L’8 febbraio del 1725 San Pietroburgo era avvolta nel silenzio: lo zar Pietro il Grande era in fin di vita. Al suo capezzale c’era una donna dai capelli e gli occhi neri, un’umile domestica lituano-polacca che, nel 1712, era diventata sua moglie. Caterina era lì al suo fianco, come lo era stata fin dal loro primo incontro nel 1702. Lo guardava, lo accarezzava, gli sussurrava parole dolci o di conforto. Quante volte lo aveva soccorso durante gli attacchi epilettici di cui soffriva? Quante volte ne aveva sedato il carattere impulsivo e lo aveva accompagnato alle feste, agli incontri o sui campi di battaglia? Mentre si approssimava l’attimo fatale, lo zar chiese carta e penna per scrivere le sue ultime volontà. Doveva designare un successore, ma riuscì a vergare solo tre parole.
Quel giorno Pietro il Grande morì e sua moglie, la zarina Caterina I di Russia, divenne Imperatrice

Una premessa biografica
Prima di scoprire la vita di Caterina è necessaria una premessa. Pietro il Grande fu un sovrano che favorì l’adozione degli usi e costumi occidentali a discapito delle antiquate tradizioni russe, modernizzò il paese e rese possibile l’ascesa sociale di persone che non avevano alcun titolo nobiliare, i cosiddetti homines novi. La sua politica non entusiasmò i conservatori della vecchia aristocrazia, che, nell’osteggiarla, si opposero anche a Caterina. Per anni cercarono di occultarne le origini e metterla in cattiva luce per intaccare il suo mito di serva divenuta regina. I suoi sostenitori, però, non furono da meno e, al contrario, ne enfatizzarono la biografia. Di conseguenza, ogni informazione sulla sua vita prima della relazione con Pietro è incerta o contraddittoria.

Le umili origini
Il vero nome di Caterina era Marta Elena Skowrońska. Si presume che nacque il 15 aprile del 1684 a Krustpils, un distretto della città di Jēkabpils, all’epoca sotto il dominio della Confederazione polacco-lituana. Era la figlia del contadino lituano di origini polacche Samuel Skowroński e di Dorothea Hahn o, secondo altre fonti, di Elizabeth Moritz. La sua non fu un’infanzia felice: il genitori morirono di peste quando aveva appena tre anni. In un primo momento crebbe con i suoi fratelli in casa di una zia, poi si trasferì ad Alūksne, dove servì come sguattera presso il teologo luterano e traduttore della Bibbia Johann Ernst Glück. Per lui si occupò delle faccende domestiche, dei figli e del giardino; in cambio ebbe una sommaria istruzione, che, tuttavia, la lasciò praticamente analfabeta.

Fra i 17 e i 18 anni sposò un soldato dell’esercito svedese, tale Johann Kruse, ma, attorno a lei era in corso la Grande guerra del Nord, con Russia da un lato e Svezia dall’altro. Nell’agosto del 1702, le truppe zariste dell’ufficiale Boris Šeremetev entrarono ad Alūksne e, dopo soli otto giorni di matrimonio, non ebbe più alcuna notizia del marito. È probabile che morì difendendo la città. A quel punto Glück si offrì ai russi come interprete e si trasferì a Mosca. Quanto a Marta, leggenda vuole che divenne amante e domestica di Šeremetev, o che fu fatta prigioniera e lavorò come lavandaia delle truppe, ma, come si è detto, di questa parte della sua biografia non esistono fonti certe. In seguito, Šeremetev la vendette ad Aleksandr Danilovič Menšikov, grande amico e stretto collaboratore di Pietro il Grande.

Per qualcuno lei e Menšikov furono amanti o, addirittura, si narra che l’ufficiale russo la acquistò al solo scopo di farla entrare nel letto di Pietro e fortificare il suo legame col sovrano.

I primi anni con Pietro
Dettagli amorosi a parte, agli inizi del 1703, Menšikov la portò con sé a Mosca, dove lo zar la notò durante una cena in casa dell’amico e se ne innamorò. Pietro aveva divorziato da Evdokija Fëdorovna Lopuchina nel 1698 per inconciliabili differenze caratteriali. Si era sposato solo per generare un erede e non aveva mai sopportato la presenza della moglie.
Con Marta fu tutta un’altra storia

Ne restò ammaliato, la corteggiò e chiese a Menšikov il permesso, ovviamente accordato, di prenderla con sé. La loro fu una relazione molto passionale e ci sono pervenute tantissime lettere che testimoniano l’autenticità del sentimento che li legava. Marta era compassionevole, energica e affettuosa; una tempra che ben si adattava all’impulsività di Pietro, un uomo irascibile, famoso per i suoi scatti d’ira, che, tuttavia, con lei subito si tranquillizzava. Gli piaceva avere accanto una donna del popolo, brava nelle faccende domestiche, un’ottima cuoca in grado di rassicurarlo in un istante.

