Caterina de’ Medici e il suo tormentato amore per Enrico II di Francia

Non Personaggio storico e donna icona del suo tempo. Testimone di tradizione italiana (figlia di Lorenzo II de’ Medici, duca d’Urbino) e soprattutto francese (regina consorte di Enrico II di Valois e, poi, regina madre di tre futuri sovrani della nazione).

Caterina de’ Medici

Caterina de’ Medici è stata tramandata alla memoria collettiva rivestita da una lugubre aurea nera. Come se questo fosse anche il colore della sua anima e della sua natura mortale. Si è parlato di lei in molte serie tv – tra le tante “Reign” – e anche in questo caso si assiste alla rappresentazione di una donna spietata, crudele e mossa da sincera devozione e commozione solo in alcune e sporadiche circostanze.

I grandi cronisti della storia hanno scattato una fotografia ben precisa di Caterina nei secoli: despota, regina assolutistica e machiavellica.

Il vero male, quello puro e incarnato

Caterina de’ Medici

Anche le rappresentazioni televisive ci fanno conoscere una donna senza alcun freno, avvezza alle arti magiche e ai sortilegi. Una regina incapace di amare e pronta a dimostrare il suo odio, quello viscerale e che conduce a una sola destinazione: la morte.

Complice di questa rappresentazione è anche la relazione che ha intrattenuto, per tutta la vita, con il famoso Nostradamus e con altri maghi, soprattutto italiani.

Una donna coinvolta in intrighi, cospirazioni e ben disposta a rimettere le sue sorti in veleni e amuleti magici, nonostante la fervente fede cattolica. Una moglie arrabbiata e delusa, rancorosa e ostile: suo marito le ha preferito, per tutta la vita e fino alla fine dei suoi giorni, un’amante.

Enrico II di Francia

La moda comune dei sovrani dell’epoca non si discosta di molto da questo resoconto. Ai sovrani spettava di diritto avere delle amanti, delle vere e proprie concubine che si prendevano cura dei bisogni di chi avvertiva il peso della corona, degli impegni e delle questioni politiche.

Ma Enrico II di Valois aveva una favorita, riconosciuta da tutti, presentata al popolo e alla nazione come l’unica donna che gli aveva rubato il cuore, la mente e il corpo: Diana di Poitiers.

Diane de Poitiers (1555 circa), bottega di François Clouet, Chantilly, museo Condé.

Una donna diversa da Caterina, molto abile nel guadagnarsi i favori del suo re. Caterina, in quanto regina consorte, fece suo soprattutto un dovere: mettere al mondo una cospicua discendenza. Ma anche in questo caso, l’ennesima beffa: fu Diana a occuparsi dell’educazione dei suoi figli. Lo fece come dovrebbe fare una madre. E quei figli una madre l’avevano.

Che cosa restava a quella donna? Che cosa aveva Caterina da offrire a un marito che le ha preferito per tutta la vita una favorita?

Diane de Poitiers, anonima, prima del 1525, gesso nero e rosso, Parigi , Biblioteca Nazionale di Francia.

Caterina offrì la sua devozione. Ha amato il suo re per tutta la sua vita. Anche se vessata, anche se eterna seconda. Ha amato i suoi figli allo stesso modo, con coraggio e ostinazione: erano il frutto di quel suo amore tormentato e brutale.

Nel 1559, per rispettare un accordo politico, Enrico diede in sposa la figlia Elisabetta a Filippo II di Spagna. Per celebrare l’unione e la pace ritrovata decise di partecipare a un torneo. Era vestito di nero e di bianco: i colori della sua dama, l’amata Diana.

Ritratto di Diana di Poitiers

Un affronto per Caterina, l’ennesima sfida a cui avrebbe dovuto assistere. Un’altra freccia da schivare e pubblicamente esposta. Il sovrano partecipò alla giostra e nello scontro diretto con un nobile fu trafitto in pieno volto da una lancia.

Il torneo fatale tra Enrico II e Gabriele I di Montgomery (30 giugno 1559)

Fu ucciso da un’infezione all’occhio che spinse al trono il giovane delfino di Francia, Francesco II di Valois, e costrinse Caterina a dire addio all’uomo che aveva sposato e che in fondo amava, anche se non corrisposta.

Franscesco II di Valois

Infatti, nonostante tutto, nonostante l’intricata passione che legò Enrico a Diana, Caterina restò al capezzale del re fino al suo ultimo respiro. Era una donna intelligente, dotata di uno squisito senso dell’umorismo. Era dotta, brillante e la sua natura vivace fece breccia nel potente suocero – Francesco I – che la volle come moglie per suo figlio.

Francesco I di Francia, amato e stimato suocero della Medici. Da lui Caterina apprese il senso di maestà regale, che cercò di trasmettere ai figli.

Odiata da molti, osteggiata da tantissimi e rispettata dagli uomini di potere dell’epoca. Ha partecipato alla storia ricoprendo un ruolo di prestigio, ma quei giorni furono i più bui e vuoti della sua esistenza.

Ha subito i maltrattamenti di suo marito, le sue vessazioni pubbliche. Era un re egocentrico e non amava sua moglie. Nonostante questo, nonostante lo spettro di un’altra donna – sempre presente nella sua vita coniugale – Caterina è rimasta accanto a suo marito fino al sopraggiungere della morte.

Caterina de’ Medici con i figli

Lo amava profondamente, in modo autodistruttivo e senza vergognarsene. Per questo, poco dopo la morte del suo re, scelse un nuovo vessillo: una lancia spezzata e una frase latina, portatrice di tormento e disperazione.

“Lacrymae hinc, hinc dolor.” “Da qui vengono le mie lacrime e il mio dolore.”

Henricvs II, gallor, rex, invictis et catharina eivs vxor. Hinc dolor hinc lacrymae, 1559 *

Diana non riuscì a spezzare l’amore di Caterina, ma ci riuscì quella lancia che – come un gioco beffardo del destino – trascinò l’immagine di Enrico via da quegli occhi che lo avevano amato.

Caterina è stata raccontata da molti e tantissimi hanno contribuito a costruire la sua immagine di sovrana pronta a schiacciare le persone come fossero formiche. Complice di questa rappresentazione storica sono gli eventi francesi di quegli anni e il suo ruolo da protagonista nella cosiddetta notte di San Bartolomeo.

Il massacro di San Bartolomeo, con in dettaglio Caterina de’ Medici che osserva i morti. Dipinto di François Dubois (1529 – 1584)

Ma negli anni ha ricevuto la dovuta riabilitazione: era una donna appassionata, devota alla sua famiglia e squisitamente connessa all’arte e alla cultura. Una donna che ha lottato per conquistare il suo posto alla guida di una potente nazione ma che non è mai riuscita a presidiare l’unica posizione a cui ambiva davvero: il cuore di suo marito.

Caterina de’ Medici

Si dice abbia portato in Francia la forchetta (da molti resoconti pare che i francesi, prima dell’arrivo della sovrana italiana, mangiassero con le mani) e persino il primo profumo (oggi la Francia vanta i “nasi” più delicati del mondo), ma ciò che sappiamo con certezza è che ha amato come poteva. Dall’inizio alla fine, senza arrendersi nemmeno per un secondo.

Maria Izzo

Mi chiamo Maria Izzo, vivo in un paesino in provincia di Napoli e a pochissimi minuti dalla nota Pompei. Sono laureata in lettere moderne, con una tesi sulla satira politica latina. Vivo di parole, lette e scritte. Poco dopo la laurea sono stata assunta in un’agenzia di comunicazione che mi ha fatto mettere in discussione tutto: volevo proseguire i miei studi con una specializzazione in Biblioteconomia ma ho preferito lanciarmi anima e corpo nel mio nuovo e stimolante lavoro. Lavoro dal 2019, scrivo testi per lavoro. Sono una copywriter e una ghostwriter. Ho a che fare con molti imprenditori, brand e liberi professionisti, soprattutto perché ho deciso di alzare l’asticella della mia passione e aprire una partita Iva. Scrivo di qualsiasi cosa, ricette miracolose a base di aloe vera, manuali tecnici settoriali, romanzi di settore e qualsiasi contenuto di marketing mi si richieda. Ho all’attivo un libro sulla consulenza finanziaria per i calciatori e un saggio di psichiatria per conto di un professionista che vuole raccontare la storia di alcuni suoi clienti e dei loro disturbi. Vivo di parole e Vanilla è la mia fonte primaria di storie, racconti, aneddoti e lettura.