In un angolo della New York Public Library, all’interno della Children’s Room, in mezzo a libri di favole, musicassette e DVD per bambini, dal 1987 esiste un piedistallo color lime su cui sono esposti dei giocattoli che hanno tutta l’aria di aver fatto parecchia strada, nella loro vita di pezza imbottita: un asinello ingobbito, una mamma canguro che ha perso il suo cucciolo, un maialino troppo piccolo, una tigre dal pelo sbiadito e arruffato e, infine, un orsacchiotto la cui pelliccia è stata lavata più volte e le cui orecchie e zampe sono state ricucite in più occasioni.
I veri peluche di proprietà di Christopher Robin Milne e presentati nelle storie di Winnie-the-Pooh. Sono stati esposti nella New York Public Library di New York City dal 1987, con l’eccezione di Roo, che è stato perso quando Milne era molto giovane. Fotografia di Pubblico dominio via Wikipedia:
Il nome dell’orsacchiotto un tempo era Winnie the Pooh, ed era il migliore amico di un bambino chiamato Christopher Robin Milne – un bambino che, crescendo, finì per odiare il suo più caro compagno di giochi.
Sotto, il video racconto dell’articolo sul canale Youtube di Vanilla Magazine:
Le avventure di Christopher Robin e Winnie the Pooh
Non sempre la nascita di un bambino rappresenta un avvenimento gioioso in una famiglia, specialmente se in questa famiglia esistono dei problemi – non importa quanto siano nascosti dietro una facciata di perfezione e felicità.
Alan Alexander Milne e Dorothy – o “Daphne”, come veniva chiamata in famiglia – de Sélincourt sembravano all’apparenza una coppia perfetta: lei era una donna molto bella ed elegante, nata e cresciuta in un ambiente agiato, e lui un giovane tenente dell’esercito inglese che si era distinto per meriti militari e letterari durante la Prima Guerra Mondiale. Non solo, A. A. Milne era anche un autore affermato – aveva infatti scritto numerose pièce teatrali, e articoli e libri in cui denunciava gli orrori della guerra.
Sotto, Alan Milne. Fotografia di pubblico dominio via Wikipedia:
Quando convolarono a nozze nel 1913, sembrò il finale perfetto di una fiaba d’amore. Tuttavia, la realtà era ben diversa.
Sebbene il matrimonio fosse nato sulla base di un sentimento solido, i due sposi convivevano con dei demoni personali. Daphne si era deliberatamente allontanata dai genitori e dai tre fratelli, a causa di dissapori mai sanati, e aveva deciso di troncare in maniera permanente ogni rapporto con la famiglia d’origine; Alan, chiamato al fronte allo scoppio della Prima Guerra Mondiale, non riuscì mai del tutto a riprendersi dalle ferite psicologiche che il conflitto gli aveva lasciato: spesso malato, venne continuamente trasferito da un reggimento all’altro, fu ferito in guerra, e al ritorno a casa venne a lungo perseguitato da incubi e ricordi intrusivi di ciò che aveva vissuto al fronte – avendo forse sviluppato un disturbo post-traumatico da stress.
Nonostante ciò, i Milne riuscirono a mantenere la facciata di una coppia felice e soddisfatta della loro vita matrimoniale, che sembrò aver raggiunto il suo coronamento con la nascita di un bambino: Christopher Robin.
Christopher Robin nacque dopo ben sette anni dalle nozze, frutto di una gravidanza che impiegò diverso tempo per arrivare e che probabilmente si rivelò travagliata. Sua madre Daphne aveva sperato di poter avere una bambina, tanto che i genitori avevano già scelto il nome Rosemary per la nascitura: quando venne alla luce un maschietto, fu battezzato come Christopher Robin, unendo i due nomi scelti da ciascuno dei genitori.
Circa quindici anni prima, la J.K. Farnell aveva avviato la produzione e il commercio del primo prototipo di orsacchiotto di pezza che la Gran Bretagna avesse mai visto; Milne e sua moglie decisero di acquistarne uno per il primo compleanno del figlio, e così Christopher Robin trovò in una scatola avvolta da carta da regalo quello che sarebbe diventato il suo migliore amico: un orsacchiotto imbottito dalla pelliccia color sabbia, il muso appuntito, le zampe piatte e gli occhi di vetro dipinto.
Christopher Robin e il suo nuovo amico divennero presto inseparabili. Il bambino decise di chiamare l’orsacchiotto Edward, ma dopo una visita allo zoo di Londra gli cambiò il nome in Winnie – in onore di Winnipeg, una femmina di orso bruno canadese ospite dello zoo.
