Bill Clinton e Monica Lewinski: la storia che rischiò di finire con l’Impeachment

Il 12 febbraio del 1999, Bill Clinton entrò in un’aula della Corte Suprema senza sapere se all’uscita sarebbe ancora stato il presidente degli Stati Uniti d’America. Serviva una maggioranza dei due terzi dei voti per destituire “il leader del mondo libero”, per dirla con la retorica americana, ma l’esito non era per niente scontato e, nonostante le accuse fossero infamanti, spergiuro e intralcio alla giustizia, politici e statunitensi erano stanchi dell’affaire Monica Lewinsky e delle sue avventure nello Studio Ovale.

Lo Studio Ovale durante l’amministrazione Clinton – Immagine di pubblico dominio via Wikipedia

Il presidente della commissione si alzò in piedi e pronunciò la formula di rito:

«Senatori, William Jefferson Clinton è colpevole o non colpevole?»

Dopo anni di colpi bassi, scandali e battaglie mediatiche, il Sexgate volgeva finalmente al termine

Monica Lewinsky nel 1997 – Immagine di pubblico dominio via Wikipedia

Il caso Paula Jones

Tutto ebbe inizio l’8 maggio del 1991. Secondo la sua versione dei fatti, quella sera Paula Jones si trovava a una conferenza annuale presso l’Hotel Excelsior di Little Rock, quando un agente di polizia la informò che Bill Clinton, all’epoca governatore dell’Arkansas, desiderava conoscerla nella sua stanza privata.

Bill Clinton, all’epoca governatore dell’Arkansas, con sua moglie Hillary e Ronald e Nancy Reagan – Immagine di pubblico dominio via Wikipedia

Paula accettò e il futuro presidente degli Stati Uniti le fece delle avances molto esplicite. Il 6 maggio del 1994, due giorni prima che il reato cadesse in prescrizione, la donna intentò una causa per molestie sessuali e pretese un risarcimento pari a 750.000 dollari. I legali di Clinton negarono la fondatezza delle accuse e iniziarono una battaglia legale senza esclusione di colpi.

Paula Jones nel 1998 – Immagine di John Mathew Smith condivisa con licenza CC BY-SA 2.0 via Wikipedia

Monica Lewinsky alla Casa Bianca

In questo clima di tensione, nel luglio del 1995, una giovane stagista di nome Monica Lewinsky mise per la prima volta piede negli uffici della Casa Bianca, dove aveva ottenuto un stage non retribuito. L’ambiente le piaceva – aveva spesso l’occasione di bussare alla porta della Stanza Ovale per portare dei documenti al presidente – e, a dicembre, i superiori le offrirono un incarico retribuito.

Facciate Nord e Sud della Casa Bianca – Immagine di Cezary e MattWade condivisa con licenza CC BY-SA 4.0 via Wikipedia

Nell’aprile del 1996 qualcosa andò storto e si ritrovò con un trasferimento forzato al Pentagono. Non sapeva il motivo dell’allontanamento dalla Casa Bianca, ma Monica voleva tornare a tutti i costi e iniziò a tempestare di telefonate l’unica persona che avrebbe potuto aiutarla. Quella persona era un uomo potente, un politico di fama mondiale, e fra loro c’era una strana confidenza. In realtà, Monica quell’uomo lo amava, ma quell’uomo non era un uomo qualsiasi. Quell’uomo era Bill Clinton.

Il Pentagono – Immagine di Touch Of Light condivisa con licenza CC BY-SA 4.0 via Wikipedia

I nastri di Linda Tripp e l’inizio del Sexgate

Al Pentagono, la Lewinsky fece amicizia con la collega più anziana Linda Tripp e, dopo mesi di piccoli accenni, le confessò della liaison col presidente. Le disse di aver praticato del sesso orale a Clinton in ben nove occasioni, dal novembre del 1995 al marzo del 1997, ma Linda era tutto fuorché un’amica e, in quello che lei giustifico come “di interesse sia della nazione sia di Monica”, a suo dire troppo coinvolta a livello emotivo, si rivolse all’agente letteraria Lucianne Goldberg, che le consigliò di registrare le conversazioni telefoniche con la Lewinsky.

Lucianne Goldberg nel 1998 – Immagine di John Mathew Smith condivisa con licenza CC BY-SA 2.0 via Wikipedia

A partire dal settembre del 1997, la Tripp mise in pratica il consiglio e collezionò una serie di nastri ricchi di dettagli sulla relazione fra Monica e Clinton. C’erano rendez-vous segreti, regali, promesse mai mantenute e un fantomatico vestito sporco dello sperma del presidente degli Stati Uniti d’America.

Linda Tripp – Immagine di pubblico dominio via Wikipedia

Sul fronte legale, gli avvocati della Jones stavano cercando di dimostrare che Clinton non era nuovo alle avances sessuali e Linda li informò dell’esistenza della Lewinsky. Quello che doveva essere un inaspettato asso nella manica, si rivelò un buco nell’acqua e, il 7 gennaio del 1998, Monica mentì sotto giuramento.

Monica Lewinsky nel 2015 – Immagine condivisa con licenza CC BY 2.0 via Wikipedia

Anche il presidente statunitense negò le accuse di una relazione inappropriata con l’ex stagista della Casa Bianca, ma Monica commise ancora una volta l’errore di confidarsi con la Tripp e, in una telefonata registrata, ammise che Clinton l’aveva istruita su come fornire una falsa testimonianza.

Michael Isikoff nel 2019 – Immagine di John Mathew Smith condivisa con licenza CC BY-SA 2.0 via Wikipedia

I tempi erano maturi e Linda sottopose i nastri al giornalista del Newsweek Michael Isikoff e all’avvocato indipendente Kenneth Star, che già stava investigando su Clinton per conto del Congresso. Il 17 gennaio lo scandalo del Sexgate divenne di pubblico dominio attraverso un articolo del sito Drudge Report, a cui fece seguito un pezzo del più autorevole Washington Post quattro giorni dopo, e, il 26 gennaio, Clinton si presentò dinanzi alle telecamere con la moglie Hillary al suo fianco.

«Lo ripeto: non ho avuto rapporti sessuali con quella donna. […] Non ho mai detto a nessuno di mentire, nemmeno una volta; mai. Queste accuse sono false e ho bisogno di tornare a lavorare per il popolo americano».

La famiglia Clinton alla Casa Bianca nel dicembre 1997 – Immagine di pubblico dominio via Wikipedia

Dal canto suo, la First Lady si schierò dalla parte del marito ed etichettò la storia della Lewinsky come una “vasta cospirazione di destra”.

Hillary Clinton nel 1993 – Immagine di pubblico dominio via Wikipedia

In effetti non aveva tutti i torti, perché il democratico Bill Clinton divenne il bersaglio dei repubblicani e il Sexgate si trasformò in una battaglia politica per rovesciare il presidente. I fotografi assediavano la casa di Monica ventiquattro ore su ventiquattro, i giornali andavano a caccia di nuovi dettagli e ogni giorno emergevano ex fidanzati o amici della Lewinsky in cerca di un momento di gloria.

Un giornale statunitense che fa riferimento al Sexgate – Immagine di Jeanne Renè condivisa con licenza CC BY-NC-SA 2.0 via Flickr

Kenneth Starr si dedicò anima e corpo alle indagini e pressò Monica per convincerla a testimoniare contro il suo ex amante. A differenza degli avvocati della Jones, a lui non importava di provare l’esistenza di una relazione extraconiugale di Clinton, che non rappresentava affatto un reato, anzi era un affare privato, ma corrompere una testimone e pilotare una falsa deposizione era passibile di impeachment.

Kenneth Starr nel 1998 – Immagine di pubblico dominio via Wikipedia

L’immunità di Monica e la controffensiva di Clinton

Riuscì nel suo intento solo il 28 luglio del 1998, quando, in cambio di una piena confessione e di tutti gli oggetti compromettenti, incluso il vestito macchiato, garantì a Monica la completa immunità. Grazie a un campione di sangue di Clinton, l’FBI decretò che lo sperma sull’abito della Lewinsky era del presidente e, per la prima volta dall’inizio dello scandalo, l’uomo più importante d’America dovette fare i conti con le sue menzogne.

Kenneth Starr (primo da sinistra) durante gli anni 90 – Immagine condivisa con licenza CC BY 3.0 via Wikipedia

Con Monica ormai dalla parte di Starr, Clinton giocò d’anticipo e, il 17 agosto, registrò per il Gran Giurì che stava investigando su di lui una dichiarazione in cui ammetteva la relazione. Ma Clinton era pur sempre un avvocato e con la dialettica negò di aver mentito sotto giuramento ai tempi del caso Jones. Per farla breve, in quell’occasione i legali dell’accusa avevano concordato una precisa definizione di “rapporto sessuale” a cui attenersi.

Ritratto ufficiale da presidente degli Stati Uniti d’America di Bill Clinton – Immagine di pubblico dominio via Wikipedia

La definizione era:

Una persona intraprende rapporti sessuali quando provoca contatti con i genitali, l’ano, l’inguine, il seno, l’interno coscia o le natiche di qualsiasi persona con l’intento di suscitare o gratificare il desiderio sessuale”.

Bill Clinton e Monica Lewinsky nello Studio Ovale nel febbraio del 1997 – Immagine di pubblico dominio via Wikipedia

A suo dire, il presidente non aveva mentito, perché era stato un soggetto passivo, che aveva ricevuto il piacere attraverso il sesso orale, ma, soprattutto, non aveva fatto nulla per ricambiare.

Manifestazione contro l’impeachment di Clinton fuori al Campidoglio nel dicembre 1998 – Immagine di Elvert Barnes condivisa con licenza CC BY-SA 2.0 via Wikipedia

L’Impeachment di Bill Clinton

La parola passò al Comitato Giudiziario della Camera, che, a fronte delle prove raccolte da Starr, l’8 ottobre del 1998, autorizzò l’impeachment. L’impeachment è una procedura giudiziaria prevista dalla costituzione statunitense e, se riconosciuti colpevoli di determinati reati, serve a rimuovere dai rispettivi incarichi governativi il presidente, il vice-presidente e altri alti funzionari.

A differenza di Nixon, che ai tempi del Watergate si era dimesso per sottrarsi all’impeachment, Clinton restò al suo posto e affrontò il processo

Con la Jones, invece, optò per un patteggiamento e, il 13 novembre del 1998, le riconobbe un risarcimento di 850.000 dollari.

Bill Clinton nel 1998 – Immagine di pubblico dominio via Wikipedia

Nelle battute preliminari, il Comitato Giudiziario ascoltò entrambe le parti interessate e mise ai voti i capi d’imputazione da ammettere al processo. Dei quattro presentati dall’accusa – ovvero, spergiuro per aver negato la relazione con Monica dinanzi al Gran Giurì, spergiuro per la falsa testimonianza nel caso Jones, abuso di potere e intralcio alla giustizia – passarono alla fase successiva solo il primo e l’ultimo.

Abito indossato dal giudice supremo William Rehnquist durante il processo di impeachment – Immagine di Matteo G. Bisanz condivisa con licenza CC BY-SA 3.0 via Wikipedia

Il 1998 volgeva al termine. Era stato un anno caldo, straripante di rivelazioni e scandali, ma qualcosa era cambiato. L’interesse mediatico per il Sexgate stava scemando, i repubblicani non erano più così convinti di poter rovesciare Clinton e gran parte delle donne americane si erano schierate dalla parte di Hillary, finendo per demonizzare la figura di Monica. In parole povere, tutti volevano che si tornasse alla normalità e che finisse quella specie di telenovelas imbastita attorno a un affare privato fra marito, moglie e amante.

Prima pagina del Congressional Record del 12 febbraio 1999, ultimo giorno del processo di impeachment – Immagine di pubblico dominio via Wikipedia

Il 12 febbraio del 1999 fu il giorno del giudizio. Sotto la presidenza del giudice William Rehnquist, 100 senatori furono chiamati a decidere sulle sorti di Clinton e si procedette alle votazioni di colpevolezza o non colpevolezza su ciascuno dei due capi d’imputazione. Secondo la procedura per destituire l’uomo più potente d’America era necessaria una maggioranza di due terzi, ma sullo spergiuro Clinton ottenne 55 voti a suo favore, mentre sull’intralcio alla giustizia incassò un 50 e 50.

Una seduta del processo di impeachment – Immagine di pubblico dominio via Wikipedia

Dopo anni di illazioni, scoop e colpi bassi a suon di sesso e politica, l’impeachment si risolse in un nulla di fatto. In seguito, Clinton e Hillary frequentarono un consulente matrimoniale per superare la questione delle scappatelle extraconiugali. Monica, invece, cercò in tutti i modi di togliersi da sotto i riflettori, ma la sua pseudo-relazione con Clinton l’aveva ormai resa una celebrità dell’immaginario collettivo a cavallo fra il XX e il XXI secolo.

Monica Lewinsky nel 2014 – Immagine di Mingle Media TV condivisa con licenza CC BY-SA 2.0 via Wikipedia

Chissà se, quando è entrata per la prima volta nella Stanza Ovale, sapeva che lei, una giovane tirocinante fresca di diploma, sarebbe diventata la coprotagonista di una grande scandalo sessuale. Possiamo immaginarla così. Monica bussò, Clinton le disse di entrare, ci fu uno scambio di sguardi, un sorriso, un accenno e… Galeotto fu il “Good morning, Mr. President”.

Fonti:

I grandi processi della Storia: il Sexgate e l’impeachment a Bill Clinton – The Daily Cases.

Sexgate, la storia vera dell’impeachment che ha travolto Monica Lewinski e Bill Clinton – GQ Italia.

Scandalo Monica Lewinsky: 20 anni fa Clinton confessava il Sexgate – Sky TG 24.

Clinton–Lewinsky scandal – Wikipedia inglese.

Monica Lewinsky – Wikipedia inglese.

Paula Jones – Wikipedia inglese.

Impeachment of Bill Clinton – Wikipedia inglese.


Pubblicato

in

da