Charvolant: la Storia della Carrozza mossa da Aquiloni

182 chilometri separano le città di Bristol e Marlborough, nel sud dell’Inghilterra. E’ una distanza che, ai giorni nostri, può essere coperta in poco tempo, viaggiando con l’automobile o con il treno. Nei primi anni dell’800 invece, si trattava di un vero e proprio viaggio, anche per chi disponeva di una carrozza trainata da cavalli.

George Pocock

L’8 gennaio del 1822 George Pocock intraprese quel viaggio, portando con sé la moglie e due figli, su una carrozza di sua invenzione, che aveva chiamato “Charvolant”:

Era trainata da due giganteschi aquiloni

George Pocock di mestiere faceva l’insegnante, ma la sua vera passione erano gli aquiloni, fin da quando era piccolo. Già da ragazzo fece degli esperimenti per determinare la capacità di trazione e sollevamento degli aquiloni, usando dei sassi e poi delle tavole di legno. 

Esperimenti che proseguì anche quando era già adulto, spesso insieme ai suoi alunni, ma ancor più spesso con i suoi figli, in particolare con la piccola Martha, che fu la prima persona (almeno per quel che si sa) ad essere sollevata in aria da un aquilone, nel 1824. Può sembrare stravagante, se non da incoscienti, che un padre decida di far accomodare la propria figlia dodicenne su una sedia di vimini, per poi assicurarla a un aquilone lungo dieci metri. Eppure successe: la ragazzina sorvolò la campagna e il fiume Avon Gorge, arrivando all’incredibile altezza di 91,44 metri. Martha, lungi dall’essere spaventata, disse di essersi divertita molto, e che i panorami le erano piaciuti.

Per inciso, nonostante il padre inventore, Martha ebbe una vita tranquilla: si sposò a 19 anni con uno dei tanti giovani di Bristol che all’epoca si erano appassionati alla trazione con gli aquiloni, e divenne l’orgogliosa madre di un futuro campione di cricket.

Pocock non si fece scrupolo di usare un altro dei suoi figli, Alfred, come cavia per i propri esperimenti. Sempre nel 1824, fece alzare in aria il ragazzo fino a farlo atterrare su una scogliera alta 60 metri, e poi ridiscendere fino a terra, sempre volando con l’aquilone. 

Due anni dopo, nel 1926, Pocock brevettò la sua Charvolant: due enormi aquiloni, collegati fra loro, potevano trainare una carrozza con quattro passeggeri, raggiungendo una velocità di oltre 30 chilometri orari. Durante una serie di dimostrazioni, sempre sulla tratta Bristol – Marlborough, una Charvolant superò la carrozza della posta, che all’epoca era il mezzo di trasporto più veloce, mentre in un’altra superò quella del Duca di Gloucester: un’imperdonabile violazione dell’etichetta, risolta fermandosi, per far nuovamente passare avanti il duca.

Gli aquiloni, o vele galleggianti, come li chiamava Pocock, avevano la parte superiore ad arco, ed erano ripiegabili, per poter essere conservati e usati al bisogno. Per manovrarli c’erano quattro corde avvolte in delle bobine, che controllavano il movimento laterale, mentre occorreva regolare la lunghezza giusta, a seconda del vento. Il guidatore doveva quindi essere molto abile, non solo a gestire gli aquiloni, ma anche a manovrare lo sterzo a T che controllava la direzione delle grandi ruote anteriori, considerando anche come dovevano essere le strade del tempo…

Poco dopo aver brevettato la Charvolant, Pocock pubblicò il libro “The Aeropleustic Art”, dove spiegava quanto fosse bello viaggiare con il suo mezzo di trasporto: “Questo modo di viaggiare è, tra tutti gli altri, il più piacevole (…) Gli spettatori, volgendo uno sguardo alla marcia rapida ma senza rumore, sono portati a considerare la romanzesca scena piuttosto come una visione che una realtà”.

Pocock poi fece notare la convenienza del suo mezzo, che non pagava pedaggi sulle strade, quantificati per le altre carrozze in base al numero dei cavalli. 

Nonostante i vantaggi esposti da Pocock, la Charvolant non divenne mai un mezzo di trasporto utilizzato dai viaggiatori, forse proprio per la difficoltà di controllo. Solo l’inventore e la sua famiglia ne fecero uso, almeno fino al 1843, anno in cui morì George Pocock.

Pocock aveva suggerito altri possibili usi per la sua invenzione, in particolare per le navi, ma nessuno li sfruttò.

Sfortunatamente, nessun esemplare di Charvolant è sopravvissuto, solo uno degli aquiloni di Pocock è conservato al museo di Bristol. Oggi, l’ebbrezza di spostarsi grazie agli aquiloni la possono provare solo gli amanti del kite-buggy, che ringraziano l’eccentrico inventore.

Annalisa Lo Monaco

Lettrice compulsiva e blogger “per caso”: ho iniziato a scrivere di fatti che da sempre mi appassionano quasi per scommessa, per trasmettere una sana curiosità verso tempi, luoghi, persone e vicende lontane (e non) che possono avere molto da insegnare.