Arte e misteri nel Santuario della Madonna delle Vigne

Nel Comune piemontese di Trino Vercellese vi è un gioiello d’arte che sarebbe rimasto nell’oblio se non fosse stato per certe leggende dall’odore “sulfureo”. Il gioiello d’arte in questione è il santuario della Madonna delle Vigne, il quale si trova nella località di Montarolo.

Ora, questo santuario abbandonato è tornato alla ribalta per la storia dello “Spartito del diavolo”, un brano palindromo ritenuto magico che se fosse suonato al contrario (partendo da destra a sinistra e dal basso verso l’alto) libererebbe un demone che sarebbe tenuto prigioniero nella cripta della chiesa della vicina abbazia di Lucedio, abbazia cistercense che fu soppressa nel 1784 e che poi divenne un principato.

Ufficialmente, l’abbazia fu soppressa per una questione tra i monaci ed il vescovo di Casale Monferrato riguardo alla nomina dell’abate commendatario. La leggenda, invece, parla di una storia sinistra di un diavolo che sarebbe stato evocato cento anni prima della soppressione dell’abbazia.

Il demone sarebbe stato evocato durante una messa nera nel vicino cimitero di Darola, anch’esso oggi in disuso. In passato capitò che alcuni prelati fossero dediti a celebrare delle messe per la “concorrenza”, per il demonio. Un caso famoso fu quello dell’abate francese Etienne Guibourg (1610-gennaio 1686). Questi fu un abate cattolico ma fu anche un occultista e celebrò delle messe nere per conto della famigerata madame Montvoisin (detta anche La Voisin, 1640-22 febbraio 1680), la quale divenne nota per i suoi veleni.

La messa nera è una parodia dissacratoria della messa cattolica. In passato, le messe nere erano caratterizzate dalla dissacrazione dei riti cattolici, orge e sacrifici di animali. In certi casi, vi erano anche i sacrifici umani.

Ancora oggi, si celebrano le messe nere secondo un rituale simile a quello tridentino, con la dissacrazione dell’Eucaristia e dei simboli e delle preghiere cristiane. Per esempio, la frase latina “Adiutorium nostrum in nomine Domini”, in una messa nera diventa “Adiutorium nostrum in nomine Domini inferi”. Basti pensare anche alla croce rovesciata.

Proprio un insospettabile abate (come il già citato Guibourg) poteva fare ciò. Dunque, qualche scellerato monaco di Lucedio potrebbe avere fatto lo stesso. Secondo la leggenda di Lucedio, alcuni monaci avrebbero evocato il demonio durante una messa nera. Un’altra versione della leggenda parla di un sabba di streghe. Questo diavolo sarebbe stato evocato ma poi sarebbe sfuggito al controllo degli incantatori ed avrebbe posseduto i monaci e le suore.

Questi ultimi sarebbero stati indotti a fare del male ai cristiani della zona, per indurli ad abiurare Cristo e a passare al culto satanico. Nel 1784, Papa Pio VI (Giovanni Angelico Braschi, 25 dicembre 1717-29 agosto 1799) avrebbe mandato un esorcista che avrebbe chiuso il demone nella cripta della chiesa abbaziale e liberato i monaci.

Per questo motivo, l’abbazia sarebbe stata chiusa ed i monaci sarebbero stati trasferiti a Castelnuovo Scrivia. L’esorcista avrebbe composto lo “Spartito del diavolo”. Questo presunto “Spartito del diavolo” si troverebbe nel santuario della Madonna delle Vigne.
Esso sarebbe il brano musicale dipinto in un affresco raffigurante un organo a canne che si trova sopra la porta d’ingresso.

Effettivamente, le caratteristiche dello spartito musicale raffigurato nell’affresco corrispondono a quelle dello spartito “magico”.

Secondo la professoressa Paola Briccarello, che è un’esperta di musica sacra del Medioevo, i primi tre accordi dello spartito raffigurato nell’affresco sono accordi usati nella chiusura di un normale brano liturgico.

Ora, trattiamo il santuario della Madonna delle Vigne. Quest’ultimo è abbandonato ed è in pessime condizioni.

Gli arredi interni sono stati rimossi e ogni cosa al suo interno è stata vandalizzata. I vandali hanno danneggiato anche il pavimento, forse per cercare qualcosa di occulto sotto di esso, viste le leggende. L’edificio fu costruito nel XVII secolo per volere dell’abate commendatario di Lucedio Vincenzo Grimani (26 maggio 1655-26 settembre 1710).

L’abate Grimani fu un ecclesiastico mantovano imparentato con la famiglia dei Gonzaga.
Suo nonno materno altri non fu che il quinto marchese di Palazzolo Ludovico Francesco Gonzaga (6 giugno 1602-1630), un membro del ramo cadetto della nota famiglia nobile mantovana.

Suo padre Antonio era un nobile veneziano.  L’episodio dell’evocazione del diavolo sarebbe avvenuto proprio durante il periodo nel quale il Grimani fu abate commendatario di Lucedio. Grimani sarebbe potuto essere testimone del sinistro evento?

Questa domanda non ha una risposta, anche perché il Grimani fu anche un diplomatico.
Nel 1697, egli fu creato cardinale, anche se non avesse avuto sempre dei buoni rapporti con Papa Clemente XI (Giovanni Francesco Albani, 23 luglio 1649-19 marzo 1721) per la sua vicinanza agli Asburgo.

Dal 1708 alla morte, Grimani fu anche viceré di Napoli, ove morì. Per questo motivo, probabilmente, l’abate non fu sempre presente a Lucedio. La leggenda nera di Lucedio parla dei corpi degli abati mummificati che sarebbero stati disposti a cerchio nella cripta della chiesa abbaziale per fare la guardia al demone che sarebbe stato imprigionato in essa.

Di sicuro, il corpo del Grimani non figura tra questi. Infatti, il Grimani morì a Napoli ed il suo corpo fu temporaneamente sepolto nella chiesa del Carmine della città partenopea, per poi essere traslato a Venezia, nella chiesa di San Francesco della Vigna, secondo le sue volontà.

Di sicuro, è bizzarro che la chiesa nella quale l’abate riposa abbia un riferimento alla vigna nel nome, proprio come il santuario da lui fatto erigere a Trino Vercellese.
Ancora oggi, pur essendo nel degrado più assoluto,  il santuario della Madonna delle Vigne è un esempio fulgido di barocco piemontese.

Si tratta di un edificio a pianta ottagonale con un soffitto a cupola. L’ottagono ha un valore simbolico. In posizione orizzontale, il numero 8 (otto) simboleggia l’infinito. Per alcuni, il numero in questione simboleggia anche la transizione. Per il Cristianesimo, infatti,  la morte non è la fine di tutto ma è il passaggio ad una vita eterna. Inoltre, le chiese a pianta ottagonale, come quelle a pianta circolare, hanno una funzione contemplativa e meditativa, a differenza di quelle pianta basilicale, le quali sono luoghi di processione.

Nonostante le pessime condizioni, gli interni hanno ancora pregevoli affreschi e stucchi, con raffigurazioni scultoree di cherubini.

Gli architetti che lo realizzarono furono Antonio Bertola (8 novembre 1647-13 settembre 1715) e Giovanni Battista Scapitta (17 gennaio 1653-dopo il 1710).

Scapitta realizzò la cupola sul modello della chiesa di Santa Caterina di Casale Monferrato. Molti artisti del barocco piemontese operarono in quel santuario. Nella piccola abside, si vede ancora oggi l’altare sovrastato da una nicchia che era occupata da una statua della Madonna.

Secondo le testimonianze, la chiesa era ancora in funzione negli anni ’20 e la statua veniva portata in processione per la benedizione dei terreni e dei frutti. Nel 1926, il principe Carrega Bertolini di Lucedio morì. Nel testamento, egli divise l’abbazia di Lucedio e quella di Montarolo tra i suoi due figli. Così iniziò il declino del santuario, la cui sconsacrazione sarebbe avvenuta intorno al 1967, nonostante (in precedenza) si fosse tentato di fare qualche progetto di restauro promosso da prelati come il vescovo di Chiavari, un tal monsignor Giovanni Gamberoni (24 settembre 1867-17 febbraio 1929).

L’edificio cadde nell’oblio, fino al 1999.

La vegetazione lo nascose, quasi come se la natura avesse voluto celare il presunto ed inquietante segreto che per secoli avrebbe portato.

Nel 1999, l’archeologo Luigi Bavagnoli, fondatore del Gruppo Teses, si imbatté  nell’edificio, vi entrò e trovò il presunto “Spartito del diavolo”.

Riguardo allo “Spartito del diavolo”, bisogna fare delle considerazioni. Infatti, anche riguardo a questo tema, si ripropone l’idea dello scontro tra la Madonna ed il diavolo. Basti riprendere il brano veterotestamentario del libro della “Genesi”, precisamente del capitolo 3, versetti 15-17.

Questo brano recita:

“Io porrò inimicizia tra te e la donna,

tra la tua stirpe

e la sua stirpe:

questa ti schiaccerà la testa

e tu le insidierai il calcagno”.

Guarda caso, la chiesa abbaziale sotto la quale il diavolo sarebbe prigioniero è dedicata alla Madonna.

Il presunto “Spartito del diavolo” si trova nel santuario della Madonna della Vigne.
Per la sua obbedienza a Dio, la Madonna sconfisse il peccato.

Gli esorcisti riportano che quando si nomina la Vergine Maria gli indemoniati urlano.
Tra l’altro, sempre secondo quanto riportato dagli esorcisti,  i posseduti dal diavolo mostrano odio verso la figura femminile proprio perché (al diavolo) ricorda la Madonna.
Un edificio come il santuario della Madonna delle Vigne dovrebbe essere recuperato.
Opere simili sono testimonianze della nostra storia.


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