Questa storia potrebbe essere raccontata in un milione di modi. Probabilmente ha fatto bene la scrittrice Jill Dawson, che dopo tante precise ricerche ha preferito ricavarne un romanzo anziché un saggio. Perché è davvero un romanzo, solo che si è svolto nella realtà.
Un romanzo cupo, pieno di sangue e di misteri
Quindi, se siete persone facilmente impressionabili, voltate pagina e passate oltre. Gli altri, invece, si mettano comodi, perché la vicenda è maledettamente ingarbugliata. E, a tutt’oggi, non risolta.
Poiché si svolge in Inghilterra, questo romanzo lo facciamo cominciare alla maniera di Agatha Christie, ossia in un momento in cui le cose sembrano andare a gonfie vele per i protagonisti.
Siamo a Londra, nel novembre del 1963, e si sta celebrando lo sfarzoso matrimonio tra Richard John Bingham, settimo conte di Lucan, e l’ex modella Veronica Duncan, lontanamente imparentata con gli Spencer, la famiglia della futura Lady Diana. La coppia sembra destinata al più fulgido avvenire e nei primi anni la loro unione sarà allietata dalla nascita di tre figli: Frances nel 1964, George nel 1967 e Camilla nel 1970.
Però, anche le migliori famiglie possono nascondere qualcosa.
Lord Lucan e la moglie Veronica Duncan:
Il settimo conte di Lucan, che d’ora in avanti chiameremo Dickie come facevano i suoi amici, è nato nel 1934 ed è cresciuto negli USA, dove la famiglia lo aveva fatto trasferire all’inizio della guerra. Ha studiato a Eton ma i suoi risultati sono stati così poco soddisfacenti che i genitori, finita la scuola, anziché mandarlo all’università, lo hanno fatto arruolare nell’esercito, dove è diventato ufficiale. Dopo qualche anno di servizio in Germania si è congedato, è tornato in patria e, sempre attraverso la sua famiglia, ha trovato un buon lavoro in una banca londinese, la “Willam’s Sons & Co.”, dove guadagna 500 sterline l’anno, una cifra ragguardevole per l’epoca, qualcosa che somiglia a circa 60.000 euro odierni.
La moglie Veronica, nata nel 1937, è un’ex studentessa di Arte che lo ha conosciuto appena dieci mesi prima delle nozze: tra i due è scoccato subito il colpo di fulmine, il fidanzamento e il matrimonio sono seguiti a stretto giro.
In realtà, quando sposa Veronica, Dickie ha già mollato la banca, perché preferisce fare altro. La sua principale passione è quella per il gioco d’azzardo. A Backgammon e a Bridge è imbattibile, lo chiamano “Lucky Lucan”. Una serie di forti vincite lo ha convinto che il lavoro in banca sia tempo sprecato, quando si può guadagnare molto di più in meno tempo e con meno sforzo al tavolo da gioco.
La leggenda di Lucky Lucan non durerà a lungo perché, nel corso della sua carriera di giocatore d’azzardo professionista, Dickie vincerà sì grosse somme, ma ne perderà di ancora più grosse.
Infatti, benché i genitori continuino a foraggiarlo senza sosta, presto si troverà continuamente indebitato con diversi amici. Gli amici continuano a prestargli i soldi perché Dickie è corretto, appena vince ripaga tutti i debiti che può: ma la somma dei debiti continuerà a salire nel tempo.
Anche perché a Dickie non piace solo il gioco, ma la bella vita in generale: tra viaggi (per i quali non disdegna di noleggiare aerei privati), cavalli, auto di lusso, scommesse su tutto, i soldi non gli basterebbero neanche se vincesse sempre.
Eppure, chi lo conosce lo descrive come un uomo piuttosto timido e insicuro. Poiché è altissimo e prestante, nonché molto fascinoso per i gusti del tempo, il produttore cinematografico Albert Broccoli, suo amico, lo vorrebbe come interprete di un nuovo film che sta per girare, tratto dai romanzi di Ian Fleming. Dickie rifiuta e il ruolo andrà a un attore scozzese che fino ad allora non aveva mai recitato da protagonista, Sean Connery.
Alla lunga la situazione matrimoniale si deteriora. Veronica, dopo l’ultima gravidanza, non è più riuscita a tirarsi fuori da una depressione post partum che l’ha costretta a rivolgersi a uno specialista. Né lo scoprire i debiti del marito (dei quali la donna era all’oscuro) può aiutarla a stare meglio. Nel 1972, i due si separano e Dickie va a vivere non distante dalla loro casa coniugale nel signorile quartiere londinese di Belgravia.
