Charlotte del Galles: la morte della “Principessa del Popolo” dell’epoca Regency

Al giorno d’oggi è una figura pressoché dimenticata della storia della monarchia inglese, ma in vita fu una principessa amatissima, e la sua morte mise in moto una vera e propria “baby race” che portò all’ascesa al trono della ben più famosa regina Vittoria, sua nipote.
Parliamo della principessa Charlotte, figlia del futuro principe reggente e in seguito re Giorgio IV, e della sua tanto odiata consorte Caroline di Brunswick.

Nata nel 1796, la seconda in linea di successione al trono britannico visse sulla sua pelle la discordia che regnava tra i suoi genitori: George, infatti, limitò i contatti della consorte con la bambina, affidando quest’ultima alla cura delle tate, e permettendole soltanto una visita quotidiana di un’ora. Caroline, inoltre, non aveva voce in capitolo nelle discussioni relative all’educazione della figlia.

Sotto, il video racconto dell’articolo sul canale Youtube di Vanilla Magazine:

Ritratto di Charlotte da bambina eseguito da Sir Thomas Lawrence ©Wikipedia

Usata spesso come pedina nelle contese tra marito e moglie, Charlotte crebbe da maschiaccio in una gabbia dorata, sviluppando una passione per l’ippica e per la musica e un carattere passionale e schietto malgrado le numerose restrizioni imposte dal padre, che nel 1811 era diventato di fatto il reggente in vece del padre, Giorgio III, che da anni soffriva di disturbi mentali invalidanti, da cui il nome di quel periodo “Regency – Età della Reggenza”.

La vita sentimentale della principessa fu travagliata: si innamorò infatti di George Fitzclarence e del luogotenente Charles Hesse, suoi cugini di primo grado (erano figli illegittimi di due suoi zii), e per breve tempo fu fidanzata con Guglielmo d’Orange, l’erede al trono olandese, ma dopo qualche tempo annullò l’accordo per non allontanarsi dall’amatissima madrepatria, malgrado le proteste del principe reggente.

La principessa Charlotte con sua madre, Carolina di Brunswick, 1801 – Thomas Lawrence

Solo nel 1814 Charlotte incontrò l’amore della sua vita: il principe Leopold di Sassonia-Coburgo-Saalfeld (futuro re del Belgio e zio materno della regina Vittoria) il quale proveniva da un ducato tedesco minore e aveva poco o nulla da offrire, ma alla giovane non importava: i due si sposarono nel 1816, per la gioia del popolo inglese. Lo sposo era tanto squattrinato che la sua promessa di donare alla sposa i suoi beni terreni provocò le risate di quest’ultima nel corso della cerimonia.

Figlia di un principe impopolare, spendaccione e incurante della miseria dei propri sudditi, Charlotte rappresentava per la gente comune un nuovo inizio: era bella, giovane, intelligente, e rappresentava la speranza in un futuro migliore per la monarchia e per la nazione, un’erede ben più amata e adatta al trono dei sette figli maschi di Giorgio III ancora in vita.

La Principessa Carlotta, ritratto di George Dawe

Il suo matrimonio dettato dall’amore e non combinato come i precedenti, inoltre, rappresentava una svolta dalle orribili contese familiari che avevano caratterizzato la dinastia degli Hannover fino ad allora e che avevano messo più volte a rischio l’esistenza della monarchia stessa. Lo stesso rapporto tra il nonno e il padre di Charlotte ne era la prova.

La luna di miele e la frugale vita matrimoniale della coppia, innamorata, felice, alla moda e soprattutto molto apprezzata dal popolo, filò in modo tranquillo tra gli applausi e le acclamazioni della gente, e Leopold sembrò persino avere un effetto calmante sul carattere estroverso e ribelle della moglie.

Charlotte in un ritratto di George Dawe del 1817 © Wikipedia

Un aborto spontaneo avvenuto poco dopo le nozze incrinò leggermente l’idillio, ma nella primavera del 1817 la notizia della nuova gravidanza della principessa riportò un’aria di felicità nella famiglia reale e sottopose la condizione di Charlotte al pubblico scrutinio. Nel corso dei nove mesi, la futura madre mangiò molto e fece poco esercizio fisico; tre mesi prima del parto, i suoi dottori cominciarono le cure prenatali e le imposero dei salassi e una dieta rigida per stabilizzare le dimensioni del feto.

Le settimane passarono, e presto iniziò a capirsi che Charlotte non sarebbe stata in grado di partorire da sola. Le contrazioni iniziarono quindici giorni dopo il termine dei nove mesi, il 3 novembre, e durarono due giorni: i suoi medici, guidati da Sir Richard Croft, mandarono a chiamare un ostetrico, ma gli impedirono di visitare la paziente e decisero di non usare il forcipe, uno strumento che avrebbe potuto fare la differenza.

La sera del 5 novembre, la principessa diede alla luce un bambino di notevoli dimensioni nato morto. Dalle perdite uterine scure che Charlotte ebbe nel corso del travaglio, i medici si resero conto che era in corso una sofferenza fetale: il bambino era dunque morto ancor prima del travaglio o nel corso delle lunghissime contrazioni. Dichiarando che l’accaduto era stato voluto da Dio, Charlotte mangiò qualcosa e parve riprendersi, ma poco dopo mezzanotte iniziò a vomitare e a lamentarsi di dolori addominali. L’emorragia post-parto la uccise nella notte, tra la disperazione di Leopold e lo sconcerto dei medici.

Principessa Carlotta di Galles – George Dawe

L’accaduto sconvolse il regno, che sprofondò nel lutto più profondo per diverse settimane, portando fin quasi alla bancarotta i merciai e i fabbricanti di tessuti, che esaurirono in poco tempo la stoffa nera indossata da tutti i sudditi, poveri o ricchi che fossero.

Sembrava che in ogni casa della nazione “fosse morta la figlia preferita”, a detta dello sconsolato vedovo Leopold, che poco tempo dopo aprì al pubblico i giardini di Claremont che Charlotte aveva tanto amato e che ben presto diventarono una vera e propria meta di pellegrinaggio per il popolo intero. Persino le pietre di una grotta naturale situata nel parco della villa vennero sottratte come souvenir da quanti volevano portar via con sé un ricordo della principessa. Moltissimi autori si affrettarono a scrivere e dare alle stampe delle biografie della defunta “rosa d’Inghilterra”, la cui immagine campeggiava ovunque, dai servizi di porcellana ai corredi commemorativi.

Ritratto della principessa Charlotte Augusta del Galles – John Samuel Agar

L’addolorato principe reggente non fu in grado di partecipare al funerale, e la madre della principessa, Carolina di Brunswick, ormai separata dal marito e in vacanza in Italia, svenne quando venne a conoscenza della tragedia.

Ritratto della principessa Charlotte e la sua firma

Il poeta romantico Percy Shelley ebbe una reazione del tutto diversa di fronte a quella, a suo dire, esagerata del popolo inglese: si lamentò, infatti, della scarsa considerazione che la stampa aveva rivolto alla notizia dell’impiccagione di tre rivoltosi tre giorni dopo la morte della principessa.

Il corteo funebre per la principessa Carlotta di Galles

Il triste evento ebbe conseguenze sia in campo medico sia dinastico. In preda ai sensi di colpa per la dipartita della tanto amata “principessa del popolo”, Sir Richard Croft si uccise poco dopo l’accaduto, segnando così la prima triplice tragedia ostetrica registrata della storia, ossia la morte di puerpera, nascituro e medico:

Da allora, le tecniche utilizzate subirono un notevole miglioramento e il forcipe venne utilizzato sempre più spesso nei casi di rischio di vita per la madre

Il corteo funebre dell’amatissima e rimpianto principessa Carlotta del Galles e di Sassonia Coburgo – Thomas Sutherland

La scomparsa della principessa e del suo erede creò inoltre un vuoto nella linea di successione al trono: il nonno di Charlotte, re Giorgio III, infatti, non aveva altri nipoti legittimi, e il desiderio di salire al trono e le pressioni della stampa nazionale spinsero i suoi figli non ancora sposati ad abbandonare le proprie amanti e prendere moglie, e di conseguenza generare un erede che sarebbe succeduto a Giorgio IV e a Guglielmo IV. Il ‘vincitore’ di quella che alcuni storici chiamano “baby race” (una sorta di “corsa al pupo”) fu Edward, duca del Kent, la cui unica figlia Vittoria divenne regina dopo gli zii nel 1837.

Simona Sasso

Sono una studentessa di lingue e aspirante insegnante con la passione per la storia, l’arte, la letteratura e soprattutto la divulgazione.