Nell’autunno del 1703 erano già inseparabili. In quell’anno, Pietro ordinò la costruzione di una nuova capitale, la futura San Pietroburgo, e, durante i lavori, visse con l’amante in una modesta capanna in legno, come una semplicissima coppia russa.

Nel 1704, Marta si convertì alla fede ortodossa, assunse il nome di Caterina Alekseevna Mikhailova e partorì il suo primo figlio. In totale ne ebbe dodici, ma sopravvissero solo due femminucce: Anna ed Elisabetta. La prima fu madre del futuro Pietro III; la seconda fu Imperatrice di tutte le Russie dal 1741 al 1762.

Anche se non esiste alcun atto ufficiale che lo dimostri, Caterina e Pietro si sposarono in gran segreto fra il 23 ottobre e il 1° dicembre del 1707. Il motivo di questa clandestinità è controverso, ma si presume che lo zar non volesse forzare la mano e provocare lo sdegno della vecchia aristocrazia attraverso il matrimonio con una ex schiava.

La pace di Prut e l’Ordine di Santa Caterina
Ma le apparenze poco importavano allo Zar, e la loro unione era così forte che Caterina lo accompagnava ovunque, anche sui campi di battaglia.
Fu proprio nel corso di una guerra che Caterina donò alla sua biografia uno degli aneddoti più interessanti

Per raccontarlo, apriamo una breve parentesi geopolitica. La Grande guerra del Nord fu un conflitto nato per l’egemonia sul Mar Baltico e durò dal 1700 al 1721. In quegli anni, Svezia e Russia si combatterono senza esclusioni di colpi e, nel 1709, lo zar uscì trionfale dalla campagna di Poltava.

L’evento fu un colpo durissimo per la corte scandinava, che, pur di reagire, chiese aiuto al sultano Ahmed III. Il monarca ottomano si schierò contro lo zar e, nel 1711, i turchi accerchiarono le truppe rivali nei pressi della città di Huși. Caterina, che come sempre era lì con Pietro, suggerì di offrire tutti i suoi gioielli al Gran Visir Baltacı Mehmed Pascià nel corso delle trattative per l’armistizio. Si trattò di una sorta di corruzione velata e l’escamotage funzionò. Il 23 luglio, i due schieramenti siglarono la pace di Prut, che sancì la disfatta russa, ma a condizioni molto favorevoli.

Sotto un’altra prospettiva, la presenza della moglie riuscì ancora una volta a mitigare l’irruenza di Pietro, che, anziché ordinare una controffensiva disperata e suicida, scelse la via diplomatica.

Caterina si guadagnò ancora di più la fiducia del compagno, che, il 9 febbraio del 1712, la sposò in via ufficiale nella cattedrale di Sant’Isacco di San Pietroburgo. Per la prima volta nella storia della Russia, accanto al sovrano non sedeva una nobile, ma una donna di umili origini.

Inoltre, il 24 novembre del 1714, Pietro la premiò con la neonata onorificenza dell’Ordine di Santa Caterina. Si trattava di una dimostrazione di pubblica gratitudine nei confronti della donna che aveva giocato un ruolo fondamentale nelle trattative con gli ottomani, rimanendo al suo fianco nonostante fosse al settimo mese di gravidanza.

Lo scandalo con Willem Mons e gli ultimi anni con Pietro
La crescente popolarità della zarina scatenò la fantasia dei detrattori. Se da un lato c’era chi la considerava una donna bellissima e solare, dall’altro non mancò chi, come il caporale Vasilij Kobylin, la accusò di aver usato pozioni d’amore o incantesimi d’ogni sorta per ammaliare il sovrano.

Ma a Pietro poco importavano le malelingue; aveva ben altro a cui pensare, come, ad esempio la congiura di suo figlio, lo zarevic Aleksej Petrovič Romanov. Il ragazzo morì il 7 luglio del 1718, dopo lunghe sessioni di torture.