In seguito, sembra che Veronica tenti di riappacificarsi con lui, ma senza successo. Su cosa sia successo tra i due nell’ultima fase della loro convivenza si faranno milioni di pettegolezzi, ma tutti destinati a rimanere allo stadio di dicerie. Resta il fatto che Dickie non vuole tornare con la moglie ma pretende la custodia dei figli, provvisoriamente affidati a lei.
Dickie sostiene che la moglie è pazza e potrebbe essere un pericolo per i figli, Veronica racconta invece che Dickie quando perde la testa diventa violento e un paio di volte per poco non l’ha ammazzata. Il giudice che deve decidere sull’affido dei bambini, sentiti gli psichiatri che tengono Veronica in cura, decide che i figli possono stare con lei.
Nel frattempo, mentre le dispute tra i due finiscono inevitabilmente per allontanarli dagli amici comuni, nella casa in cui Veronica vive con i figli, si avvicenda un piccolo esercito di tate e di ragazze alla pari. Non è facile stare alle dipendenze di una donna esaurita stalkerata da un marito che adesso sembra non pensare ad altro, al punto da mettere l’abitazione sotto il controllo assiduo di una squadra di investigatori privati.
Finalmente, nel 1974, sembra arrivare la tata giusta, quella che mette d’accordo tutti. Veronica è rassicurata dalla sua presenza, i bambini la adorano, perfino Dickie va d’accordo con lei. Si chiama Sandra Hensby, è nata nel 1945 da una famiglia modesta, è cresciuta in Australia, ha lavorato come segretaria e parrucchiera ma poi è rimasta incinta da un uomo che l’ha abbandonata poco prima che nascesse il figlio. Il bambino, una volta nato, è stato adottato dai genitori di Sandra, che lo hanno chiamato Neil. A quel punto, Sandra si è trasferita a Londra, ha trovato un nuovo lavoro come segretaria e ha sposato un marinaio, Roger Rivett. Ma né il lavoro né il matrimonio sono durati a lungo, e Sandra si è proposta come domestica a un’agenzia che l’ha spedita a casa Lucan. Poiché non è ancora divorziata dal marito, le cronache del tempo si riferiranno a lei sempre come “Sandra Rivett”.
Come testimonieranno poi le sue amiche e il suo nuovo ragazzo, John Hankins, un giovane di origine giamaicana, Sandra non sta affatto volentieri in quella casa, si sente in pericolo, ma esita ad andarsene perché preoccupata di ciò che potrebbe accadere ai bambini, ai quali è molto legata.
Fino a una una fredda serata d’autunno, quella di giovedì 7 novembre 1974.
Sarebbe la sera libera di Sandra: ma questa, d’accordo con Veronica, l’ha scambiata con la sera precedente, per andare a un evento con John. Sembra una serata come tante. Sandra parla un po’ a telefono con John, mette a letto i bambini e, verso le 21, le viene voglia di una tazza di té. La cucina è nel seminterrato dell’immobile a quattro piani: scendendo, Sandra passa davanti alla stanza da letto di Veronica e le chiede se vuole una tazza di té anche lei. Veronica risponde di sì.
Sandra Eleanor Rivett:
Passano i minuti e non arrivano né Sandra né la tazza di té. Veronica si chiede se possa essere successo qualcosa alla tata e scende nel seminterrato a vedere cosa stia succedendo. Basta un’occhiata per capire che qualcosa non va. Veronica si ferma sulle scale e chiama Sandra, ma in quello stesso istante qualcuno le salta addosso e la aggredisce. I due lottano, l’aggressore tenta di metterle le mani sulla faccia ma Veronica gli morde le dita, poi se lo ritrova addosso che tenta di strangolarla e ha la presenza di spirito di prendergli i testicoli e strizzarli.
46 Lower Belgrave Street nel quartiere londinese di Belgravia. Fotografia di Carcharoth via Wikipedia CC BY-SA 3.0:
A questo punto il racconto della donna si fa confuso, perché l’aggressore si rivela essere il marito, al quale è passato ogni istinto omicida, però ammette anche di aver ucciso Sandra e di aver nascosto il suo cadavere in un sacco della spazzatura. Veronica finge di assecondarlo ma, approfittando del fatto che lui è salito di sopra per rassicurare la figlia maggiore che ha sentito tutto il trambusto e sta chiamando, con la scusa di andare in bagno, scappa. Incurante del gelo notturno, corre in strada per alcune centinaia di metri, a piedi nudi, fino al pub Plumber Arms, dove agli avventori va la birra di traverso appena vedono entrare quella donna coperta di sangue che grida
Assassino! Ha ucciso la bambinaia!
Il pub Plumbers Arms. Fotografia di via Wikipedia CC BY-SA 3.0:
Qualcuno dal pub chiama la polizia e una pattuglia si presenta davanti alla casa dei Lucan. La porta principale è chiusa e gli agenti la sfondano per entrare. A parte questo, non si troveranno altri segni di effrazione sulle aperture dell’immobile.
In casa ci sono i bambini che dormono, ignari di tutto. Ma c’è anche, nel seminterrato, il cadavere di Sandra, uccisa con una serie di colpi alla testa inferti con un tubo di piombo rivestito di nastro adesivo e poi chiusa sommariamente in un sacco. L’arma del delitto è ancora lì. I rilievi di polizia scientifica attesteranno che la donna non è morta subito, ma ha lottato a lungo con il suo aggressore prima di soccombere.
Di Dickie, invece, non c’è nessuna traccia
Dickie ricompare poco prima di mezzanotte in un’elegante dimora signorile di Uckfield, Sussex, una cinquantina di km a sud di Londra. Bussa alla porta di un amico, Ian Maxwell Scott. Però Ian non c’è, si è trattenuto a dormire a casa di amici. In casa ci sono sua moglie Susan, pure amica di Dickie, e due dei loro sei figli. Senza svegliare i bambini, Susan fa entrare Dickie, lo fa accomodare in salotto, gli offre un whisky e un caffè e ascolta il suo racconto.
Lucan è stato visto l’ultima volta alla guida di una Ford Corsair simile a questa. Fotografia via Wikipedia CC BY-SA 3.0:
Dickie le spiega che poche ore prima, mentre passava davanti alla sua ex casa, ha visto da una finestra del seminterrato la moglie che sembrava lottare con un uomo. Avendo la chiave di casa, si è precipitato dentro ma è scivolato su una pozza di sangue ed è caduto per le scale. Così facendo è finito addosso alla moglie, che lo ha aggredito, accusandolo di aver pagato un sicario per ucciderla. Con molta fatica è riuscito a calmarla e a prestarle i primi soccorsi, ma la donna è scappata di casa appena lui si è distratto per andare dalla figlia.
Dickie teme che Veronica, già da tempo ossessionata del pensiero che lui la voglia morta, ne approfitterà per accusarlo del delitto.
Susan obietta che, se l’assassino ha ucciso proprio Sandra, magari era già lei il suo bersaglio, e poi si è scagliato contro Veronica perché questa lo ha sorpreso con le mani nel sacco. Dickie risponde che Sandra era una bravissima ragazza e non è possibile che qualcuno le volesse male.
L’ingresso principale di 46 Lower Belgrave Street. Fotografia di Carcharoth via Wikipedia CC BY-SA 3.0:
I due discutono ancora un po’, finché lui chiede della carta da lettere per scrivere a Bill Shand Kydd, il marito della sorella di Veronica, un altro suo amico, cui chiede di occuparsi dei suoi figli mentre lui rimane nascosto in attesa che si calmino le acque. Poi Dickie decide di andarsene e, resistendo alle insistenze di Susan, le promette di farsi sentire se ci saranno novità.
Da quel momento in poi, non lo vedrà più nessuno. Telefonerà soltanto una volta a sua madre, subito dopo aver lasciato casa Maxwell Scott, e prometterà di richiamare, ma non si farà più vivo. Infine, spedirà una lettera a un amico, Michael Stoop, ma non si sa da dove, visto che il destinatario getta subito via la busta.
Quando Ian Maxwell Scott torna a casa, davanti alle preoccupazioni della moglie, risponde che Dickie e Veronica sono due pazzi, che Dickie ultimamente sta bevendo un po’ troppo (è vero) e che chissà quante esagerazioni conteneva il suo racconto. La coppia trascorre la giornata successiva in giro per la campagna e solo dopo due giorni apprende dai giornali che i fatti narrati da Dickie sono successi davvero.
A quel punto, Ian chiama Bill Shand Kydd, che sta trascorrendo il weekend in campagna, e gli racconta della lettera. Bill torna precipitosamente a Londra, trova la lettera e la consegna subito alla polizia.
Ai poliziotti appare sospetto che i Maxwell Scott abbiano perso tanto tempo prima di rivelare quanto sapevano. Secondo loro, la coppia sa dov’è Dickie e lo tiene nascosto. Susan subisce un lungo interrogatorio nel quale dichiara che sugli abiti di Dickie non c’era alcuna macchia di sangue (né se ne troveranno sul tappeto su cui ha camminato e sulla sedia su cui è stato seduto), ma solo una piccola macchia umida su un fianco dei pantaloni.
