Audrey Munson non è un nome di fama mondiale, ma durante un breve periodo della sua vita fu una vera e propria star, icona di una bellezza classica e musa per artisti di fama internazionale. Forse potreste riconoscere il suo volto passando per qualche via di New York, magari di fronte alla figura dorata di Adolph Weinman, in cima al Manhattan Municipal Building, oppure alla statua in pietra sulla New York Public Library sulla Fifth Avenue, monumenti eterni alla sua bellezza che però non raccontano la drammatica storia della sua vita.
Sotto, il video racconto dell’articolo sul canale Youtube di Vanilla Magazine:
Audrey nacque nel 1891 a Rochester, e divenne in gioventù la modella preferita degli scultori Isidoro Konti, Daniel Chester French, Gertrude Vanderbilt Whitney e molti altri. Giunta all’età di 30 anni, la Munson si trovò disoccupata e tentò il suicidio, finendo reclusa in un ospedale psichiatrico.
Non ne uscirà mai più
La sua longevità fu una punizione (raggiunse i 104 anni) solo per ricordarle, nella sua completa solitudine, quanto fosse stata famosa come “Miss Manhattan” e quanto invece fosse attualmente una diva dimenticata.
Secondo il racconto della donna, quando aveva cinque anni si fece predire il futuro dalla zingara “Regina Elza”. Le disse:
“Sarai amata e famosa, ma quando penserai che la felicità sarà garantita, i frutti del Mar Morto si trasformeranno in cenere nella tua bocca. Tu, che potresti buttar via migliaia di dollari come un capriccio, vorrai un soldo. Tu, che prenderai in giro l’amore, cercherai l’amore senza trovarlo. Sette uomini ti ameranno. Sette volte sarai condotta all’altare dall’uomo che ti ama ma non ti sposerai mai“.
Audrey Munson pensò sempre a questo racconto come a una maledizione
I genitori di Audrey divorziarono quando lei aveva otto anni, e la piccola rimase a vivere con la madre. All’età di 17 anni le due donne si trasferirono a New York, e la ragazza aveva l’aspirazione di diventare un’attrice o una corista. La sua figura aggraziata, il viso simmetrico con zigomi cesellati, la sopracciglia alte, la mascella mandorlata, il naso neoclassico perfettamente dritto e gli occhi grigio-azzurri vennero individuati per la prima volta dal fotografo Felix Benedict Herzog. Herzog la invitò immediatamente a posare per lui nel suo studio nel Lincoln Arcade Building.
Quel set fotografico fu la porta per la fama, che le consentì di diventare la prima top-model americana. Herzog la presentò all’élite del mondo dell’arte, e presto molti artisti iniziarono a richiederla come modella per il proprio lavoro. Fu lo scultore Isidoro Konti che per primo le chiese di posare nuda, spiegando a lei e alla madre che per gli artisti non fa molta differenza se la modella è nuda o vestita, perché questi vedono solo il proprio lavoro. Queste parole convinsero la madre, e Audrey posò senza veli. Successivamente, ogni artista famoso voleva la ragazza in posa per sé.
Da Miss Manhattan a Panama-Pacific girl
Nel 1915 la Munson fece da modella per oltre i 3/5 delle sculture esposte alla Panama-Pacific International Exposition, la Fiera Mondiale che si svolse a San Francisco, guadagnandosi il soprannome di “Panama-Pacific Girl”.
Sotto, Star Maiden, di Alexander Stirling Calder, realizzata per la Panama Pacific e raffigurante Audrey. Fotografia di pubblico dominio via Wikipedia:
Nello stesso anno Audrey ricevette il suo primo ruolo nel film muto Inspiration, la cui trama si articolava attorno a uno scultore alla ricerca della modella perfetta, una pellicola ad oggi considerata perduta e in cui viene mostrata integralmente nuda, la prima attrice americana in assoluto. Nell’anno seguente, nel 1916, Munson partecipò a un altro film, Purity, che è l’unico sopravvissuto di tutte e quattro le sue apparizioni, e che venne riscoperto nel 1993 in una collezione di film pornografici d’epoca francesi.