Da quel momento, si aprì una delicatissima questione dinastica. Come già aveva fatto in passato, Pietro fece valere la sua vena progressista e, il 5 febbraio del 1722, emanò un decreto molto controverso. In poche parole, abolì la classica successione in linea maschile e stabilì che ogni regnante avrebbe designato di sua iniziativa un erede al trono.

Nell’estate del 1724, il suo idillio con Caterina entrò in crisi. Il pomo della discordia aveva un nome e cognome: Willem Mons, segretario personale della zarina e fratello di un’ex amante di Pietro. Stando alle cronache dell’epoca, insieme a Matryona Balk, altra sua sorella e dama di compagnia di Caterina, Mons si era approfittato della fiducia della zarina, che, anni prima, aveva convinto il marito ad affidare a Mons l’amministrazione dei suoi possedimenti.

Uscì fuori un’indagine approfondita, che lo vide colpevole di appropriazione indebita e corruzione. Fu condannato a morte e decapitato il 27 novembre. La sua complice, invece, fu allontanata dalla corte ed esiliata.

Di questa storia esiste anche una versione alternativa. A palazzo girava voce che Mons e Caterina fossero amanti e, quando lo scoprì, il gelosissimo Pietro intervenne personalmente. Sotto quest’ottica il processo fu solo un espediente e leggenda narra che lo zar costrinse la moglie ad assistere all’esecuzione, oppure che le esibì la testa mozzata di Mons. In ogni caso, con o senza l’aggravante adultera, la zarina aveva elevato una serpe a stretto collaboratore della corona e Pietro, che odiava la corruzione, non le parlò per mesi.

In seguito, si riconciliarono, ma lo zar iniziò ad accusare problemi ai reni. Le sue condizioni si aggravarono in poco tempo e, nel pomeriggio dell’8 febbraio del 1725, chiese a Caterina di portargli carta e penna. In teoria, non aveva ancora nominato un erede e, con le ultime forze, riuscì ad annotare solo tre parole:
“Consegno tutto a…”
Non andò oltre e, fra le lacrime e gli sguardi del suo grande amore, si spense all’età di 52 anni.

La questione dinastica
La corte si spaccò in due. I più conservatori desideravano l’ascesa del minorenne Pietro Alekseevič Romanov, figlio dell’ex zarevic Aleksej e, quindi, nipote di Pietro. Sul fronte opposto, gli homines novi premevano per l’incoronazione di Caterina. Il più agguerrito era Menšikov, che voleva continuare il programma di ammodernamento e di occidentalizzazione promosso da Pietro. Pur di scongiurare un grande passo indietro, sfruttò la popolarità della zarina fra i reggimenti delle guardie e organizzò un colpo di stato.

La vecchia aristocrazia dovette cedere e Caterina divenne imperatrice, ma, per sedare ogni malcontento, designò come suo successore il giovane Pietro Alekseevič.

Imperatrice di tutte le Russie
Anche se delegò il potere a Menšikov, Caterina si prodigò per il bene del popolo: portò avanti alcuni progetti del marito, inaugurò l’Accademia delle scienze a San Pietroburgo e ridusse le spese militari per alleggerire la tassazione dei sudditi. Le sue iniziative la resero ancora più popolare e passò alla storia come una sovrana giusta ed equa, ma non regnò a lungo.

Nel 1727, si ammalò di tubercolosi e morì a San Pietroburgo il 17 maggio, all’età di 43 anni. Fu sepolta accanto al marito nella Cattedrale dei Santi Pietro e Paolo e, come promesso, il nipote acquisito ereditò la corona con il nome di Pietro II.

La sua ascesa al trono spianò la strada ad altre tre donne, in particolare, a sua figlia Elisabetta e alla futura Caterina II, detta “la Grande”. Se il Settecento russo è stato un secolo al femminile, il merito è solo il suo.

Su di lei ci sono tante leggende. C’era chi la vedeva amante di Menšikov, del teologo che la ospitò in gioventù, dell’ufficiale che conquistò Alūksne e la rese vedova; per altri era una serva, per qualcuno una semplice domestica o, addirittura, una prostituta. Di certo sappiamo che Caterina fu un’orfana di umili origini, che Pietro se ne innamorò all’istante e la volle come sua compagna di vita.

Al pari della suo controparte ottomana del Cinquecento, la Haseki Sultan Roxelana, una semplice sguattera, o schiava, che dir si voglia, aveva scalato le gerarchie di una società maschilista. Così, Marta Elena Skowrońska divenne Caterina I, l’Imperatrice di tutte le Russie.