Quando Christopher Robin aveva cinque anni, Milne – forse per sfuggire alla caoticità di Londra e trovare un po’ di tranquillità per poter scrivere – comprò la tenuta di Cotchford Farm, al confine con il Galles, dove la famiglia prese l’abitudine di trascorrere i fine settimana e le vacanze. La tenuta si affaccia sulla foresta di Ashdown, una vasta distesa d’erica che, ben presto, iniziò a stuzzicare la fantasia di Milne.
Christopher Robin strinse amicizia con Anne Darlington, una bambina figlia di amici dei Milne, i quali arrivarono a fantasticare di un possibile futuro matrimonio fra i due. Ma intanto i due bambini erano felici di poter giocare insieme, Christopher Robin con il suo orsacchiotto ed Anne con la sua scimmietta di pezza, Jumbo.
Fu proprio vedendoli giocare e grazie all’ispirazione dei luoghi, che Milne creò le avventure di un orsetto di nome Winnie the Pooh, che in ogni storia si cacciava nei guai, cercava il miele, scappava dagli efelanti e dalle noddole, ed esplorava il Bosco dei Cento Acri – basato sulla foresta di Ashdown – in compagnia dei suoi amici: il maialino Pimpi, l’asinello Ih-Oh, e tanti altri – tutti ispirati dai giocattoli di pezza di Christopher Robin.
Il migliore amico di Winnie the Pooh era Christopher Robin stesso, il quale compariva nelle storie sia come protagonista insieme all’orsacchiotto, sia come figlio di Milne, al quale lo scrittore raccontava un’avventura di Winnie the Pooh come favola della buona notte.
Il successo dei libri di Winnie the Pooh fu immediato, tanto che dopo il primo volume in molti richiesero a Milne un proseguimento delle storie. Christopher Robin divenne famoso in tutto il mondo come il migliore amico dell’orsacchiotto goloso di miele, e i lettori dei libri di suo padre iniziarono a fare a gara per conoscerlo.
Sembra una storia dolce e a lieto fine, ma come spesso accade, dietro a una superficie scintillante si nasconde un lato più oscuro.
Fra i giocattoli esposti alla New York Public Library manca Ro, il cucciolo di canguro figlio di Kanga, che Christopher Robin smarrì durante l’infanzia: una coincidenza tristemente somigliante al destino che lui stesso ebbe nel rapporto con sua madre e suo padre.
La verità dietro la maschera
La notorietà e il denaro che giunsero in casa Milne non furono sufficienti a sanare le ferite preesistenti, e che invece non fecero altro che sanguinare ancora di più proprio a causa delle avventure di Winnie the Pooh.
La nascita di Christopher Robin era stata una delusione per dei genitori che avevano sperato in una femmina, in particolar modo per la madre, la quale non si sentirà mai molto legata al figlio. Fino ai suoi otto anni, i genitori scelsero di tenere i capelli di Christopher Robin più lunghi rispetto alla moda dell’epoca, vestendolo in maniera che ricordasse lontanamente un abbigliamento femminile.
Christopher Robin sentirà sempre di essere stato messo in una posizione di secondo piano da suo padre e sua madre, i quali gli preferivano l’amichetta Anne – una figlia mai avuta, quella Rosemary che lui non era stato.
Il matrimonio fra i coniugi Milne si frantumò dopo poco tempo dal successo di Winnie the Pooh. Pur rimanendo sempre legalmente sposati, Alan Alexander e Daphne iniziarono a condurre vite differenti; il successo dei libri di Milne portò la famiglia a trascorrere sempre più tempo nella tenuta di Cotchford Farm, lontana dai fasti e dalla vita mondana di Londra che la madre di Christopher Robin aveva sempre amato.
Daphne si risentì molto con il marito per il trasferimento, e iniziò a dividere il suo tempo fra la capitale inglese e gli Stati Uniti con il suo amante. Milne intraprese a sua volta una relazione extraconiugale con una giovane attrice.
Christopher Robin non venne risparmiato dall’uragano di tensione e risentimento che i libri di Winnie the Pooh portarono nella sua famiglia. Poco dopo la sua nascita, come era d’uso nelle famiglie dell’alta borghesia, i genitori assunsero una bambinaia, Olive Brockwell, che si occupò interamente di Christopher Robin, vivendo con lui nella nursery e sostituendo in tutto e per tutto i genitori del bambino, i quali lo videro raramente durante i suoi primi anni.