Dopo le prime apparizioni cinematografiche la Munson tentò di seguire la carriera di diva del cinema, trasferendosi a Santa Barbara, in California. Nonostante la sua bellezza la donna non ebbe alcun successo, e tornò ai suoi scultori di New York.
Gli amori di Audrey Munson
Probabilmente gli uomini che si innamorarono di lei furono molto più dei sette predetti dalla Zingara, ma lei non si innamorò mai di nessuno.
Sua madre insisteva perché Audrey sposasse il più ricco scapolo d’America, Hermann Oelrichs Jr., che le fece una proposta di matrimonio. Di certo c’è una lettera del 27 Gennaio 1919, in cui Audrey scrive al dipartimento di stato degli Stati Uniti in cui denuncia Hermann Oelrichs Jr. come partecipante di una rete filo-tedesca responsabile del suo fallimento nel mondo del cinema (!). Audrey affermò inoltre che aveva in programma di emigrare in Gran Bretagna per avere nuove chances come attrice cinematografica.
Sotto, Hermann Oelrichs Jr.:
Dopo la storia con Oelrichs Jr., fu la volta del dottor Walter Wilkins, di New York. Questi si innamorò della modella e, nel febbraio 1920, uccise la moglie Julia Wilkins sperando così di poter finalmente sposare la Munson. L’uomo venne scoperto e fu condannato alla sedia elettrica, ma la Munson negò qualsiasi coinvolgimento.
Nel 1920 la Munson, ventinovenne, era ormai incapace di trovare qualsiasi lavoro come modella, e viveva nella città di Syracuse nello stato di New York, dove la madre vendeva utensili da cucina porta a porta per mantenere entrambe. Nel febbraio del 1921 il suo produttore/agente, Allan Rock, fece uscire una pubblicità in cui affermava che aveva pagato Audrey 27.500 dollari per la partecipazione a un film untitolato Heedless Moths. La donna affermò che questa era solo una trovata pubblicitaria e fece causa ad Allan Rock, il quale comunque girò il film, basato sulla vera storia della vita della Munson, con un’attrice nella parte della donna e Audrey usata soltanto per le scene di nudo (di cui si vede una fotografia su Wikipedia).
Sotto, la locandina del film in cui si legge chiaramente il nome dell’attrice:
Le cose precipitarono, e nel giro di poco tempo Audrey si trovò completamente disoccupata, non in grado di provvedere a se stessa.
Quella che era stata la “Manhattan Girl” e la “Panama-Pacific Girl” viveva grazie ai pochi introiti derivanti dal lavoro di venditrice porta a porta della madre
Nel 1922, schiacciata dal peso dell’invisibilità, inghiottì una soluzione di mercurio bicloruro, tentando il suicidio ma venendo infine salvata. Nove anni più tardi, nel 1931, la Munson venne internata al St. Lawrence State Hospital for the Insane a Ogdensburg, dove rimase per i restanti 65 anni, fino alla sua morte, occorsa nel 1996.
Durante questo lunghissimo periodo non andò a visitarla nessuno
La Munson trascorse praticamente tutta la sua vita adulta in totale solitudine. La prima visita la ricevette nel 1984, a 93 anni, quando Darlene Bradley, sua lontana nipote, si recò a trovarla. Morì nel 1996 all’età di 104 anni.
Scriveva il New Oxford Item, il 1° Aprile 1915: “Molto tempo dopo che lei e tutti gli altri di questa generazione saranno diventati polvere, Audrey Munson, che ha posato per tre quinti di tutte le statue dell’Esposizione Panama-Pacific International Exposition, vivrà nei bronzi e nelle tele dei centri d’arte di tutto il mondo“.
Sotto, un tour per New York mostra alcune statue per cui Audrey fece da modella: