune di Bagnoregio, ma quando la città fu fondata dagli Etruschi, circa 2500 anni fa, non era così irraggiungibile, anzi.

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Era un fiorente centro, attraversato da un’importante via di comunicazione che collegava il Lago di Bolsena alla Valle del Tevere, fondamentale per gli scambi commerciali.


In epoca etrusca e poi romana, Civita era l’acropoli di un’unico agglomerato urbano, che comprendeva Bagnoregio. Già allora erano presenti i fenomeni di erosione, che i due antichi popoli tentarono di contrastare con opere di canalizzazione delle acque e mettendo argini ai fiumi.

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La città attraversa il medioevo e il rinascimento fra alterne vicende, dominata dai longobardi, dallo Stato Pontificio e da vari signori feudali, fino a diventare un libero Comune.

Civita di Bagnoregio nel 1973

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L’inizio della fine, per Civita, fu segnato da un devastante terremoto, che nel 1695 fece crollare strade e casa. Da allora, gli smottamenti e il progressivo crollo del terreno tutt’intorno alla rupe hanno provocato il totale isolamento di Civita.

Palazzo Colesanti

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Isolamento che rende il borgo, oggi, un luogo fuori dal tempo, dove secoli di storia hanno lasciato un segno indelebile, che solo la forza della natura potrà, forse, infine cancellare.


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