Carlo VI: il Re di Francia che pensava di esser fatto di Vetro

Il Re Carlo VI di Valois (1368-1422), sovrano di Francia dal 1380 al 1422, era convinto di esser fatto di vetro. Chiamato anche “Il Folle”, per proteggere il proprio corpo indossava abiti rinforzati adatti a proteggerne il fragile corpo. Terrorizzato dal rischio di “spezzarsi”, proibì ai cortigiani di avvicinarlo, ma questo era solo uno degli aspetti della sua follia. Nel 1392, mentre conduceva il proprio esercito attraverso la foresta di Le Mans, un episodio singolare fu la scintilla che accese lo squilibrio mentale di Carlo.

Sotto, il video racconto dell’articolo sul canale Youtube di Vanilla Magazine:

Sotto, Carlo VI a letto curato dal dottore in una miniatura del 1470/75:

Un uomo, presumibilmente un abitante del luogo, raggiunse il Re e afferrò le briglie del suo cavallo, gridando: “Non cavalcare oltre, nobile re! Torna indietro! Sei stato tradito“. L’uomo fu allontanato dal sovrano e severamente percosso, ma Carlo rimase impressionato dall’episodio. Proseguendo nel cammino, un paggio reale lasciò inavvertitamente cadere la picca del Re sopra un elmo, e Carlo impazzì. Gridando:

Avanti contro i traditori! Vogliono consegnarmi al nemico!

sguainò la spada e massacrò quattro cavalieri che gli erano vicino. Il Re venne infine ridotto alla ragione e cadde in coma per quattro giorni, ma l’episodio fu il pretesto per un conflitto fra i duchi di Borgogna e i sovrani di Francia che si protrasse per 85 anni e portò a nefaste conseguenze, fra le quali il prolungamento della Guerra dei Cent’anni.

Sotto, miniatura dell’attacco di follia a Le Mans di Carlo VI, autore sconosciuto:

L’anno seguente il Re fu protagonista di un altro tragico episodio, passato alla storia come

Il Ballo degli Ardenti

Il 28 Gennaio 1393, in occasione del 3° matrimonio di Catherine de Fastaverin, dama di compagnia di Isabella di Baviera moglie di Carlo VI, il Re e altri 5 nobili francesi si esibirono in una danza mascherati da “uomini selvaggi”, metà umani e metà bestia, in stracci svolazzanti e pelliccia inzaccherata. Durante la danza Luigi I Duca di Orléans, fratello di Carlo, diede fuoco ai danzatori con una torcia, e quattro di loro perirono bruciati vivi. Carlo VI si salvò per il provvido intervento della Duchessa di Berry, che protesse il Re Carlo con la sua gonna.

Sotto, il “Ballo degli Ardenti” in una miniatura del XV secolo, estratto da le Cronache di Jehan Froissart e realizzato da Philippe de Mazerolles. Carlo è protetto dalla Duchessa di Berry in basso a sinistra, mentre i danzatori tentano invano di strapparsi gli abiti in fiamme. Uno di loro riesce a gettarsi in una tinozza d’acqua, probabilmente si tratta di Ogier de Nantouillet, il nobile cavaliere che si salvò insieme a Carlo VI.

Il tragico evento contribuì in modo decisivo a fomentare la pazzia di Carlo, allora venticinquenne, e alimentò le sue paure di morire assassinato. Il Ballo degli Ardenti gettò un tremendo discredito sulla famiglia reale e sulla corte, e il Re e il fratello furono costretti a scusarsi pubblicamente per aver causato la morte di quattro innocenti.

In seguito a questo secondo tragico episodio, Carlo VI soffrì di crisi di pazzia per tutta la vita. Sovente non riconosceva i figli e la moglie, oppure attaccava i servi senza alcuna ragione o si abbandonava a inconsolabili crisi di pianto. Il Re, che governò (spesso sostituito da reggenti) per un periodo di ben 42 anni sulla Francia, soffriva probabilmente di schizofrenia paranoide, e alternava periodi di pura follia ad altri in cui aveva un comportamento praticamente normale.

La follia di Carlo VI peggiorò con gli anni e, in seguito alla disfatta della Battaglia di Azincourt, il sovrano firmò il trattato di Troyes, che diseredava il figlio Carlo VII e riconosceva il diritto al trono a Enrico V d’Inghilterra, marito della figlia di Carlo. Enrico era alleato dei duchi di Borgogna (in conflitto con la corona francese dal primo episodio di follia di Carlo), e si appropriò di diversi territori francesi sino al decisivo intervento di Giovanna d’Arco, nel 1429, che liberò la Francia e consegnò il regno a Carlo VII di Valois, figlio di Carlo VI che regnò sino al 1462.

Sotto, la Francia e l’Inghilterra al termine del trattato di Troyes, firmato da Carlo “il Folle”:

Nonostante possa sembrare strano, Carlo VI non fu assolutamente l’unico uomo medievale a pensarsi come fatto di vetro. Nel periodo successivo al medioevo, fra il XV e il XVII secolo, in Europa, si registrarono numerose cronache di persone che credevano di avere ossa, teste, braccia o cuori in vetro.

Un uomo pensava di avere i glutei di vetro, e che il sedersi avrebbe disintegrato il fragile fondoschiena. Un altro “messere” si recò a Murano e, sperando di tramutarsi in un calice, si gettò in una fornace, morendo ovviamente bruciato. Un altro caso vide uno studioso convinto che la superficie del mondo fosse fatta di vetro, al di sotto della quale si nascondeva un groviglio di serpenti.

Egli non lasciava mai il proprio letto per paura di spaccare il vetro e cadere fra i rettili

Nel suo trattato del 1990 “An odd kind of melancholy: reflections on the glass delusion in Europe (1440-1680)” – Uno strano tipo di malinconia: riflessi sull’illusione del vetro in Europa (1440-1680), lo storico Gill Speak descrive e analizza la “sindrome del vetro” in moltissimi aspetti, fornendo testimonianze di una paranoia bizzarra ma molto più comune di quanto si potrebbe pensare.

La malattia di Carlo VI, che si declinò in diverse sindromi psicotiche, fra cui appunto il ritenere di esser fatto di vetro, fu ereditata dal nipote Enrico VI d’Inghilterra, e divenne una delle cause che facilitarono la nascita del conflitto dinastico denominato la “Guerra delle due Rose”. Ma questa è un’altra storia…

Sotto, la scultura della maschera mortuaria di Carlo VI, al cimitero reale della Basilica di Saint-Denis, immagine via Wikipedia:

Fonti: JstorEnciclopedia Britannica.

Matteo Rubboli

Sono un editore specializzato nella diffusione della cultura in formato digitale, fondatore di Vanilla Magazine. Non porto la cravatta o capi firmati, e tengo i capelli corti per non doverli pettinare. Non è colpa mia, mi hanno disegnato così...