Carlo Teodoro: il fratello-medico prediletto da Elisabetta di Baviera

Carlo Teodoro era il secondo figlio maschio del duca Massimiliano in Baviera e della duchessa Ludovica in Baviera, nato nel castello di Possenhofen il 9 agosto 1839. Era il fratello minore e prediletto dell’imperatrice d’Austria poiché i due avevano solo due anni di differenza.

Ritratto di Carlo Teodoro all’età di nove anni insieme con la sorella Elisabetta al castello di Possenhofen

In famiglia veniva chiamato affettuosamente Gackel che in italiano significa “galletto” o “pulcino”. L’origine di tale soprannome è sconosciuta, ma esiste un aneddoto molto divertente al riguardo. Una volta la duchessa Ludovica spedì ad Ischl un telegramma alla figlia Elisabetta: “Imperatrice Elisabetta. Vengo con Gackel e Spatz.” La duchessa Ludovica era certa di essersi spiegata bene con l’impiegato dell’ufficio postale ma il pover’uomo, non conoscendo i nomignoli di famiglia, interpretò letteralmente il telegramma e lo inviò al direttore dell’Hotel Elisabeth anziché che all’imperatrice.

Carlo Teodoro

Il direttore, leggendo il contenuto, mandò alla stazione un cameriere con due gabbie per animali dato che Spatz in tedesco vuol dire “passerotto”, ma in realtà la duchessa si riferiva al  nomignolo della figlia Matilde.

Il direttore fece così una gaffe clamorosa perché non si trattava di due volatili ma di due persone

L’infanzia di Carlo Teodoro fu tranquilla e serena come quella degli altri membri della famiglia Wittelsbach. Il giovane duca fin da bambino mostrò interesse per le lingue, la  natura e  la musica, in particolare si appassionò al violino.

Carlo Teodoro, nel marzo del 1857, iniziò il servizio militare, come voleva la tradizione di famiglia. Il percorso militare prevedeva quattro settimane come soldato semplice e otto come caporale. Durante questo addestramento Carlo Teodoro alloggiava nei dormitori comuni insieme agli altri.

Quando fu poi promosso al grado di ufficiale prese parte alle lezioni di arte della guerra, strategia e tattica. Raggiunta la maggiore età venne insignito dell’ordine di Sant’Uberto e successivamente, l’imperatore Francesco Giuseppe, suo cognato, gli conferì l’ordine del Toson d’oro.

Nel 1864 Carlo Teodoro cominciò a cercare moglie, come da prassi per le famiglie nobili. L’11 febbraio 1865 sposò a Dresda Sofia di Sassonia, figlia del re Giovanni I di Sassonia e di Amalia Augusta di Baviera. La regina di Sassonia era la sorella maggiore della madre di Carlo Teodoro.

Il matrimonio fu un evento memorabile, non per la funzione in sé per sé, ma per la presenza della sorella dello sposo, l’imperatrice Elisabetta, che indossava per la prima volta le famose stelle nei capelli che di lì a poco sarebbero state ritratte nel celebre dipinto di Winterhalter, diventando poi una moda che spopolò in tutta Europa.

Elisabetta d’Austria rifratta da Franz Xaver Winterhalter

Dopo il matrimonio, Carlo Teodoro rimase nell’esercito e solo nel 1866, dopo aver partecipato alla guerra, lasciò definitivamente il servizio rinunciando alla pensione militare.

Il 24 dicembre 1865 nacque la prima e unica figlia della coppia, che in onore della nonna materna fu chiamata Amalia, anche se, per destino o coincidenza, la data di nascita è identica a quella della celebre zia, l’imperatrice Elisabetta.

Amalia in Baviera

Dopo il parto la moglie Sofia cominciò ad accusare problemi respiratori e una notevole debilitazione fisica, tanto che le ci volle molto tempo per riprendersi dal parto. Una volta che si fu ristabilita fu colpita da una brutta influenza che non riuscì a superare. Sofia di Sassonia morì a Monaco di Baviera il 9 marzo 1867 a soli 21 anni.

Sofia di Sassonia, prima moglie di Carlo Teodoro

La morte della moglie afflisse duramente Carlo Teodoro ma, rispetto a sua sorella Elena che reagì alla morte del marito cercando conforto nella religione, la reazione del giovane duca fu diversa: voleva essere d’aiuto agli altri e dare un senso alla sua esistenza. Si sentiva in colpa per quello che era successo alla sua amata Sofia visto che non aveva potuto fare nulla per curarla e quindi, sentendosi impotente, non voleva più limitarsi ad amministrare i suoi possedimenti. Decise dunque di diventare medico e iniziò a studiare medicina all’università di Monaco.

Questa sua decisione scandalizzò i membri del casato Wittelsbach, poiché nessuno di loro aveva bisogno di lavorare. Secondo la concezione dell’epoca, il lavoro era per i borghesi e non per l’aristocrazia. Carlo Teodoro però non demorse e continuò gli studi di medicina riuscendo a laurearsi nel 1874.

Dopo essersi laureato in modo brillante, Carlo Teodoro si risposò con Maria José di Braganza,  figlia dell’ex re Michele del Portogallo e della principessa Adelaide Löwenstein-Wertheim-Rosenberg.

Maria José di Braganza

Il duca aveva conosciuto Maria Josè tramite il cognato Francesco, ex re di Napoli. Anche se la differenza d’età era notevole, 18 anni circa, Carlo Teodoro si invaghì da Maria Josè poiché dimostrava un’intelligenza e una maturità superiori alla sua età anagrafica.

