Le immagini sono spesso più potenti di molte parole, e la nuova opera di Banksy interpreta in modo ancora una volta unico il dramma dei migranti siriani, in fuga dall’orrore della guerra e dai bombardamenti dell’ISIS ma anche di Russia e Francia. Le opere sono state realizzate a Calais, sede di un campo per i rifugiati, che viene soprannominata “la giungla”. Oggi ci sono circa 7.000 migranti e rifugiati che abitano il campo, la maggior parte provenienti dalla Siria, dall’Afghanistan e dall’Eritrea.
Il suo pezzo più provocatorio raffigura uno degli innovatori più prolifici del nostro tempo, Steve Jobs, mentre porta con sé il Mac e un sacco con oggetti personali. Jobs, che è bene ricordare essere una delle menti più amate, apprezzate e idolatrate del nostro secolo, è figlio di un immigrato siriano, arrivato negli Stati Uniti dopo la seconda guerra mondiale. Accanto al disegno sono stati scritti alcuni graffiti che affermano “Nessuno merita di vivere in questo modo“.
Contravvenendo alla norma, Banksy ha rilasciato una dichiarazione: “Siamo spesso portati a credere che la migrazione sia un salasso per le risorse del paese ospitante, ma Steve Jobs era il figlio di un immigrato siriano. Apple oggi è l’azienda più redditizia del mondo, che paga oltre 7 miliardi di dollari l’anno in tasse divisi in molti paesi, ed esiste soltanto perché hanno permesso a un giovane originario di Homs (una città siriana) di vivere negli Stati Uniti”.
Sopra un altro muro lungo il porto francese è stato trovato un graffiti una re-interpretazione della famosa Zattera della Medusa di Theodore Gericault con, a differenza dell’originale, uno yacht di lusso al posto del veliero.