È il 13 agosto del 2022. In concomitanza con la sua morte, la Rai diffonde via social una lettera di Piero Angela in cui si legge la frase: «Penso di aver fatto la mia parte. Cercate di fare anche voi la vostra per questo nostro difficile Paese».

Il messaggio è coerente con la sua biografia; la biografia di una persona che ha raggiunto tantissimi italiani, insegnando loro tante nozioni sì, ma anche una serietà e una dedizione al lavoro che sono proprio dell’Italia più bella che ci sia. In questa storia è bene partire dall’inizio per goderci il “piacere della scoperta”, per esprimere il concetto con il sottotitolo di Ulisse, di cui era co-autore insieme al figlio Alberto.

I primi anni
Piero Angela nacque a Torino il 22 dicembre del 1928, da Nella Maglia e Carlo Angela. Il padre era un medico e, per tenere moglie e figlio al riparo dai bombardamenti, durante la guerra li fece trasferire nell’ospedale psichiatrico dove lavorava. Lì falsificò anche le cartelle cliniche di alcuni ebrei e li salvò dalla deportazione; un gesto, che, il 29 agosto del 2001, gli valse l’onorificenza di Giusto tra le Nazioni.

Piero crebbe con una salute un po’ cagionevole e quando era neonato sua madre non aveva latte a sufficienza e rischiò seriamente di non apparire mai in TV. Per soccorrere il bambino fu fatta arrivare una balia dal Friuli e si salvò, ma negli anni successivi rimase vittima di una brutta polmonite, seguita da un’operazione senza anestesia a una gamba fratturata e un intervento d’appendicite che ebbe delle complicazioni. Insomma non era nato con la camicia dal punto di vista di salute.

A sette anni cominciò a prendere lezioni di pianoforte, passione che lo accompagnò per tutta la vita. Quando iniziò a frequentare il liceo classico di Torino si rivelò uno studente svogliato, che se la cavava con il minimo necessario.
Nel suo libro La macchina per pensare scrisse:
“Mi sono annoiato mortalmente a scuola e sono stato un pessimo studente. Tutti coloro che si occupano di insegnamento dovrebbero ricordare continuamente l’antico motto latino ludendo docere, cioè insegnare divertendo”.

Dal jazz alla Rai
Finito il liceo divenne un musicista con il nome d’arte Peter Angel (era l’epoca in cui i nomi americani andavano alla grande) e, a partire dal 1948, si esibì in jam-session nei jazz club torinesi. Insieme al batterista Franco Mondini fondò un suo gruppo e continuò a farsi conoscere, ma la vera svolta della sua carriera arrivò nel 1951.
Piero Angela suona As time goes by a Che tempo che fa
La Rai lo assoldò come collaboratore per un programma radiofonico sulla storia del jazz, e dal 1952 si dedicò a tempo pieno al giornalismo. Fu prima un cronista del giornale radio, poi, in particolare da Parigi, dove sua moglie Margherita partorì i figli Christine e Alberto, fu corrispondente dall’estero per il telegiornale e, infine, un inviato di guerra nello Yemen, in Israele, in Iraq e in Vietnam.
Piero Angela commenta la guerra in Vietnam durante il telegiornale
Nel 1968, la Rai lo richiamò in Italia e, insieme al collega Andrea Barbato, ottenne la conduzione del telegiornale delle 13:30. In contemporanea, si interessò all’arte del documentario e realizzò Il futuro nello spazio, una serie tutta sua incentrata sul programma NASA dell’Apollo.
Fu quella la scintilla che gli fece accendere la lampadina della divulgazione: insegnare al grande pubblico argomenti complessi, come portare sulla Luna tre persone e farle tornare a terra vive, in modo semplice, fruibile anche dai bambini o da persone che all’epoca non avevano studiato.

E per questo nel 1969 abbandonò il telegiornale e si dedicò soltanto alla realizzazione di programmi culturali, all’epoca agli albori. Il primo in assoluto fu Destinazione Uomo, seguito, sempre nel 1971, da Dove va il mondo?, Nel buio degli anni luce e Da zero a tre anni.
Il primo telegiornale delle 13:30 condotto da Piero Angela
Gli anni dei Quark
Tutte le sue iniziative furono un grande successo fra il pubblico grazie a un modo di fare semplice, affabile, gentile ma non per questo riverente. Un sorriso amico, come qualcuno che conosciamo che a una cena ci spiega qualcosa che prima non avevamo mai sentito. Nel 1981, si consacrò con l’ideazione di Quark, di cui già solo il significato del titolo lasciava presagire un nuovo capitolo della divulgazione televisiva.
Lo spiegò così: «Il titolo Quark è un po’ curioso e lo abbiamo preso in prestito dalla fisica, dove molti studi sono in corso su certe ipotetiche particelle subnucleari chiamate appunto quark, che sarebbero i più piccoli mattoni della materia finora conosciuti. È quindi un po’ un andare dentro le cose».

Quark doveva fare ciò che i professori non erano riusciti a fare con lui ai tempi del liceo:
Insegnare divertendo
Si trattava di un progetto ambizioso, ma Piero seppe concepire una serie di “viaggi nel mondo della scienza” spiegati con un linguaggio chiaro e semplice, illustrati per mezzo di documentari, cartoni animati ma soprattutto interviste agli esperti. Professori e specialisti che Angela invitava nei suoi programmi e che spiegavano in modo chiaro e breve argomenti complessissimi.
La prima sigla di Quark
Se oggi, nel XXI secolo, questo modus operandi rappresenta l’ABC del mestiere, all’epoca fu un’autentica rivoluzione, e la prima puntata di Quark, che andò in onda il 18 marzo del 1981, fu vista da oltre 9 milioni di spettatori. Da semplice programma, la creatura di Angela si trasformò in una famiglia di trasmissioni con spin-off incentrati su argomenti specifici.

La serie madre, invece, proseguì per la sua strada fino al 1989. Nel mezzo Piero realizzò anche un talk show di intrattenimento misto a divulgazione scientifica e dei brevi filmati educativi chiamati Quark in pillole, mandati in onda durante la giornata a mo’ di spot pubblicitari.
Un episodio di Quark in pillole
Gli ‘80 furono per lui ricchi di successi, ma è proprio a quegli anni che risale un curioso aneddoto della sua biografia. Il collega Enzo Tortora fu vittima di un errore giudiziario che lo aveva portato all’arresto e all’imputazione per associazione camorristica e traffico di droga. L’evento lo preoccupò tantissimo e, in una successiva intervista, disse:
«Proprio perché lo conoscevo e sapevo che tipo di uomo per bene fosse, ho avuto paura che accadesse lo stesso a me. Da quel giorno ho iniziato a tenere un diario dettagliato di tutto quello che facevo durante il giorno, ora per ora, minuto per minuto. Così, se mi avessero arrestato, sarei stato in grado di dimostrare, nero su bianco, la mia giornata».

Da Superquark agli anni 2000
Il Quark originale chiuse i battenti con la settima edizione del 1989, ma i suoi spin-off continuarono a dominare il palinsesto serale della Rai e, nel 1995, il direttore della rete gli commissionò un Quark più lungo, che doveva protrarsi fino al telegiornale della notte. Il motivo era semplice:
Angela aveva fatto scuola e bisognava battere la concorrenza della Mediaset

E fu così che, con le sue prime 16 puntate di circa 120 minuti l’una, nacque il celebre Superquark. Fatta eccezione per qualche miglioria, la formula era sempre la stessa e si trattava di un programma creato ad hoc per dare del tu allo spettatore.
Sigla storica di Superquark
Oltre ai progetti televisivi, si dedicò anche alla salvaguardia della divulgazione oggettiva e, nel 1989, fu uno dei fondatori della CICAP, acronimo di Comitato italiano per il controllo delle affermazioni sulle pseudoscienze.

Se gli anni ’80 e ’90 erano stati gli anni di Piero Angela e dei suoi Quark, il nuovo millennio si aprì all’insegna del duetto padre-figlio, con Alberto che aveva già debuttato al suo fianco a partire dalla serie Il pianeta dei dinosauri del 1993, che fu il coautore e conduttore di Ulisse – Il piacere della scoperta.

Sempre a inizio XXI secolo, Piero fu querelato da due associazioni omeopatiche che lo accusarono di diffamazione. Il pomo della discordia era stata la puntata di Superquark dell’11 luglio del 2000, nella quale aveva definito la medicina omeopatica priva di fondamento scientifico. Seguirono due processi e, prevedibilmente, fu assolto in entrambi i casi.

Le Lauree e i Premi
Come detto all’inizio Piero Angela non si laureò seguendo un corso di studi regolare. Era l’immediato Secondo Dopoguerra e le priorità erano altre, mi vien da dire… Ma se la laurea non arrivò dopo una carriera accademica gliene arrivarono ben 12 onoris causa. Dodici volte laureato! Il suo alloro lo porta fiero in testa, in qualunque luogo sia diretto ora.
Ma i riconoscimenti non si fermano alle onoris causa. Ci sono 7 Telegatti, indice di quanto i suoi programmi funzionassero al di là della loro assoluta qualità, un modo di far TV che non solo era efficace per insegnare nozioni agli spettatori ma che era anche seguito e spendibile sul grande pubblico. Poi nel 1993 il premio più prestigioso a livello internazionale: il premio Kalinga per la divulgazione scientifica, un riconoscimento che giunse addirittura dall’UNESCO. E poi cittadinanze onorarie, Cavalierati del Lavoro e tanti altri, qui non è necessario fare la lista della spesa ma sarebbe davvero lunghissima.
La morte e il commiato
Una sua celebre massima fu:
La creatività è soprattutto la capacità di porsi continuamente domande
E, in effetti, quelle domande ha continuato a porsele duarante l’età più matura. Domande che necessitavano risposte, che, a sua volta, lui stesso girava al pubblico. Così arriviamo alla ventinovesima edizione di Superquark, l’ultima della sua carriera.

Piero Angela muore il 13 agosto del 2022, alla veneranda età di 93 anni. Prima di spegnersi consegna alla Rai una lettera d’addio a tutti i suoi telespettatori.
“Cari amici, mi spiace non essere più con voi dopo 70 anni assieme. Ma anche la natura ha i suoi ritmi. Sono stati anni per me molto stimolanti che mi hanno portato a conoscere il mondo e la natura umana. […] Malgrado una lunga malattia sono riuscito a portare a termine tutte le mie trasmissioni e i miei progetti. […] È stata un’avventura straordinaria, vissuta intensamente e resa possibile grazie alla collaborazione di un grande gruppo di autori, collaboratori, tecnici e scienziati. A mia volta, ho cercato di raccontare quello che ho imparato”.
E poi c’è il commiato, quella frase che, come dicevamo all’inizio, è coerente con la sua biografia.
“Carissimi tutti, penso di aver fatto la mia parte. Cercate di fare anche voi la vostra per questo nostro difficile Paese. Un grande abbraccio. Piero Angela”.
Ha passato la sua vita a spiegare la storia della Terra, la scienza, la storia di tanti di noi, con ogni mezzo possibile. Dopo 39 saggi e chissà quante puntate registrate, ora, è la sua vita che è storia.