Il riavvicinamento apparente fra padre e figlio fu in realtà frutto di una necessità pubblicitaria che entrambi finirono con il disprezzare.
Christopher Robin, sebbene inizialmente fosse felice di essere il protagonista delle avventure di Winnie the Pooh, crescendo iniziò a essere infastidito dalla curiosità dei lettori dei libri di suo padre, i quali pretendevano che lui fosse sempre disponibile, gentile, solare e allegro.
Nonostante non avesse gradito che la sua infanzia divenisse di dominio pubblico, Christopher Robin cercò disperatamente una vicinanza con suo padre, il quale però era stato travolto a sua volta da un successo che non avrebbe voluto.
Milne consegnò al suo editore il libro “La strada di Pooh nel 1928”, dichiarando che quella sarebbe stata l’ultima avventura di Winnie the Pooh che avrebbe scritto: era infatti irritato che pubblico e critica l’avessero etichettato come un autore per bambini, quando la sua aspirazione era sempre stata diventare noto come commentatore politico e scrittore teatrale. Milne continuò a lavorare a opere da lui ritenute più serie e impegnate, ma tutte le sue produzioni successive vennero sempre offuscate dalla fama di Winnie the Pooh e di suo figlio. Questo non fece altro che amareggiare Milne sempre di più, tanto da spingerlo a provare invidia nei confronti di Christopher Robin: scriverà infatti a un amico della gelosia che provava quando si rendeva conto che, ai vari eventi e presentazioni dei suoi libri, il pubblico non volesse incontrare lui – bensì suo figlio.
Forse fu per questo che Milne prese la decisione di mandare Christopher Robin lontano da casa per proseguire i suoi studi.
A dieci anni, Christopher Robin venne separato dall’amata tata Olive e inviato a studiare in un collegio vicino a Guildford, e in seguito in un altro collegio nel Buckinghamshire – in entrambe le scuole, venne continuamente e pesantemente bullizzato dai compagni di classe, bambini ex lettori di Winnie the Pooh che l’avevano riconosciuto come il Christopher Robin delle avventure dell’orsetto.
Christopher Robin si arruolò durante la Seconda Guerra Mondiale e si laureò in matematica. Nel corso degli anni, i rapporti con suo padre migliorarono, sebbene i due si vedessero di rado; nel frattempo, i Milne ancora speravano che Christopher Robin sposasse Anne Darlington, come le famiglie avevano stabilito quand’erano bambini.
Ma, pur restando in buoni rapporti con Anne, pochi anni dopo la fine della Seconda Guerra Mondiale Christopher Robin sconvolse la famiglia annunciando il suo fidanzamento con Lesley de Sélincourt.
Lesley de Sélincourt era figlia di Geoffrey de Sélincourt, uno dei fratelli di sua madre – e dunque, sua prima cugina. Il fidanzamento scioccò profondamente Daphne, che si dichiarò orripilata sia per la parentela fra i due sposi, sia per il rifiuto di Christopher Robin di sposare Anne, ma anche per gli screzi che avevano spinto la donna ad allontanarsi dal fratello; Daphne minacciò suo figlio di troncare completamente i rapporti con lui, se avesse perseverato nel suo proposito di sposare sua cugina.
Christopher Robin convolò comunque a nozze con Lesley, e l’ultima occasione in cui vide Daphne fu il funerale di suo padre: Alan Alexander Milne morì a seguito di un ictus a settantaquattro anni, senza aver mai veramente recuperato il rapporto con suo figlio.
Sua moglie gli sopravvivrà di ben quindici anni, durante i quali manterrà fede alla sua promessa e non vorrà mai rivedere Christopher Robin; quando un amico di quest’ultimo propose un ultimo incontro, la donna, ormai in punto di morte, opporrà un fermo rifiuto.
Christopher Robin aprì un negozio di libri a Londra, che gestirà fino alla morte con la moglie Lesley: insieme, si presero cura dell’unica figlia, Clare, nata con una paralisi cerebrale che l’avrebbe per sempre costretta su una sedia a rotelle.
L’orsacchiotto Winnie the Pooh e gli altri amici del Bosco dei Cento Acri rimasero per decenni chiusi in un baule nella tenuta di Cotchford Farm, senza che nessuno li reclamasse – fino a che un giorno, Christopher Robin li ritrovò e decise di regalarli all’editore di suo padre, il quale a sua volta li donò alla New York Public Library.
Christopher Robin decise di utilizzare tutto il denaro che ricavò dalle opere di Winnie the Pooh per donarlo a chi, come sua figlia Clare, soffriva di disabilità.