Per i residenti di Aogashima, villaggio dell’isola omonima a circa 380 chilometri di distanza da Tokyo, il destino e il caso sono due elementi con cui fare i conti tutti i giorni.
Era il 18 Maggio del 1785 quando sull’isola si scatenò un inferno di fiamme, fuoco e gas che uccise in breve tempo la metà dei 327 abitanti complessivi
Di questa Pompei del XVIII secolo non rimane molto, ma perdura la memoria di un’evento a dir poco catastrofico.
Sull’isola gli abitanti conducono una vita normale, anche se l’Agenzia Meteorologica giapponese e quella di controllo dei vulcani indicano come ancora attivo il vulcano di Aogashima. E’ però vero che sono ben 230 anni che sull’isola non si verificano eventi catastrofici, ed il vulcano fornisce una serie di vantaggi non indifferenti.
Gli abitanti possono infatti fruire di sorgenti di acqua calda naturali, energia geotermica in quantità e addirittura saune naturali all’aperto. Data la vicinanza con le Filippine e la posizione nell’Oceano Pacifico, l’isola è abitata principalmente da pescatori, anche se non mancano gli appassionati della vita ritirata. Nel 2011 gli abitanti erano 206, ma il turismo sta cominciando a prender piede con vigore anche in questo remoto angolo “infuocato” di paradiso.
Sull’isola è presente una distilleria di Shochu, un liquore simile alla vodka, che tiene alla larga i cattivi pensieri dell’abitare sopra una bomba ad orologeria. Diversi abitanti, quando intervistati, riportano una visione della vita molto legata al “fato”, non preoccupandosi dei terribili trascorsi degli antichi abitanti di Aogashima.
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Fonte: SmithSonian