Il matrimonio tra Carlo Teodoro e Maria Josè fu molto felice e benedetto dall’arrivo di 5 figli: Sofia Adelaide nata il 22 febbraio 1875; Elisabetta nata il 25 luglio 1876, futura regina del Belgio e madre dell’ultima regina d’Italia; Maria Gabriella nata il 9 ottobre 1878; Luigi Guglielmo nato il 17 gennaio 1884 e infine Francesco Giuseppe nato il 23 marzo 1888.

Visto che aveva una laurea in medicina, Carlo Teodoro insieme al dottor Anton Mayer decise di aprire uno studio nel castello di Possenhofen. Il loro scopo era di fornire i propri servizi a titolo gratuito ai malati e ai nullatenenti e misero a disposizione, sempre a titolo gratuito, le sorgenti d’acqua di Kreuth.

La fama del duca-medico cominciò a diffondersi, in un batter d’occhio, tanto che il suo studio fu letteralmente preso d’assalto dai malati che non potevano permettersi cure presso altri ospedali. Carlo Teodoro, oltre che a lavorare nel suo studio, esercitava la sua professione anche a Monaco nell’Istituto per malati mentali e psicopatici del professor Gudden, futuro medico del re di Baviera Ludwig II.

Carlo Teodoro

L’incessante lavoro e lo stretto contatto con i malati fece ammalare Carlo Teodoro, che iniziò a soffrire di una tosse convulsa. Nel 1878 gli fu consigliato un soggiorno al Sud e il duca decise di andare dapprima a Nervi ma, visto che lì non ottenne i risultati sperati, si spostò poi con tutta la famiglia a Mentone.

Questo soggiorno a Mentone fu determinante per la sua carriera medica e anche per la sua salute. Per quanto riguarda la sua professione incontrò con il professor Alexander von Ivanov, famoso oculista, che soggiornava nella stessa località dove abitava Carlo Teodoro per curare la tubercolosi dalla quale era afflitto.

Carlo Teodoro e Sofia di Braganza

Anche se malato, il professor von Ivanov esercitava ugualmente la sua professione di oculista. Carlo Teodoro volle incontrarlo e il professor von Ivanov rimase affascinato dalla curiosità dimostrata dal suo giovane collega, tanto che gli chiese addirittura di fargli da assistente.

Nel corso degli anni Carlo Teodoro non si interessò solo di oculistica, ma anche di altri rami della medicina. Il suo interesse era tanto grande che collaborò anche Christian Billroth, un famoso chirurgo, che conobbe a Vienna in occasione di una sua visita alla sorella imperatrice.

La fama del duca-medico crebbe così tanto che, in qualunque luogo si trovasse, Carlo Teodoro si metteva a curare chiunque avesse bisogno dei suoi servizi.

Si pensi che durante un suo soggiorno a Merano, curò per più di tre mesi più di mille persone senza badare alle conseguenze. Una volta, mentre stava medicando un boscaiolo, gli si conficcò una scheggia nella mano destra, scheggia che gli procurò un’infiammazione dei vasi linfatici che si trasformò in flemmone che gli immobilizzò l’arto per qualche tempo. Ma il duca non voleva restare inattivo e continuò a lavorare utilizzando la sinistra per le operazioni e le varie procedure mediche, fino a che la mano destra non si ristabilì del tutto.

Naturalmente la sua popolarità come medico era dovuto principalmente al fatto che era un medico al servizio dei poveri e ogni giorno lui curava tutti senza distinzioni e gratuitamente. Ogni mattina nella sua clinica si operavano pazienti di ogni età: dai più anziani a quelli giovanissimi. Spesso la figlia Sofia portava cibo e vettovaglie ai pazienti in attesa.

La gente del luogo, vedendo l’umanità di Carlo Teodoro, aveva cominciato a chiamarlo con l’appellativo il “nostro dottore”

Ma Carlo Teodoro veniva consultato anche dal suo entourage familiare. Sua sorella Elena, infatti, si rivolse a lui per la malattia del figlio Massimiliano Maria. Purtroppo in quel caso Carlo Teodoro non riuscì a salvare il nipote.

Nel 1888 Carlo Teodoro partecipò ad un congresso di oftalmologia a Heidelberg e nello stesso anno aprì una nuova clinica a Tegernsee. La sua fama di medico era talmente consolidata che venne chiamato a esercitare la sua professione anche in Algeria, dove la famiglia del duca passò un inverno. Qui si adoperò per aiutare chi ne avesse bisogno, e poté contare sulla collaborazione delle figlie che spesso gli facevano da assistenti.

Negli ultimi anni Carlo Teodoro, al di là del lavoro, aveva dovuto sopportare molti lutti, ma quello che lo aveva colpito maggiormente fu la morte dell’amata sorella Elisabetta per mano dell’anarchico italiano Luigi Lucheni.

Carlo Teodoro si spense all’età di 70 anni, il 30 novembre 1908, a Tegernsee. Morì a causa di una bronchite e al momento del decesso erano presenti la moglie Maria José e tutti e sei i suoi figli.

Carlo Teodoro nel 1901

Il funerale, per volere del duca, si svolse in forma privata il 1° dicembre del 1908, anche se molta gente si unì al corteo per salutare il proprio dottore.

L’eredità più grande che lasciò è la clinica oftalmica di Monaco che ancora oggi è in funzione e porta il suo nome. Il duca Carlo Teodoro, in modo inusuale rispetto alle persone di lignaggio simile del suo tempo, si prodigò per i tantissimi che avevano bisogno di cure e, in un mondo senza alcuna forma di assistenza sociale, non potevano permettersele.


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