Per il tragico incidente di Torino Caselle, in cui una delle frecce tricolori è precipitata al suolo, l’ipotesi più accreditata è quella di un Bird Strike, ovvero l’impatto con degli uccelli, uno o più di uno, che avrebbero danneggiato il motore e reso l’aeroplano ingovernabile, costringendo il pilota, il Maggiore Oscar del Do’, alla manovra di emergenza prevista in questi casi: puntare il muso verso una zona libera all’interno del sedime aeroportuale tentando di ridurre al minimo i danni dell’incidente. Purtroppo la sua accortezza non è servita ad evitare una tragedia, la piccola Laura Origliasso è morta fra le fiamme dell’auto di famiglia, colpita dai rottami dell’aeroplano.
Ma cos’è un Bird Strike, con quale frequenza si verifica e quanto sono letali i volatili attorno agli aeroporti? Come sempre affronteremo il problema dal punto di vista statistico, ma prima vi leggo il messaggio di un utente che mi ha scritto su un social dopo il video di ieri, una delle persone coinvolte nei soccorsi, che mi ha fatto sentire in dovere di dar voce al suo racconto, naturalmente per proteggere la sua privacy non dirò il nome.
“Vi scrivo in qualità di operatore coinvolto nelle operazioni successive al primo soccorso, della tragedia di Caselle Torinese. Dovreste enfatizzare il ruolo del papà della bambina, il quale all’arrivo dei primi mezzi di soccorso era lì a pochi metri dall’auto avvolta dalle fiamme distrutto, impotente, straziato, nonostante avesse tratto in salvo dalla propria auto la moglie, il figlio dodicenne, ma di dover vedere bruciare tra le fiamme la propria bambina di 5 anni, il tutto nonostante nel tentativo di salvarla si fosse arso le mani fino ad esporre le carni. Se l’aereo si fosse abbattuto al suolo 50m prima la sua corsa si sarebbe potuta arrestare sulla corda di sicurezza di fine pista. L’aereo ha sfondato la recinzione e ha saltato un canale largo circa 8 metri, andando ad impattare sull’auto facendola ribaltare e conficcare nella cunetta sita lungo l’altro lato della strada, cunetta che iniziava proprio in quel punto. Se l’auto fosse stata colpita 2 metri più indietro sarebbe stata scaraventata nel campo di granturco, cosa che molto probabilmente avrebbe consentito il salvataggio di tutta la famiglia. I primi soccorritori dell’aeroporto hanno riferito che sulla pista c’erano diverse carcasse di uccelli, ma le indagini sono solo all’inizio. Date evidenza a quel padre, eroe ma distrutto. Grazie.”
Ecco non ho bisogno di aggiungere commenti a quanto scritto dall’utente, che ringrazio moltissimo per averci messo a parte di quanto successo all’aeroporto e del disperato tentativo di quel padre di salvare la figlia. Spendo una parola anche sul pilota, il Maggiore Oscar del Do’, il quale secondo gli esperti intervistati ha compiuto la manovra corretta prevista in questi casi, facendo picchiare l’aereo in una zona sgombra ed evitando di farne proseguire la corsa verso le case che si trovavano più lontano. Insomma fino a prova contraria la morte di Laura è stata una drammatica e sfortunatissima casualità.
E ora torniamo all’argomento principale, il Bird Strike. Si definisce in questo modo l’impatto di un aeroplano contro uno o più volatili, che nella quasi totalità dei casi è senza conseguenze (per l’aereo naturalmente, l’uccello non ha molte speranze di salvarsi) mentre in un numero ridotto di casi comporta gravi problemi che possono culminare anche in un disastro. Il 90% delle volte l’impatto si verifica nelle fasi di atterraggio e decollo, ma sono registrati incidenti anche ad altitudini maggiori.
Partiamo dall’impatto che sembra aver causato la tragedia delle Frecce Tricolori: uno o più uccelli che finiscono nella presa d’aria del motore. In questi casi la conseguenza può essere drammatica soprattutto perché il motore dell’Aermacchi MB-339 è uno solo, quindi non ce n’è un altro che spinga in parallelo, ma può anche non succedere nulla, naturalmente dipende dalle dimensioni del volatile. I produttori di aeroplani sono obbligati da decenni ad eseguire tutta una serie di test affinché l’impatto con gli uccelli risulti il meno dannoso possibile e non incendi il motore.
Ad esempio nel 2008 un volo Ryanair, il 4102 che andava da Francoforte a Roma Ciampino, impattò con un gruppo di 90 storni riportando danni ai due motori, alle ali e a un carrello. Dalle indagini successive venne fuori che le pale della turbina erano piene di materiale organico ma che erano ancora in grado di funzionare, e infatti l’aeroplano fu in grado di atterrare senza problemi. Per i più curiosi vi lascio il link in descrizione con il report di 116 pagine da consultare in inglese.
Non fu tanto fortunato il volo US Airways 1549, che solo un anno dopo, nel 2009 nei pressi di New York, colpì uno stormo di oche canadesi, uccelli ben più grossi degli storni, che provocarono lo spegnimento dei motori e il conseguente atterraggio di emergenza nel fiume Hudson. Dopo l’impatto e nel giro di 208 secondi l’espertissimo comandante, Chesley Sullenberger, detto Sully, riuscì ad ammarare nel fiume e a salvare tutti i 150 passeggeri a bordo. Fra l’altro è il soggetto di un film di Clint Eastwood, Sully, con Tom Hanks che interpreta il comandante.
Ma gli impatti con gli uccelli non sono sempre disastrosi, anzi, è un’eventualità poco frequente. Diamo qualche numero: ogni 10.000 voli aerei l’impatto con dei volatili è compreso fra 2,83 e 8,19 casi, e solo nel 15% dei casi questi provocano dei danni all’aeromobile. Di questo 15% solo il 6/7% causa una modifica ai piani di volo, quindi ad esempio l’atterraggio poco dopo il decollo dall’aeroporto di partenza. Ecco senza tirare in ballo i piloti, ma anche una persona che vola tanto potrebbe aver assistito all’impatto con un volatile, che molto probabilmente non ha causato alcun problema.
Questi dati statistici non devono far pensare che l’impatto con i volatili sia economicamente irrilevante. Secondo le ultime stime in tutto il mondo i Bird strike costano 1200 miliardi di dollari, danni che subiscono gli aeroplani e che ovviamente sono riparati in continuazione.
Gli impatti sono più dannosi in alcune zone del mondo, dove gli uccelli sono più grandi di altri. Ad esempio le Oche Canadesi, quelle che colpirono il volo ammarato nell’Hudson, sono grosse e pesanti, dai 3/4 kg fino a 6/7, e causano un’infinità di problemi ai voli americani. In Italia nel 2022 l’ENAC comunica che gli impatti con volatili sono stati 2.055, in netto rialzo rispetto al passato, e solo a Torino Caselle sono stati 17, ma nessun aereo (a parte la freccia tricolore) ha subito conseguenze disastrose.
Cosa viene fatto per prevenire i Bird Strike?
Affrontiamo il caso specifico dell’aeroporto di Torino Caselle. La società che gestisce lo scalo mette in campo prima di tutto le armi biologiche, quindi 16 rapaci (aquila reale, gufo reale e gufo reale africano, falchi sacri e pellegrini, poiane di Harris, astore) che mangiano gli uccelli più piccoli, poi quattro auto con sirena bitonale e luci anticollisione, una pistola a salve, un cannone a gas, un sistema laser di allontanamento, e perfino due cani specifici per mandare via gli aironi, i gabbiani e le gru. I controlli vengono fatti ogni ora durante il giorno e a richiesta durante la notte. Non si può certo dire che non ci siano misure preventive ecco.
L’ente tedesco dell’aviazione stima che questo tipo di misure preventive, che vengono messe in campo anche da altri aeroporti, sia in grado di ridurre fino all’80% il numero di Bird Strike, facendo risparmiare milioni di euro alle compagnie aeree e la vita a moltissime persone ogni anno.
Purtroppo le casualità, gli eventi sfortunati del tutto imprevedibili sono tali e non possono essere annullati del tutto, anche se in questo specifico caso, come abbiamo appreso dalla lettera dell’utente che mi ha scritto, a sfortuna si è aggiunta sfortuna e così via. Gli impatti con gli uccelli non potranno mai esser ridotti a zero, ma quello di cui siamo sicuri è che le compagnie aeree, le aziende che gestiscono gli scali aeroportuali e i produttori di aeroplani sono continuamente impegnati affinché i danni siano o irrilevanti o al più ininfluenti per la sicurezza del volo.