Nell’Appennino tosco-romagnolo, nel territorio che un tempo era zona di confine tra il Granducato di Toscana e lo Stato Pontificio si trova il villaggio fantasma di Castiglioncello. Arrivando da Imola, in prossimità di Moraduccio (FI), si nota sul versante opposto un abitato seminascosto, immerso nella vegetazione. Si ha l’impressione di essere osservati dalle finestre aggettanti, e ciò conferisce al luogo un che di sinistro.
Comunque, dopo aver parcheggiato l’auto, bisogna scendere a piedi per una decina di minuti fino a quando non si arriva a un ponte. Da qui si ammira una bellissima sorpresa: la “Cascata del Rio dei Briganti” che, dopo un tuffo di oltre 40 metri, si getta con fragore nel fiume. Il momento migliore per ammirarla è da marzo a maggio perché d’estate, con la diminuzione delle precipitazioni, si riduce a un rivolo. La cascata, scrosciando su alcuni grossi lastroni di pietra – che milioni di anni fa erano sabbie del mare – attrae molti amanti della natura che vogliono anche fare un bel bagno e abbronzarsi. Suggestivo è anche il vicino ma isolato scalone di un’antico ponticello mai costruito. Se si sale sopra, avendo come sfondo la cascata, si possono scattare stupende foto.
Passato il ponte, bisogna risalire per un quarto d’ora circa. Nel mentre, si costeggia un laghetto che pullula di ranocchi che, nella stagione più calda da aprile a giugno, con forza gracidano accompagnandoti per l’ultimo tratto.
Giunti ai piedi dell’abitato di Castiglioncello è necessario incunearsi in uno stretto sentiero tra la foresta e le antiche mura (non visibili) per entrare dalla porta di nord-ovest. A questo punto, la prima volta che ci andai, fui sorpreso di notare che il paese non si trovava sul versante opposto ma su una collina rocciosa incastonata in mezzo alla valle a mò di baluardo.
Entrati nell’abitato, sulla sinistra si trova il grosso delle case e una chiesa col campanile, mentre sulla destra c’è una piazzetta erbosa dalla quale si gode di una magnifica vista. Le montagne, essendo Castiglioncello più in basso, ti circondano a 360° e, in quei pomeriggi in cui leggevo seduto sopra alcuni pietroni la suggestione del luogo faceva correre la mia immaginazione “al di là del Tempo e delle Cose”. Proseguendo verso sud – la collina su cui sorge il villaggio si estende su un asse nord-sud – ci s’imbatte in due grosse rocce, di sapore megalitico, che sembrano fatte apposta per dominare la valle. Il salirci sopra genera un senso di libertà e di onnipotenza che rende quei minuti di permanenza impagabili. Infine, nell’angolo meridionale, si arriva al cimitero.
La storia di Castiglioncello
Fondata ben 1200 anni fa, si costituì come borgo fortificato grazie a Firenze che, nel ‘300, vi costruì un posto di frontiera tra sé e la Romagna per controllare meglio il confine. Infatti le turbolente famiglie appenniniche, come i bellicosi Ubaldini, creavano non pochi problemi. Perciò, essendo situata in zona strategica, si tracciò una nuova strada per la valle che però già nel Seicento non era che una mulattiera alquanto scomoda. Nei secoli successivi perse molta della sua importanza a causa della costruzione di ponti e nuove strade che portarono al suo aggiramento. Nell’800, oramai isolata dalle principali vie di comunicazione, iniziò lentamente a spopolarsi, arrivando, nel 1931, a soli 64 abitanti. Dopo il 1945 il mancato allacciamento dell’elettricità e la mancata costruzione di un ponte condannarono a morte l’abitato. E, così nel 1962, divenne un villaggio fantasma con la vegetazione a fare da padrone.
I misteri di Castiglioncello
E’ quasi certo che Castiglioncello sia diventata meta di sette sataniche per officiare messe nere. Già la valle del Santerno, da tempo, è oggetto di grande interesse da parte degli appassionati di satanismo. Si sono ritrovati molti altari e altri segni sul Monte la Fine (vicino a Castel del Rio) e in località Tirli, dove fino a qualche anno officiava un prete esorcista. Don Stefano Simoncini lo vidi all’opera una domenica mentre era intento a celebrare una tipica “messa esorcistica”, un’esperienza interessante ma al contempo traumatizzante.
In entrambe le chiese compaiono simboli inneggianti Satana, come pure in alcune case, e dal cimitero continuano a sparire lapidi tanto che oramai ne sono rimaste pochissime. Nonostante abbia visitato molte volte Castiglioncello, anche in solitudine, non ho mai percepito alcunché di negativo. Tuttavia è strano e bizzarro notare come le poche volte in cui ero accompagnato da delle donne si siano verificate delle stranezze (forse non sono molto sensibile “alle dinamiche spirituali” mentre il genere femminile è più ricettivo).
La prima volta, in una Castiglioncello avvolta da una densa nebbia, non sentii le numerose grida di richiamo della mia accompagnatrice (mi ero fermato su uno dei due speroni di roccia, incantato ad osservare le correnti della nebbia che scorrevano sui fianchi della collina) tanto che, irritata, se ne andò via col suo cane.
La seconda, invece, è stata qualcosa di più inquietante
Sapevo che la mia compagna di viaggio aveva sensibilità e capacità di recepire “l’atmosfera dei luoghi” e perciò non le dissi nulla sulle messe nere affinché non si facesse suggestionare. Durante il nostro giro nel borgo, a un certo punto, ci fermammo nella piazzetta erbosa, vicino alle pietre dove si accende il fuoco.
A un tratto, notai i suoi occhi rabbuiarsi e mi disse “qui sento negatività, qui è avvenuto qualcosa di brutto”. Proseguimmo poi fino alla chiesa con il campanile – ora semicoperta dall’edera – e io entrai per primo. Feci pochi passi quando, in tono duro, sentii “Riccardo andiamo via”. Mi voltai e, guardandola, mi resi conto che nuovamente qualcosa non andava, e ubbidii senza discutere. Usciti dall’abitato, alla mia richiesta di spiegazioni, lei con viso spaventato mi rispose “tra me e te, all’improvviso, ho visto passare un’ombra nera, un demone”. Naturalmente, la suggestione di un villaggio abbandonato può giocare brutti scherzi, ma il dovere dello storico e del cronista è riportare anche i fatti più strani.
Personalmente non potrei dire nulla, dal momento che non ho mai percepito o visto niente di strano
Vale la pena di riportare anche l’esperienza di un tour notturno organizzato. Era una bellissima notte di luna piena e l’incanto dell’antico borgo era notevole. Non capitò niente di eclatante, però due episodi si possono menzionare. Il primo fu una caduta di massi, udita da me e da molti altri, nel versante occidentale del crinale. Una donna sentenziò “E’ un modo per segnalare la loro presenza”. Il secondo, dopo che eravamo entrati nella famigerata chiesa col campanile, tra le persone con cui parlai per chiedere se avessero percepito qualcosa, una di queste mi riferì che si era allontanata a causa della forte carica di negatività che captava.
Infine vi è una leggenda, certamente la più sconvolgente, da prendere con le pinze perché è narrata su internet da siti non verificati.
Dopo la fine della Seconda Guerra Mondiale, a Castiglioncello era una sera come le altre, con gli uomini del borghetto fuori a bere e giocare a carte nel solito punto di ritrovo. Per qualche imprecisato motivo, vuoi perché mossi dall’alcol o dalla follia collettiva, assassinarono orrendamente una bambina. La madre, furente di dolore e rabbia, lanciò contro questi uomini e le loro famiglie una maledizione, e poi abbandonò il paese. Gli assassini iniziarono a morire e la paura dilagò tra le famiglie rimaste tanto che, in pochi anni, l’abitato si svuotò del tutto. In seguito una comunità di hippies lo occupò, ma non durarono molto. Erano terrorizzati dal pianto di bambina che si sentiva durante certe notti e così, a oggi, Castiglioncello sarebbe un Villaggio Fantasma infestato da un’entità disperata e senza pace.
Se anche lasciassimo perdere simili storie e leggende, il borgo medievale di Castiglioncello rimane un luogo molto affascinante, un’ottima meta per un’escursione e dov’è possibile fare un bel bagno sotto una scrosciante cascata.