Intanto la polizia di Newhaven, una cittadina sempre nel Sussex, distante una trentina di chilometri da Uckfield e vicina al canale della Manica, riferisce della presenza di una Ford Corsair abbandonata in una strada laterale dalle prime ore dell’8 novembre. La macchina appartiene all’amico cui Dickie ha scritto l’ultima lettera, Michael Stoop, che gliel’ha prestata. All’interno, le indagini porteranno alla scoperta di un pezzo di tubo di piombo simile a quello con cui è stata uccisa Sandra, rivestito da un nastro adesivo pure simile: ma, secondo gli stessi tecnici, non è possibile dimostrare che i tubi derivino dal taglio di un tubo più lungo, né che i nastri provengano entrambi dallo stesso rotolo. Ci sono anche piccole macchie di sangue, che sembrano appartenere al gruppo AB: si farà poi l’ipotesi che siano un misto di sangue di gruppo A (quello di Veronica) e di gruppo B (quello di Sandra).
Anche se sulla scena del crimine non c’è nessuna impronta riconducibile a Dickie, i poliziotti verificano che per guardare attraverso la finestra del seminterrato di casa sua occorre praticamente stendersi per terra. Oltretutto la luce nel seminterrato è molto fioca e non sarebbe facile identificare una colluttazione dall’esterno.
La stampa scandalistica si getta a pesce sul caso. Un lord assassino è un boccone troppo ghiotto per lasciarselo scappare. Nel tritacarne mediatico finiscono anche i suoi amici, accusati di tramare per nasconderlo. Le pubblicazioni non risparmiano le foto choc, come quella del seminterrato dal pavimento coperto da chiazze di sangue.
L’inchiesta, cominciata nello stesso novembre 1974, sarà aggiornata più volte, nella speranza di trovare Dickie nel frattempo, però Lord Lucan non si trova da nessuna parte e prende sempre più corpo l’ipotesi che si sia ucciso gettandosi in mare, forse già l’8 novembre.
Infine, Dickie viene giudicato in contumacia il 16 giugno 1975. La sua è una sentenza per molti versi storica: si tratta dell’ultimo assassino condannato direttamente dal tribunale del Coroner (una legge del 1977 renderà poi illegittima questa procedura) e del primo membro della Camera dei Lord condannato per omicidio dal 1760.
Nel tempo, la teoria del suicidio di Dickie ha trovato sia sostenitori sia detrattori. Veronica (morta a sua volta suicida nel 2017) era convinta che il marito si fosse davvero ucciso. L’ufficiale di polizia che diresse le indagini, Roy Ranson, inizialmente era convinto del suicidio, poi cambiò idea. Dickie è stato avvistato qualche decina di volte in tutto il mondo (India, Nuova Zelanda, Australia, Paraguay, California, perfino sull’Etna) ma i successivi controlli hanno sempre accertato che si trattava di uomini che gli assomigliavano.
In seguito, la famiglia ha dovuto affrontare grandi difficoltà economiche, sia per i debiti che aveva lasciato, sia perché, non essendo ufficialmente morto, gli eredi non potevano riscuotere né crediti, né affitti, né altre rendite a suo titolo. Solo nel 2016, grazie a una nuova legge, il figlio George ha potuto ottenere la dichiarazione di morte presunta ed è così diventato l’ottavo conte di Lucan.
George Bingham ha stretto un singolare rapporto di amicizia con Neil Berriman, il figlio che Sandra aveva dato in adozione. I due sono uniti dal comune rimpianto della donna, l’uno per non averla mai potuta conoscere, l’altro perché ne conserva un ricordo dolcissimo. Entrambi sono convinti che Sandra non sia stata uccisa da Dickie, ma che Dickie abbia detto solo una parte della verità. Secondo George e Neil, Dickie pagò un uomo per sottoporre la moglie a un’intimidazione ma questo, imbattendosi nella tata, perse la testa e la uccise. A sostegno della loro posizione, argomentano che Sandra non fu uccisa subito, ma l’assassino ebbe tutto il tempo di riconoscerla eppure si scagliò contro di lei come se fosse stata Veronica, quindi doveva essere qualcuno che non conosceva nessuna delle due (le due donne non si assomigliavano affatto, Sandra era più alta e rossa di capelli, mentre Veronica era bionda). D’altro canto, i rapporti di Dickie con Sandra erano ottimi e, se la donna lo avesse sorpreso nascosto nel seminterrato, lui avrebbe facilmente potuto convincerla a tacere, anche pagandola.
Secondo George e Neil, chi aveva procurato il “sicario” a Dickie, quando questo gli si rivolse per chiedere ancora aiuto, gli fece credere che lo avrebbe nascosto e poi lo uccise lontano dagli occhi di tutti per non essere coinvolto.
Dalla storia è tratta la serie “Lucan”, di cui sotto trovate il trailer: