Beatrice Portinari: era lei la Musa di Dante Alighieri?

Apparve vestita di nobilissimo colore, umile e onesto, sanguigno, cinta e ornata a la guisa che a la sua giovanissima etade si convenia. In quello punto dico veracemente che lo spirito de la vita, lo quale dimora nella secretissima camera de lo cuore, cominciò a tremare sì fortemente, che apparia ne li menimi polsi orribilmente; e tremando disse queste parole: «Ecce deus fortior me, qui veniens dominabitur».”

Ecco un dio più forte di me, che al suo arrivo mi dominerà

Dante incontra Beatrice – Immagine di pubblico dominio via Wikipedia

È così che, nella Vita Nuova, Dante Alighieri ci racconta il suo primo incontro con Beatrice, una delle figure femminili più celebri della letteratura. Lui ha 9 anni; lei 8 e quattro mesi. Nella Firenze medievale è un giorno di festa del 1274 e “d’allora innanzi”, scrive Dante, “Amore segnoreggiò la mia anima”.

Dante Alighieri – Immagine di pubblico dominio via Wikipedia

Beatrice è la musa per antonomasia, la donna-angelo che purifica e nobilita l’animo del poeta. Lui è la penna, nient’altro che un semplice intermediario; lei è l’arte, l’ispirazione, l’essenza del divino.

Dante e Virgilio nella Divina Commedia – Immagine di pubblico dominio via Wikipedia

Nel film Il Postino, Pablo Neruda dice al personaggio di Massimo Troisi:

«Le Beatrici suscitano amori sconfinati»

Una suggestione, nata settecento anni fa, che è giunta ai giorni nostri con un fascino che non ha eguali.

Ma, allora, chi è Beatrice, questo angelo dalle sembianze femminili che ha ispirato a Dante alcune delle opere più belle della letteratura mondiale?

Cesare Saccaggi, Dante e Beatrice in giardino, 1903 – Immagine di pubblico dominio via Wikipedia

Per rispondere a questa domanda possiamo analizzare la Beatrice dei testi danteschi, però bisogna specificare che la fonte principale dell’amore fra Dante e Beatrice è Dante stesso. Non possiamo sapere dove e quando inizi la finzione. Sta a ognuno di noi scegliere quanto credere alle parole del Sommo Poeta.

Dante Alighieri in un affresco di Luca Signorelli – Immagine di JoJan condivisa con licenza CC BY-SA 3.0 via Wikipedia

La Beatrice letteraria

Nella Vita Nuova, un’autobiografia in prosimetro scritta fra il 1292 e il 1294, Dante racconta del suo primo incontro con una bambina di nome Beatrice. Sono coetanei, ma, anche se ha solo nove anni, il poeta rimane abbagliato dalla sua bellezza, di aver incontrato qualcuno in grado dominare il suo cuore.

Domenico di Michelino, Dante ed i tre regni, 1465 – Immagine di pubblico dominio via Wikipedia

È un giorno di festa della primavera del 1274 e dovranno passare altri nove anni prima che possa rivederla, perché Beatrice cresce ed entra in età da marito, un lasso di tempo in cui i genitori fiorentini preferiscono che le figlie nubili escano il meno possibile. Nel frattempo, nel 1277, gli Alighieri e i Donati si accordano per un matrimonio combinato fra i loro giovani rampolli, Dante e Gemma, che convolano a nozze in una data compresa fra 1283 e il 1285.

Dante in un particolare di un dipinto di Raffaello Sanzio – Immagine di pubblico dominio via Wikipedia

Ma il poeta non si è dimenticato di Beatrice e nel 1283…

Avvenne che questa mirabile donna apparve a me vestita di colore bianchissimo […] e passando per una via, volse li occhi verso quella parte ov’io era molto pauroso, e per la sua ineffabile cortesia […] mi salutoe molto virtuosamente, tanto che me parve allora vedere tutti li termini de la beatitudine”.

Henry Holiday, Dante incontra Beatrice al ponte Santa Trinita, 1883 – Immagine di pubblico dominio via Wikipedia

Dopo nove anni, Beatrice incontra Dante e lo saluta; un gesto che, per il poeta, è sinonimo di salvezza. Il suo amore è rimasto immutato, ma Beatrice è sposata e ha paura che se le dedicasse dei versi potrebbe comprometterne la reputazione. L’unica soluzione è depistare le malelingue con le cosiddette donne dello schermo, ovvero fingere di corteggiare altre dame per salvaguardare la vera protagonista del suo amore.

L’espediente funziona solo in parte, perché Beatrice si risente del gesto e gli toglie il saluto

Beatrice in un dipinto di Marie Spartali Stillman – Immagine di pubblico dominio via Wikipedia

Dante soffre e si dispera, cerca una soluzione e si convince che il fine della sua poesia non deve essere il ricevere qualcosa in cambio – in questo caso il saluto – ma la semplice lode della musa.

Dante Alighieri – Immagine di pubblico dominio via Wikipedia

Nel 1289, il padre di Beatrice muore e, come consuetudine, le donne si raccolgono in una stanza per piangere e pregare intorno alla bara. Gli uomini, invece, devono restare fuori e, quando alcune dame escono, Dante le sente parlare di quanto sia affranta Beatrice. Il dolore lo soffoca e inizia a piangere anche lui. Vorrebbe entrare, parlarle, consolarla, ma non può.

Dante Gabriele Rossetti, Il sogno di Dante al momento della morte di Beatrice, 1871 – Immagine di pubblico dominio via Wikipedia

A questo evento fa seguito, l’8 giugno del 1290, la prematura scomparsa di Beatrice, e Dante si prefigge di scrivere di lei “quello che mai non fue detto d’alcuna”. Si rivedranno solo nel suo viaggio ultraterreno nella Divina Commedia, quando, proprio come da bambino, il Sommo Poeta rimarrà sopraffatto dalla comparsa di Beatrice.

Beatrice appare a Virgilio all’inizio dell’Inferno in un’illustrazione di Gustave Doré – Immagine di pubblico dominio via Wikipedia

Beatrice “Bice” Portinari

La controparte storica della Beatrice letteraria è Beatrice Portinari, detta Bice, per la quale abbiamo pochissime notizie biografiche e la sua identificazione con la musa dantesca non è certa.

Stemma della famiglia Portinari – Immagine di Sailko condivisa con licenza CC BY-SA 2.5 via Wikipedia

Beatrice Portinari nasce a Firenze fra il 1265 e 1266, da Folco Portinari e Cilia di Gherardo Caponsacchi. I Portinari sono una famiglia di ricchi mercanti fiorentini che abita nello stesso sestiere degli Alighieri. Suo padre è un uomo attivo nella politica della città: ottiene la carica di priore nel sestiere di porta San Pietro nel 1282, nel 1285 e nel 1287 e, fra il 1285 e il 1286, fonda l’ospedale di Santa Maria Nuova. In una data sconosciuta, entro il 1280, Folco dà in sposa Bice a Simone de’ Bardi, detto Mone, l’esponente di un’altra grande famiglia fiorentina, i Bardi.

Dante Gabriel Rossetti, particolare del Saluto di Beatrice, 1859-1863 – Immagine di pubblico dominio via Wikipedia

Conosciamo queste informazioni grazie agli unici due documenti in cui compare il nome di Beatrice. Il primo è il testamento di Folco Portinari, datato 15 gennaio del 1288, in cui dispone una dote di 800 fiorini a ciascuna delle sue quattro figlie nubili – Vanessa, Fia, Margherita e Castoria – e solo 50 fiorini a Bice, perché già sposata con il cavaliere Simone de’ Bardi. Il secondo, invece, è un atto notarile del 1280, dove Mone de’ Bardi cede alcuni terreni al fratello Cecchino, specificando il consenso di sua moglie Bice.

Presunto ritratto di Folco Portinari – Immagine di pubblico dominio via Wikipedia

Dell’infanzia, dell’adolescenza e della vita matrimoniale di Beatrice non sappiamo altro, tranne che muore giovanissima, probabilmente a 24/25 anni, forse per le complicazioni di un parto. A tal proposito esiste un documento del 1313 che cita il matrimonio fra la figlia di Mone de’ Bardi, Francesca, e un tale Francesco Pierozzi Strozzi, ma non viene specificato se la madre della giovane sposa sia Beatrice o la seconda moglie di Simone.

Lo stemma della famiglia Bardi – Immagine di Sailko condivisa con licenza CC BY 3.0 via Wikipedia

Secondo la tradizione, Beatrice è sepolta nella cappella dei Portinari a Santa Margherita dei Cerchi, il presunto luogo del secondo incontro con Dante, ma è impossibile stabilire se le sue spoglie mortali si trovino lì, ed è anche ipotizzabile che riposi nella cappella della famiglia del marito nella chiesa di Santa Croce.

La lapide di Beatrice nel presunto luogo di sepoltura della chiesa Santa Margherita dei Cerchi a Firenze – Immagine di V1adis1av condivisa con licenza CC BY-SA 4.0 via Wikipedia

Le testimonianze di Pietro Alighieri e Giovanni Boccaccio

A giudicare da questa breve biografia, gli unici elementi in comune fra la Beatrice storica e quella della Vita Nuova sono il nome, la città di Firenze, il fatto che fosse sposata e che sia morta giovane.

Ma, allora, come si è arrivati a identificare la musa dantesca con la figlia di Folco Portinari?

Dante e Beatrice – Immagine di pubblico dominio via Wikipedia

Il primo accenno è del 1324. Nel commentare la Divina Commedia, lo scrittore Graziolo Bambaglioli – nato nel 1291, quindi un quasi contemporaneo di Dante – fa riferimento alla reale esistenza di Beatrice, ma senza aggiungere alcuna nozione biografia.

Dante e Beatrice in Paradiso – Immagine di pubblico dominio via Wikipedia

L’identità di Bice Fattorini salta fuori solo con Giovanni Boccaccio e Pietro Alighieri, il figlio di Dante e Gemma Donati. Boccaccio conferma il matrimonio con Simone de’ Bardi e la morte prematura della ragazza, ma aggiunge anche altri particolari, inclusa un’inedita versione del primo incontro fra il poeta e la sua musa.

Folco Portinari […] il primo dì di maggio aveva i circustanti vicini raccolti nella propria casa a festeggiare, infra li quali era già il nominato Alighieri. Al quale, si come i fanciulli piccoli […] sogliono li padri seguire, Dante, il cui nono anno non era ancora finito, seguito avea. Era intra la turba de’ giovinetti una figliuola del sopradetto Folco, il cui nome era Bice, […] la cui età era forse d’otto anni, leggiadretta assai secondo la sua fanciullezza. […] Aveva le fattezze del viso delicate molto e ottimamente disposte, e piene, oltre alla bellezza, di tanta onesta vaghezza, che quasi un angioletto era reputata da molti. Costei adunque […] comparve in questa festa, non credo primamente, ma prima possente ad innamorare, agli occhi di Dante: il quale, ancora che fanciul fosse, con tanta affezione la bella immagine ricevette nel cuore, che da quel giorno innanzi, mai, mentre visse, non se ne dipartì”.

Giovanni Boccaccio – Immagine di pubblico dominio via Wikipedia

Boccaccio afferma di aver scoperto la verità su Bice attraverso una parente stretta dei Portinari, ma ci è impossibile risalire all’identità di questa fonte. La sua testimonianza, però, è datata al 1363, e negli anni precedenti sappiamo che ha avuto contatti con tutte le tre famiglie coinvolte: fra il 1327 e il 1328 ha lavorato presso un banco dei pegni dei Bardi, nel 1350 ha incontrato la figlia di Dante, Antonia Alighieri, e in passato suo padre è stato un socio in affari di Folco Portinari.

William Bell Scott, Boccaccio fa visita alla figlia di Dante, olio su tela – Immagine di pubblico dominio via Wikipedia

Anche Pietro Alighieri è dello stesso avviso e, nel commentare la Commedia del padre – una testimonianza del tutto indipendente da quella di Boccaccio – scrive:

Poiché si nomina qui per la prima volta Beatrice, della quale si parla tanto, soprattutto nella cantica del paradiso, bisogna premettere che una donna chiamata Beatrice, appartenente al casato dei Portinari, e insigne per costumi e bellezza, visse a Firenze al tempo di Dante, e di lei il Poeta fu innamorato in vita, celebrandola con molte liriche, e alla sua morte ne innalzò il nome alle stelle facendone nel suo poema l’allegoria della teologia”.

Statua di Dante e Beatrice – Immagine di Marimari52 condivisa con licenza CC BY-SA 4.0 via Wikipedia

Ma se due figure molto vicine a Dante e alla famiglia Portinari ci hanno tramandato che la Beatrice letteraria è Bice Fattorini, perché ci sono ancora dubbi sull’identificazione?

Beatrice in un dipinto ottocentesco – Immagine di pubblico dominio via Wikipedia

Il significato letterario di Beatrice

Nel 1870, il padre della storiografia letteraria italiana, Francesco De Sanctis, ha espresso questo pensiero:

Beatrice è più simile a un sogno, a un fantasma, a un ideale celeste […]. Uno sguardo, un saluto è tutta la storia di questo amore. Beatrice morì angiolo, prima che fosse donna, e l’amore non ebbe tempo di divenire una passione. Come si direbbe oggi, rimase un sogno e un sospiro”.

Francesco De Sanctis – Immagine di pubblico dominio via Wikipedia

Il problema, come sottolinea De Sanctis, è che Beatrice è prima di tutto una figura letteraria e lo stesso Dante è uno stilnovista, che si rifà ai canoni dell’amor cortese, ma sostituendo gli elementi sensuali e carnali tipici della tradizione provenzale con la pura contemplazione della donna-angelo. Dietro la Vita Nuova e la Divina Commedia c’è tutto un simbolismo allegorico che mette in risalto una domanda diversa da Chi è Beatrice? La domanda fondamentale è Cosa rappresenta Beatrice?

Beatrice in un dipinto di William Dyce – Immagine di pubblico dominio via Wikipedia

Di Bice Fattorini non possiamo essere certi che Dante l’abbia incontrata per davvero, che si siano visti per la prima volta a nove anni, per la seconda volta a diciotto e che lei gli abbia concesso quel tanto celebre saluto. Anche l’espediente delle “donne schermo” è un topos tipico dell’amor cortese, e l’identificazione in sé potrebbe anche trattarsi di una semplice associazione con una tale Beatrice vissuta a Firenze ai tempi di Dante e morta giovane.

Andrea Pierini, Dante legge la Divina Commedia alla corte di Guido Novello, 1850 – Immagine di pubblico dominio via Wikipedia

È interessante notare che, nel XII secolo, il poeta provenzale Raimbaut de Vaqueiras scrisse una canzone per la cugina dell’imperatore Federico Barbarossa, Beatrice di Monferrato, con la penultima strofa che inizia così:

Tanto gentile sboccia
per tutta la gente Donna Beatrice,
e cresce il vostro valore

Versi che ricordano vagamente l’incipit di un celebre sonetto scritto da Dante circa cento anni dopo:

Tanto gentile e tanto onesta pare
la donna mia, quand’ella altrui saluta

Raimbaut de Vaqueiras – Immagine di pubblico dominio via Wikipedia

Dante conosceva i poeti provenzali e la suggestione che possa aver preso spunto da loro per costruire la sua donna-angelo c’è, ma non è nemmeno impossibile che alla base di Beatrice ci sia davvero una persona in carne e ossa. Forse Dante ha enfatizzato qualcosa, magari la donna in questione era davvero Bice Fattorini… Fra gli studiosi il dibattito è ancora aperto ed è difficile giungere a una conclusione definitiva.

Giorgio Vasari, Sei poeti toscani (da destra: Cavalcanti, Dante, Boccaccio, Petrarca, Cino da Pistoia e Guittone d’Arezzo), 1544 – Immagine di pubblico dominio via Wikipedia

L’unica certezza è che, realtà o finzione che sia… Galeotto quell’incontro, perché, da allora, e attraverso Beatrice e quella promessa, col senno di poi mantenuta, di scrivere di lei “quello che mai non fue detto d’alcuna”, la letteratura italiana, medievale, di tutto il mondo, di ogni epoca, non fu più la stessa.

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