L’altro giorno mi è capitata in bacheca di Facebook una storia straordinaria, una di quelle biografie femminili che sono storie perfette per diventare dei video su Vanilla Magazine. C’era un particolare, era scritta in spagnolo, parlava di una ragazza che aveva vissuto a Belem, in Brasile, dove si parla portoghese, e mostrava la fotografia di una bellissima figliola scattata a Baker Street, la strada di Londra che è famosa per essere sede della casa di Sherlock Holmes. Insomma io sono su internet dal 2004 e questa storia puzzava di falso lontano un miglio. Facciamo così, prima ve la racconto come è stata scritta in spagnolo poi ne parliamo.
Nel 1896 la città di Belém, in Brasile, si arricchisce vendendo gomma proveniente dall’Amazzonia al mondo, facendo diventare i contadini improvvisamente benestanti e portandoli a costruire ricche dimore con materiali provenienti dall’Europa, mentre le loro mogli e figlie spedivano i loro vestiti nel vecchio continente per essere lavati e importavano acqua minerale da Londra per i propri bagni.
Il “Theatro da Paz” era il centro della vita culturale dell’Amazzonia, con concerti di artisti europei. Tra di loro, una attirò particolarmente l’attenzione del pubblico: la bella cantante d’opera francese Camille Monfort (1869 – 1896), che suscitava desideri inconfessabili nei ricchi signori della regione e atroci gelosie nelle mogli a causa della sua grande bellezza.
Camille Monfort provocò anche indignazione per il suo comportamento libero dalle convenzioni sociali del suo tempo. Leggenda narra che fu vista ballare seminuda per le strade di Belém sotto la pioggia pomeridiana, attirando l’attenzione anche per le sue solitarie passeggiate notturne. Qualcuno la vide con i suoi lunghi e vaporosi abiti neri, sotto la luna piena, sulle rive del fiume Guajará, verso l’Igarapé das Almas.
La ragazza attrasse una pletora di pettegolezzi. Si diceva che fosse l’amante di Francisco Bolonha (1872 – 1938), colui che l’aveva portata dall’Europa e che le faceva fare il bagno in vasche riempite di costosi champagne importati dall’Europa.
A causa della sua pallidezza e del suo aspetto emaciato si mormorava anche che fosse stata contagiata con il morbo del vampirismo a Londra, e che avesse portato questo male in Amazzonia, con un insaziabile desiderio di bere sangue umano, tanto da ipnotizzare le giovani con la sua voce durante i concerti, addormentandole nel suo camerino per poter arrivare al loro collo. Queste storie si sposavano bene con racconti di svenimenti in teatro durante i suoi concerti, spiegati come effetto delle forti emozioni che la sua musica suscitava negli spettatori.
Si diceva anche che avesse il potere di comunicare con i morti e di materializzare i loro spiriti in dense nebbie eteree di materiale ectoplasmatico espulso dal suo stesso corpo, durante sedute medianiche. Senza dubbio, furono le prime manifestazioni in Amazzonia di ciò che poi sarebbe stato chiamato spiritismo, praticato nei ricchi palazzi di Belém, come il Palacete Pinho.
Alla fine del 1896, un terribile focolaio di colera colpì la città di Belém, e Camille Monfort fu una delle sue vittime, finendo sepolta nel Cimitero della Solitudine.
Oggi, la sua tomba è ancora lì, coperta di fango, muschio e foglie secche, sotto un enorme albero di mango che la copre con la sua ombra, illuminata solo da alcuni raggi di sole che si proiettano attraverso le foglie verdi.
Si tratta di un mausoleo neoclassico con una porta chiusa da un vecchio lucchetto arrugginito, su cui si può vedere un busto femminile in marmo bianco sulla larga copertura della tomba abbandonata e, adiacente al muro, un piccolo ritratto incorniciato di una donna vestita di nero. Sulla sua lapide si legge:
“Qui giace
Camila María Monfort (1869-1896)
La voce che incantò il mondo”.
Ma ci sono ancora coloro che dicono che la sua tomba è vuota, che la sua morte e il suo seppellimento non sono stati altro che un pretesto per coprire il suo caso di vampirismo e che Camille Monfort vive ancora in Europa, e che oggi ha l’età di 154 anni.
(L’immagine originale è stata ritoccata per esaltare i dettagli. E no, non è un cellulare ciò che tiene tra le mani, ma un piccolo taccuino).
Questa la storia, affascinante, sufficientemente vaga e semplicemente perfetta per essere letta velocemente su Facebook o su un altro social. Di vero però non c’è nulla. Non è mai esistita una cantante dal nome Camille Monfort, non c’è mai stata una tomba a suo nome a Belem né quella fotografia, a mio parere, raffigura una ragazza di fine ’800. Suggerisco anche che potrebbe trattarsi di un’immagine ritoccata con intelligenza artificiale, ma di questo non posso esser sicuro.
La storia presentata sui social è di fantasia, e chi l’ha pensata ha disseminato di indizi la narrazione. Prima di tutto pensare che i contadini brasiliani di fine ‘800 si arricchissero è assurdo, e immaginare che mandassero dei panni in Europa è ridicolo. Tutta la narrazione sul vampirismo ovviamente è surreale, ma di più anche Igarapé das Almas non è un fiume ma un tratto di canale che non esiste, una leggenda metropolitana teatro di manifestazioni soprannaturali sull’Avenida Visconde de Souza Franco, nel quartiere di Reduto a Belém.
Nella storia ci sono degli elementi di verità, fondamentali per far risultare verosimile la narrazione. Ad esempio Belem è davvero un porto per il commercio del caucciù amazzonico, il teatro cittadino si chiama realmente Theatro da Paz e si trova in piazza della Repubblica, e la città di Belem è famosa come “del mango” per i tantissimi alberi presenti in città, da qui la pianta che copre la tomba della vampira.
Dal sito Reda Vampiryca otteniamo tante altre informazioni, che però vanno tutte verificate. Vi lascio il link in descrizione per chi vuole approfondire. La storia di Camille Monfort è di pura invenzione e verrebbe da un tale scrittore brasiliano Bosco Chansen, che negli anni ’70 scrisse “After the Afternoon Rain”, ma anche di Bosco e del suo libro online non v’è traccia, quindi anche questa affermazione va presa con le pinze. Insomma storiella affascinante, immagine fittizia ma davvero azzeccata, racconto verosimile ma zeppo di indizi per capire che si tratti di fantasia.
Come si inventa e si fa diventare virale una storia di sana pianta su internet? Io personalmente non lo so, so che ho preso un sacco di granchi e faccio errori involontari, ma quel di cui son sicuro è che se prendi un dagherrotipo di una bella ragazza, la metti online e la condisci con un titolo tipo “Camille Monfort, la “Vampira Amazzone” (1896).” Di solito funziona bene. Se fra qualche giorno vi troverete in bacheca la storia di Camille, del suo vampirismo e quella fotografia saprete che si tratta semplicemente di fantasia…