“Chi apprende una lingua diventa plurilingue e sviluppa interculturalità. Le competenze linguistiche e culturali di ciascuna lingua vengono modificate dalla conoscenza dell’altra e contribuiscono alla consapevolezza interculturale, al saper essere e al saper fare…”
( Dal “Quadro comune di riferimento per le lingue: apprendimento insegnamento valutazione”)
Qualche settimana fa, abbiamo parlato della necessità di adottare una metodologia adeguata (Vedi l’articolo “L’importanza di adottare una metodologia adeguata”) e di quanto a volte ci si concentri di più sul risultato finale, o forse, meglio dire, “competere con gli altri” invece che focalizzarsi sul proprio obiettivo.

Oggi parliamo di bilinguismo vero e proprio, un argomento che senza dubbio attira l’attenzione di molti, ma che spesso diventa oggetto di falsi miti e pregiudizi. Essendo molto complesso, sarebbe troppo riduttivo esaurirlo solo in questo articolo. È nostra intenzione presentarvelo nella maniera più chiara e più semplice possibile.
Partiamo dall’inizio, cosa significa “Bilinguismo”? Se facciamo una ricerca veloce, capiamo subito che ci si riferisce all’abilità di utilizzare due o più lingue. Questa è la definizione che ci propone il dizionario Treccani:
“La capacità che ha un individuo, o un gruppo etnico, di usare alternativamente e senza difficoltà due diverse lingue.”
Da questa affermazione, si potrebbe essere indotti ad affermare: “Quindi solo le persone che parlano due lingue perfettamente sono bilingui!” Oppure “Per essere bilingui bisogna apprendere le due lingue nello stesso momento”.
Attenzione! Non funziona proprio così. Per chi volesse approfondire, può visitare il sito del nostro partner ufficiale, “Bilinguismo Conta – Trento” un servizio offerto dall’Università di Trento, nato per informare e promuovere il bilinguismo nella nostra società.
A questo proposito, è opportuno sottolineare quanto detto da François Grosjean, linguista e professore francese, il quale fornisce una definizione di bilinguismo che va oltre alla competenza linguistica:
“Il bilinguismo è l’uso di due (o più) lingue nella vita di tutti i giorni e non il sapere usare due o più lingue altrettanto bene e in modo ottimale (come pensano molti profani).” (Si veda questa intervista rilasciata dal Prof. Grosjean: https://www.francoisgrosjean.ch/interview_en.html; qui potete trovare la traduzione in lingua italiana).
Quando si parla di bilinguismo, è necessario andare oltre l’apparenza e valutare tutti gli aspetti che potrebbero influenzarlo. Esiste solo un tipo di bilinguismo? NO!
Una prima distinzione è quella tra “bilinguismo bilanciato” e “bilinguismo dominante”. Il primo si ha quando la competenza linguistica in entrambe le lingue raggiunge dei livelli simili. Al contrario, quando la persona bilingue in questione sembra esprimersi meglio in una lingua, invece che un’altra, si parla di “bilinguismo dominante”.
Un altro aspetto, solitamente trascurato, è quello temporale. Si ha un “bilinguismo simultaneo” quando le due lingue vengono apprese nei primi anni di vita e un “bilinguismo sequenziale” nel momento in cui la seconda lingua viene appresa solo dopo che sia stata acquisita la prima.
Se invece teniamo conto dell’aspetto sociale, si parlerà di “bilinguismo additivo”, quando l’apprendimento delle due lingue diventa complementare, comportando dei vantaggi di tipo cognitivo, sociale, relazionale; al contrario, nel momento in cui più che delle potenzialità, compare un indebolimento, allora si ha un “bilinguismo sottrattivo”. In questi casi, la prima lingua, non offre delle risorse, a volte viene di conseguenza persa.
Inoltre, parlando di bilinguismo è opportuno considerare l’ambito legato alla relazione.
La relazione non solo riveste un ruolo fondamentale per il bambino, ma conoscere l’intercultura (intesa come occasione per conoscere, collaborare e cooperare, per decentrarsi dal sé e approssimarsi agli altri in modo naturale e spontaneo) è importante tanto quanto costruirla. Iniziare presto con la pratica del bilinguismo o con l’introduzione di una lingua straniera è importante poiché diviene uno strumento per interagire, costruire relazioni per capire e farsi capire.
Apprendere i primi elementi di un’altra lingua comunitaria orale è un’operazione importante e delicata. Ogni lingua differente da quella madre, oltre ad essere un mezzo per comunicare, contribuisce a formare una più ricca visione del mondo: è il primo passo per conoscere e costruire intercultura e aprire gli orizzonti della nostra mente.
Avendo parlato più volte di Elena, dei suoi progressi riguardanti e, in particolar modo allo sviluppo del linguaggio, era doveroso fare un’introduzione di questo tipo. Come è stato già detto, lo spazio a nostra disposizione non ci permette di andare oltre. Nei prossimi articoli continueremo ad approfondire il tema del bilinguismo e ci focalizzeremo su pregiudizi che anche Federica ed Elena hanno provato sulla loro pelle.
Articolo a cura di Haidi Segrada e Federica Mascheroni