La storia di Ca’ Dario inizia nel lontano 1479, quando l’aristocratico Giovanni Dario, membro di spicco della Serenissima, commissionò un palazzo all’architetto Pietro Lombardo, che progettò un edificio con uno stile differente rispetto a tutti gli altri sul Canal Grande.
La Nomea di Palazzo Maledetto
Ca’ Dario è stato definito come “Il palazzo maledetto di Venezia”, perché tutti i suoi proprietari, o quasi, sarebbero finiti in rovina o deceduti di morte violenta. La realtà però è molto lontana dalla superstizione…
Sotto, la facciata di Ca’ Dario fotografata da Iain99 e condivisa con licenza CC-BY SA 3.0 via Wikipedia:
I Primi anni
L’edificio venne commissionato dal Dario con in mente la figlia Marietta, una ricca dote per la donna, promessa sposa di Vincenzo Barbaro, mercante di spezie proprietario di un grande palazzo nel sestiere San Marco. Alla morte di Giovanni, che avvenne alla venerandissima età (per allora) di 80 anni nel 1494, Marietta e il marito acquisirono il palazzo. Di loro non si hanno particolari notizie sino al 1514, quando Marietta, nata nel 1475 e madre di tre figli (Gasparo 1496-1514, Giacomo 1501-1542 e Giovanni 1502-1582) morì per cause naturali a 39 anni. Oggi ci sembra giovanissima ma era un’età comune all’epoca.
La famiglia Barbaro/Dario, che leggenda vede caduta in disgrazia con Marietta suicida nel Canal Grande e Vincenzo accoltellato, era tutto fuorché in miseria. La stessa Ca’ Dario, allora nuovissimo palazzo sul Canal Grande, veniva data in affitto a 59 Ducati annui, insieme ad altri palazzi, fra cui alcuni edifici in zona Rialto. Fra il 1515 e il 1516 Marin Sanudo il Giovane registrò che il palazzo era addirittura la sede dell’ambasciatore Turco, forse la sede di uno stato estero più importante in quell’epoca di scontri fra la Repubblica di Venezia e l’Impero Ottomano.
Archivio di Stato di Venezia, condizione di decima del 1514 dove si nomina Ca’ Dario:
I figli giunti in età adulta di Marietta, Giacomo e Giovanni, presero possesso di Ca’ Dario nel 1522, e la utilizzarono per se stessi, probabilmente come abitazione, sino alla morte di Giovanni che, come il nonno omonimo, spirò alla rispettabile età di 80 anni. Dopo Giovanni, i Barbaro furono felici proprietari dello splendido palazzo sino al 1659, senza delitti o misteri da raccontare.
XVII/XVIII secolo
Tale Giacomo Barbaro, lontano discendente (e non come erroneamente indicato su molti siti il figlio) di Marietta e Vincenzo, era provveditore presso il territorio del Ducato di Candia, la Creta veneziana, nella metà del XVII secolo. Gli Ottomani stavano attaccando la città di Sittia, e il Generale dell’isola decise di spedire Barbaro e altri combattenti a contrastare gli assalitori. Barbaro morì in combattimento (come riportato nella Historia Veneta di Alessandro Maria Vianoli), un episodio è ovviamente comune durante una guerra. Leggenda, però, vuole i veneziani tanto impressionati dalla morte di Giacomo da anagrammare l’iscrizione del palazzo da VRBIS GENIO IOANNES DARIVS a SVB RVINA INSIDIOSA GENERO (in latino, “Io genero sotto una insidiosa rovina”).
La famiglia Barbaro continuò a possedere il palazzo sino all’inizio del XIX secolo, e anche in questo periodo non si segnalano particolari assassini o morti tragiche.
Il retro di Ca’ Dario fotografato da Grigio60 e condivisa con licenza di pubblico dominio via Wikipedia:
XIX secolo
Il primo acquirente extrafamiliare di Ca’ Dario fu Arbit Abdoll, in una data non meglio precisata all’inizio del XIX secolo. Leggenda vuole il mercante armeno morto in miseria, ma la realtà storica è diversa. Nonostante non esistano prove della ricchezza dell’uomo dopo l’acquisto dell’edificio, non ne esistono a supporto di una presunta caduta in disgrazia dell’uomo, che comunque non morì all’interno del palazzo.
Abdoll vendette Ca’ Dario per 480 sterline nel 1837 a Rawdon Brown, che la ristrutturò interamente. Brown, non caduto in disgrazia ma provato finanziariamente dalla costosissima ristrutturazione, fu tanto accorto da venderla a un conte Ungherese nel 1842, realizzando probabilmente un cospicuo guadagno rispetto alla cifra pagata per i lavori. Lo storico inglese, che visse tutta la propria vita a Venezia, non morì di morte violenta ma serenamente, a palazzo Gussoni-Grimani della Vida, il 25 agosto del 1883.
Sotto, lo storico Rawdon Brown:
Nel mentre Ca’ Dario venne venduta dall’ungherese al tenente Marshall, un irlandese, che visse sino al 1860, lasciando poi in eredità l’edificio alle figlie, che lo tennero sino al 1896. Finì in successione alla Contessa Isabelle de La Baume-Pluvinel, la quale fu attiva protagonista del jet-set veneziano di inizio ‘900, circondandosi di artisti francesi e veneziani fra i quali spicca Henri de Régnier, che ha persino una sua targa dedicata nel giardino.
Nel ‘900
Claude Monet dipinse la splendida Ca’ Dario nel 1908, oggi nella collezione dell’Art Institute di Chicago, visibile sotto:
La contessa morì di morte naturale il 7 febbraio del 1911, e anche Monet o de Régnier, legati alla dimora, non subirono particolari conseguenze. Dopo la morte della contessa il palazzo finì in mano a un Marchese, di cui non sono note le generalità, sino a quando nel secondo dopoguerra fu acquistato da Charles Briggs, miliardario statunitense. Briggs, che doveva essere un affarista con tanti scrupoli, possedeva miniere e altre proprietà in tutto il mondo, e giunse per la prima volta a Venezia nell’Agosto del 1962. Il 24 dello stesso mese, dopo soli 4 giorni di permanenza a Ca’ Dario, la polizia italiana gli rese noto di essere un ospite “sgradito”, e l’uomo lasciò il paese.
Epoca recente
Briggs, che quindi non poteva usare il palazzo, lo vendette nel 1968 al Conte Filippo Giordano delle Lanze, il quale, davvero, fece una brutta fine. Il 19 luglio 1970 Raoul Blasich uccise il Conte, il quale venne trovato con la testa fracassata a letto, dalla cameriera.
Il conte, all’epoca quarantaseienne, era stato ucciso da uno degli amanti perché questi gli aveva chiesto del denaro, che però aveva avuto l’imprudenza di negare. Fra processi e appelli, alcuni annullati e poi riaperti, si giunge a una condanna di 18 anni di carcere e 3 milioni di lire di multa per Blasich.
Nel mentre, Palazzo Dario venne comprato da Christopher Sebastian Lambert (1935-1981), manager del famoso gruppo rock “The Who”, che tenne l’edificio per pochi anni. Com’era normale durante gli anni ’70, Lambert era solito far uso e abuso di droghe, ma non cadde in disgrazia né venne ucciso a Venezia. Lambert vendette infatti l’edificio nel 1978 a Fabrizio Ferrari, titolare della “Nuova Bavaria Assicurazioni”.
Nonostante la leggenda, Lambert non morirà suicida nel palazzo, ma cadendo dalle scale dell’abitazione della nonna in Inghilterra
Nel mentre, Ferrari utilizza il palazzo per sontuosi e ricchi ricevimenti, cui partecipano personalità del calibro di Kissinger e Andreotti, ma non subisce alcun crack finanziario, anzi: la Bavaria Assicurazioni, dopo una ristrutturazione del 1985, aumenta il proprio valore del 38%.
Un antico disegno di Ca’ Dario:
Ferrari vende il palazzo a Raul Gardini, imprenditore ravennate, nello stesso 1985, dopo che la polizia veneziana aveva condotto un’inchiesta (che però non aveva portato a nulla) su presunti “Droga Party” all’interno dell’edificio. Gardini sarà felice proprietario del palazzo sino al 1993, anno del suo suicidio, indotto dall’inchiesta “Mani Pulite” e dal crack finanziario che sconvolse le aziende di famiglia e l’intera città di Ravenna.
In questo periodo nasce la leggenda del “Palazzo Maledetto”
Gardini era un affarista esperto, leader del gruppo Ferruzzi e di una famiglia di industriali italiani fra le principali di quel periodo. Il suo suicidio, nonostante si sia portato dietro qualche strascico di “mistero”, è perfettamente spiegato dall’inchiesta che in quel periodo sconvolge l’Italia, e che decreta il passaggio da “Prima” a “Seconda Repubblica”. Gardini peraltro non si suicida a Ca’ Dario ma a Milano, e il palazzo veneto ha poco a che spartire con la morte del tycoon romagnolo.
Dopo la morte del padre, l’erede, Elisabetta Gardini Ferruzzi, vende Ca’ Dario nel 2006 a una società statunitense, che lo acquista in nome di un ignoto acquirente.
Nel corso dei suoi quasi 6 secoli di storia, un solo proprietario è stato ucciso all’interno del palazzo su decine e decine di legittimi eredi o acquirenti che ne hanno avuto disponibilità. Parlare di “Palazzo Maledetto di Venezia” è quindi decisamente esagerato…
Nota sull’autore: Articolo scritto da Matteo Rubboli a partire dal testo di Davide Busato, pubblicato su Venezia Criminale nel 2014, e basato sulle ricerche dello stesso storico e autore veneto.
Sotto, Davide Busato: