Chiara Vigo: l’Ultimo Maestro della preziosissima Seta di Mare

La “seta di mare”, uno straordinario e impalpabile filo che ha il colore dell’oro, sembra quasi argomento di un racconto esotico o di una fiaba narrata ad attoniti fanciulli attorno ad un focolare.

Sotto, fonte immagine: Flickr / Giulio Gigante, condivisa con licenza CC BY-SA 2.0

Invece questa preziosa e rara fibra esiste veramente: viene prodotta da una specie di mollusco marino, chiamato Pinna nobilis, endemico nel Mediterraneo, ma oggi a rischio di estinzione.

Per attaccarsi alle rocce, la Pinna Nobilis secerne delle proteine che, a contatto con l’acqua di mare, si induriscono in filamenti setosi: nasce così il filo più prezioso al mondo, il bisso.

Pinna Nobilis

Fotografia di Pinna nobilis di Emmanuelbaltasar condivisa con licenza CC BY-SA 4.0 via Wikipedia:

Oggi c’è una persona che, con costanza e tenacia, mantiene in vita un sapere millenario: dove raccogliere il bisso, filarlo e tingerlo, e infine usarlo per preziosi ricami. E’ Chiara Vigo, che a 63 anni ancora si immerge fino a 17 metri di profondità per raccogliere i filamenti marini, sotto il controllo della guardia costiera, nelle limpide acque di Sant’Antioco, in Sardegna.

Scogliere di Sant’Antioco

Immagine condivisa con licenza CC BY-SA 2.0 via Flickr / Philppe Roos

Dal 1992 è infatti proibita la raccolta dei molluschi, così Chiara taglia con un bisturi i filamenti, senza danneggiare l’animale. Questo metodo, tramandato dalle donne della sua famiglia, è lo stesso da quasi 1.000 anni, secondo quanto afferma la Vigo.

Per raccogliere 30 grammi di filo occorrono un centinaio di immersioni

Sotto, fonte immagine: Flickr / Giulio Gigante, condivisa con licenza CC BY-SA 2.0

Tuttavia, secondo storici e archeologi, non molto si sa della storia del bisso prima del ‘700, anche se viene citato fin dall’antichità. Non è però chiaro se il “byssus”, con cui si confezionavano gli abiti dei più ricchi ed influenti personaggi di antiche civiltà, assiri – babilonesi – fenici – ebraici – greci – romani, sia proprio la seta marina, e non una qualità eccellente di lino o forse di cotone. Questo tessuto, sottile come la buccia di cipolla, è menzionato nella Stele di Rosetta, era usato per avvolgere le mummie egizie, e viene citato più volte nella Bibbia, ma non c’è mai nessun riferimento alla sua provenienza marina.

Calza in seta di mare del XVII secolo – Museo Naturhistoriches di Braunschweig, in Germania

Fotografia di Pubblico Dominio

Tutti gli antichi manufatti in bisso trovati grazie a scavi archeologici, e conservati in diversi musei di tutto il mondo, sono di fattura relativamente recente: il più antico risale al XIV secolo e fu rinvenuto nel 1978 nella basilica di Saint Denis, a Parigi. Nel 1912 ne era stato trovato uno molto più antico, realizzato nel IV secolo, in una tomba di Budapest, ma è andato distrutto durante i bombardamenti della Seconda Guerra Mondiale.

Sotto, fonte immagine: Flickr / Giulio Gigante, condivisa con licenza CC BY-SA 2.0

Chiara Vigo non svolge la sua attività per uno scopo commerciale, perché legata al sacro e antico “giuramento del mare”, secondo il quale il bisso non può né essere acquistato né venduto. I suoi capolavori li regala, talvolta a personaggi conosciuti, come Papa Benedetto XVI e la regina di Danimarca, ma più spesso a coppie che si sposano o battezzano un bambino. Venderli “sarebbe come provare a trarre vantaggio dal sole o dalle maree”, afferma Chiara in un’intervista rilasciata alla BBC.

Negli ultimi tempi ha rifiutato l’offerta di un ricco giapponese che voleva acquistare un suo manufatto pagandolo 2,5 milioni di euro

Sotto, fonte immagine: Flickr / Giulio Gigante, condivisa con licenza CC BY-SA 2.0

Fino agli anni ’50 c’erano diverse tessitrici del Bisso a Sant’Antioco, ma oggi il mestiere del tessitore della seta di mare è a rischio estinzione.

Il futuro dell’impalpabile bisso è incerto: dopo quasi 1.000 anni di tradizione familiare, ci sarà qualcuno disposto a raccogliere l’eredità di Chiara Vigo?

Il Museo di Chiara Vigo, dopo esser stato chiuso per problemi burocratici, a fine 2016 ha riaperto a Sant’Antioco in nuovi locali, dove i visitatori possono ammirare la sua arte, candidata a Patrimonio immateriale dell’umanità UNESCO. Per osservare l’attività di Chiara Vigo, per contattarla o per organizzare una visita è possibile raggiungere la sua pagina Facebook.

Foto immagine di Copertina: Pagina Facebook del Museo del Bisso di Chiara Vigo.

Sotto, il libro di Susanna Lavazza “Chiara Vigo. L’ultimo Maestro di Bisso”:

Sotto, il trailer del documentario “Il filo dell’acqua”:

Sotto, Chiara Vigo in Video:

Annalisa Lo Monaco

Lettrice compulsiva e blogger “per caso”: ho iniziato a scrivere di fatti che da sempre mi appassionano quasi per scommessa, per trasmettere una sana curiosità verso tempi, luoghi, persone e vicende lontane (e non) che possono avere molto da insegnare.