August Landmesser: la Vera Storia dell’Uomo che Sfidò Hitler

La fotografia, intesa come forma di comunicazione, ha il pregio dell’immediatezza, ovvero la capacità di mostrare un aspetto della realtà che magari passerebbe sotto silenzio in un’esposizione scritta. Come nel caso dell’uomo che rimane a braccia conserte, in mezzo a una folla di persone che alza il braccio per salutare Hitler. Se in quel preciso momento non ci fosse stato un fotografo, chiamato a immortalare una folla entusiasta per l’improvvisa e inaspettata presenza del führer, la vicenda di August Landmesser sarebbe rimasta sconosciuta. La sua è invece una storia che merita di essere raccontata, non solo per rendere onore a un uomo che ha combattuto una battaglia personale contro il nazismo, ma anche a chissà quante altre persone senza nome che, come lui, non si sono arrese all’ingiustizia e alla sopraffazione.

La storia di August Landmesser può essere raccontata proprio a partire da quella fotografia, ritrovata solo nel 1991, che testimonia visivamente la sua volontà di non rendere omaggio a Hitler: è l’unica persona, in mezzo a una folla apparentemente entusiasta, a non alzare il braccio nel consueto saluto nazista. Tra tutti quegli uomini ci sarà stato probabilmente qualcuno che avrebbe fatto a meno di mostrarsi così fervidamente nazista, ma la certezza di pagare a caro prezzo un gesto di ribellione come quello di Landmesser era un ottimo motivo per non prenderlo nemmeno in considerazione.

August Landmesser invece rimane così, a braccia conserte, perché ha già sperimentato personalmente la violenza delle leggi naziste, e il suo non è solo un gesto di ribellione, ma anche un atto d’amore nei confronti della donna che ama, che ha la colpa di essere ebrea.

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In realtà Landmesser è uno di quei tedeschi che si è adeguato, per necessità e non per convinta fede politica, a come vanno le cose nella Germania nazista: nel 1931 prende la tessera del partito nazionalsocialista, perché ha bisogno di lavorare e quello è l’unico modo per trovare un’occupazione. Nel 1934 però ci si mette di mezzo l’amore.

August incontra Irma Eckler e subito se ne innamora: il particolare che lei fosse ebrea non impedisce all’uomo di progettare un futuro insieme, di pensare al matrimonio e dei figli. August e Irma si sposano nel 1935, nello stesso anno nasce una bambina, Ingrid, e la vita potrebbe scorrere serenamente, come in qualsiasi famiglia unita da un amore profondo. Purtroppo però il regime nazista assume quei contorni sempre più aberranti che avrebbero portato, nel giro di un decennio, allo sterminio di milioni di persone. Il 15 settembre del 1935 entrano in vigore le Leggi di Norimberga, emanate per la “protezione del sangue e dell’onore tedesco” (ma non solo).

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August Landmesser:

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Ecco che il matrimonio di August e Irma non è più valido, e le piccole Ingrid e Irene (nata nel 1937) non possono assumere il cognome del padre, ma devono prendere quello della madre.

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Quella non è l’unica conseguenza: Landmesser, accusato di ‘disonorare la razza’, viene espulso dal partito e addirittura incarcerato. Lo rilasciano dopo poco, a patto che tronchi la disdicevole relazione con una donna ebrea. Nel 1937 i Landmesser tentano di lasciare la Germania, cercando rifugio in Danimarca, ma non riescono a passare la frontiera. Nel 1938, Landmesser paga a caro prezzo quella sua ostinazione a considerare Irma sua moglie, a volere una famiglia sporcata da sangue ebreo. Per la legge nazista diventa di fatto un oppositore del Reich e viene condannano a 30 mesi di lavori forzati, da scontare in un campo di concentramento.

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August non poteva sapere, al momento dell’arresto, che non avrebbe più rivisto sua moglie, la donna che tanto amava, subito prelevata dalla Gestapo e rinchiusa prima nel campo di concentramento di Amburgo, e poi trasferita in due lager femminili, Oranienburg e Ravensbruck. La sua vita si conclude, forse il 28 aprile 1942, in un istituto sanitario dove i malati mentali, sistematicamente eliminati, smettevano di rappresentare un problema per la Germania.

La primogenita Ingrid viene affidata alla nonna paterna, mentre Irene è inizialmente mandata in orfanotrofio, e poi affidata a dei parenti. Le bambine comunque, visto il sangue per metà ebreo, peregrinano tra parenti e amici disposti a nasconderle, fino alla caduta del regime nazista.

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Landmesser viene teoricamente scarcerato nel gennaio del 1941, ma deve continuare a lavorare forzatamente per un’azienda tedesca. Finché nel 1944, quando l’esercito tedesco ha un disperato bisogno di soldati, viene arruolato nella Wehrmacht e assegnato al 19° Battaglione penale di fanteria, composto da militari condannati dalla corte marziale e da criminali comuni. Finisce in Croazia, da dove non tornerà più nemmeno il suo corpo: viene ufficialmente dichiarato disperso in combattimento, circa sei mesi prima della resa della Germania.

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La fotografia fu quasi certamente scattata il 13 giugno 1936, in occasione della cerimonia di inaugurazione della nave scuola della Marina Militare tedesca, la Horst Wessel, quando Landmesser ancora aveva una vita normale: un lavoro nel cantiere navale Blohm + Voss e una famiglia come tante altre, però già perseguitata dalle aberranti leggi razziali.  L’immagine viene esposta, nel 1991, in un centro di documentazione di Berlino. Sono le figlie a riconoscere (anche se non c’è la certezza assoluta) in quell’uomo a braccia conserte il proprio padre, e a raccontare quella storia d’amore, resistenza e sopraffazione, conclusasi poi così tragicamente.

August e Irma sono dichiarati ufficialmente morti nel 1949. Nel 1951 il municipio di Amburgo fa ammenda e riconosce il matrimonio di August Landmesser e Irma Eckler. Ingrid decide di mantenere il cognome della madre, mentre Irene prende quello del padre.

Quella fotografia, quell’uomo a braccia conserte, raccontano meglio di tante parole il valore del coraggio, della dignità e dell’Amore, una forza che “move il sole e le altre stelle”, ovvero la vita stessa.

Annalisa Lo Monaco

Lettrice compulsiva e blogger “per caso”: ho iniziato a scrivere di fatti che da sempre mi appassionano quasi per scommessa, per trasmettere una sana curiosità verso tempi, luoghi, persone e vicende lontane (e non) che possono avere molto da insegnare.