Bandito Messicano o avventuriero Irlandese: chi fu il vero Zorro?

Dimenticate Batman: non fu lui il primo cavaliere mascherato, interamente vestito di nero, che riusciva a combattere l’ingiustizia senza l’aiuto di superpoteri, ma soltanto grazie al costante allenamento e a una volontà di ferro.

La prima uscita di Batman

Fonte immagine: Wikipedia/Giusto Uso

Prima di Batman, l’Uomo Pipistrello, era nato Zorro, la Volpe: il primo giustiziere mascherato. Mentre Batman combatte il crimine nella cupa Gotham City, grazie anche ad armi e mezzi futuristici, Zorro difende i diritti dei più deboli e degli sfruttati nell’assolata California ancora governata dagli spagnoli, usando le sue capacità atletiche, una spada e una frusta, e facendo affidamento sul suo destriero Tornado.

Gli autori di Batman (pubblicato per la prima volta nel 1939) danno un piccolo indizio su una delle loro tante fonti di ispirazione: quando il piccolo Bruce Wayne assiste all’omicidio dei suoi genitori, era appena uscito da un cinema dove proiettavano proprio Il Segno di Zorro, il film del 1920 con Douglas Fairbanks.

Immagine di Pubblico Dominio

La bat-caverna e la bat-mobile rammentano la grotta, collegata all’abitazione, dove Zorro tiene il fido Tornado, mentre il suo fedele servo Bernardo non ha il fare aristocratico del maggiordomo di Batman, Alfred Pennyworth, ma svolge praticamente le stesse funzioni.

Bob Kane, ideatore di Batman

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Zorro – nome di battaglia del finto-tonto Don Diego de la Vega – può essere considerato il capostipite di una lunga serie di supereroi: nacque nel 1919 dalla penna di Johnston McCulley, che pubblicò su una rivista, a puntate, il romanzo breve La maledizione di Capistrano, poi re-intitolato Il segno di Zorro.

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Per il suo eroe, McCulley trasse probabilmente ispirazione da personaggi realmente esistiti: Joaquin Murrieta o, forse, William Lamport.

Joaquin Murrieta

Già il soprannome di Joaquin Murrieta (1829-1853), Robin Hood messicano, lascia intendere la sua controversa fama:

Feroce bandito o eroico patriota?

Quello che è certo, è che la vita di Murrieta non fu certo facile: non si sa molto di lui prima del suo arrivo in California, probabilmente nel 1849, in quegli anni in cui la scoperta dell’oro faceva contendere il territorio tra Messico e Stati Uniti. Cercava oro e fortuna Murrieta, insieme alla moglie e, forse, a un fratellastro, quando un gruppo di minatori americani decisero che i tre messicani se la cavavano fin troppo bene: picchiarono Joaquin, stuprarono la moglie e forse linciarono il fratellastro.

Dopo questo episodio, Murrieta divenne uno dei banditi più temuti della California: insieme alla sua banda si dedicò al commercio illegale di cavalli, ma si vendicò anche di quegli incauti cercatori d’oro che avevano attaccato la sua famiglia. Ne uccise almeno sei, mentre razziava le carovane e gli insediamenti dei coloni. Divenne così pericoloso che la neonata California statunitense, entrata a far parte degli USA nel 1850, costituì i California State Rangers, per dare la caccia a lui e ad altri quattro “Joaquin”, tutti temuti fuorilegge di origine messicana.

La testa di Murrieta, visibile pagando 1 dollaro

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I Rangers portarono la testa di Murrieta, conservata nell’alcol, come prova della sua morte (per riscuotere la taglia di 1000 dollari), ma a una ventina d’anni di distanza, il nome di Joaquin Murrieta divenne leggenda: secondo alcuni non era affatto morto, mentre altri sostenevano di averlo incontrato quando era ormai anziano.

Nacque così il mito di Murrieta, che divenne il simbolo della resistenza messicana al dominio anglo-americano della California

Secondo i suoi discendenti, Murrieta era un patriota che “voleva recuperare la parte di Messico persa con il trattato di Guadalupe Hidalgo” (che pose fine alla guerra messicano-statunitense).

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Andando ancora più indietro nel tempo, quando il Messico era una colonia spagnola, un altro tipo di eroe visse una vita così avventurosa da aver forse ispirato il personaggio di Zorro, almeno secondo il paleografo italiano Fabio Troncarelli.

William Lamport

William Lamport (1611-1659), che poi assunse il nome di Guillén Lombardo, era un personaggio fuori dall’ordinario: un irlandese cattolico, così istruito da parlare almeno 14 lingue, costretto a scappare da Londra perché accusato di sedizione. Arrivato in Spagna, prima divenne un pirata e poi entrò al servizio del Re Filippo IV. William Lamport – Guillén Lombardo, che non doveva essere uno stinco di santo, perse il favore del primo ministro spagnolo dopo aver concepito un figlio con un’aristocratica.

Fu esiliato in Messico dove continuava a servire segretamente il governo spagnolo come spia

Intanto si dedicava ad altre attività: dava lezioni di latino, si occupava di astrologia ed esercitava il mestiere di guaritore, mentre insidiava più di una nobildonna spagnola. Secondo alcuni documenti dell’Inquisizione, che poi lo condannerà, Guillén era un rivoluzionario che voleva liberare gli schiavi nativi e il Messico, per il quale voleva l’indipendenza. Cento anni prima della Rivoluzione Francese, Guillén Lombardo stilò una dichiarazione d’indipendenza delle Indie, nella quale si parlava di uguaglianza razziale, pari opportunità, riforma terriera, anche se, sotto sotto, la sua aspirazione era probabilmente quella di diventare Re del Messico.

L’Inquisizione, ovviamente, non poteva tollerare un personaggio così pericoloso, e nel 1642 lo arrestò e condannò a 10 anni di prigione. Dopo otto anni riuscì a fuggire, ma la sua libertà durò solo due giorni, durante i quali non rimase con le mani in mano: a Città del Messico, col favore della notte, affisse dei manifesti contro l’Inquisizione. Nel 1659, per potersi alla fine liberare dell’uomo che era stato soprannominato Zorro, l’Inquisizione lo condannò per eresia, colpa che doveva essere punita con il rogo.

Leggenda narra che l’indomabile avventuriero riuscì a liberarsi dalle corde che lo legavano, e abbia preferito strangolarsi da solo

La storia di Guillén Lombardo secondo Fabio Troncarelli

Joaquin Murrieta o Guillén Lombardo: chi era il vero Zorro?

Entrambi, o nessuno dei due, che importanza può avere? Ciò che conta, indipendentemente dal giudizio storico sulle loro vite (fuorilegge o eroi?), è la loro leggendaria resistenza a soprusi e ingiustizie che può, ancor oggi, insegnare molto a chi le legge.

Annalisa Lo Monaco

Lettrice compulsiva e blogger “per caso”: ho iniziato a scrivere di fatti che da sempre mi appassionano quasi per scommessa, per trasmettere una sana curiosità verso tempi, luoghi, persone e vicende lontane (e non) che possono avere molto da insegnare.