Antonio Rosmini (Rovereto, 1797 – Stresa, 1855), rappresenta l’esempio di filosofo incompreso e, successivamente, riabilitato dalla Chiesa Cattolica. Rosmini si laurea in teologia e diritto canonico a Padova, manifesta il suo desiderio di diventare sacerdote, così nel 1821 riceve l’ordinazione sacerdotale. In questo periodo, il sacerdote approfondisce i propri studi, in particolare quelli filosofici. Si trasferisce a Milano nel 1826 dove conosce Alessandro Manzoni. I due diventano amici, tanto che, diversi anni dopo, sarà lo stesso Manzoni ad assistere sul letto di morte Rosmini. Questa esperienza porterà lo scrittore a trarre il testamento spirituale nell’opera “Adorare, Tacere, Gioire”.
Successivamente, si trasferisce a Novara e fonda, nel 1828, la congregazione dei “Rosminiani”a Domodossola.
Francesco Hayez (1791-1882) Ritratto di Antonio Rosmini (1853-1856). Olio su tela. Galleria d’Arte Moderna di Milano:
Seguono anni di studio ed approfondimenti filosofici e pedagogici che lo portano ad una importante produzione: dal “Nuovo saggio sull’origine delle idee” (1830), ai “Principii della scienza morale” (1831), “Antropologia in servigio della scienza morale” (1838), fino al “Trattato della coscienza morale” (1839) e, dello stesso anno, “Filosofia della politica”. Risale al 1845 la pubblicazione di “Filosofia del diritto” e di “Teodicea”, mentre nel 1848 esce l’opera “Delle cinque piaghe della Santa Chiesa”.
Verranno pubblicate postume, opere di profonda riflessione come “Saggio storico – critico sulle categorie e la dialettica” e “Antropologia soprannaturale”, mentre “Teosofia” rimane un’opera incompiuta.
Il pensiero
Il pensiero di Rosmini volge a contrastare le teorie dell’Illuminismo e del sensismo ed entra in netta contrapposizione con il comunismo e il socialismo. Il suo pensiero protende verso Sant’Agostino e San Tommaso, ma non solo, il sacerdote esalta anche i pensieri di Platone. La filosofia lo pervade a tal punto che prende ispirazione anche da Kant. Nonostante gli approfondimenti e la continua ricerca, Rosmini non è soddisfatto: egli vuole garantire l’oggettività alla conoscenza.
Prosegue la continua ricerca ontologica che possa illuminare l’intelligenza. Questo punto per il sacerdote è fondamentale: è l’idea dell’essere possibile, dove l’essere è l’unico contenuto della mente che non abbia origine dai sensi. Questo pensiero è il principio cardine del “Nuovo saggio sull’origine delle idee” del 1830.
Il pensiero rosminiano suscita tra gli studiosi cattolici polemiche e diffidenza, tanto da portare Gregorio XVI a imporre il silenzio a tutti coloro che esprimevano il loro parere. Infatti, nel 1851, a seguito dell’uscita “Delle cinque piaghe della santa Chiesa” e de “La costituzione secondo giustizia sociale” anche Pio IX ribadisce l’obbligo di silenzio e nomina una commissione per l’esame delle opere rosminiane. Anche se, nel 1854 l’esito è a favore del Rosmini, dopo la morte di quest’ultimo, la polemica si riaccende, tanto da portare il Santo Uffizio a proibire 40 proposizioni tratte dalle opere postume del sacerdote perché considerate “Catholicae meritati hard consona videbantur”.
Bisogna attendere Giovanni XXIII che, negli ultimi anni della sua vita, meditò le “Massime di Perfezione Cristiana” per poi farne una propria regola e Paolo VI perché si riaccenda l’interesse per Rosmini, tanto che in occasione del centocinquantesimo anniversario di fondazione dell’Istituto della Carità, invia al padre generale, un messaggio per elogiare l’opera del Rosmini.
Alla morte di Paolo VI viene eletto Giovanni Paolo I. Il Pontefice si era laureato con una tesi proprio su “L’origine dell’anima umana secondo Antonio Rosmini” e, nonostante, in prima analisi fosse critico nei confronti del pensiero rosminiano, Giovanni Paolo I cambia opinione volgendo al sacerdote parole di stima.
Ma è con Giovanni Paolo II che finalmente Rosmini trova la riabilitazione e viene introdotta la causa di beatificazione che si conclude il 21 marzo 1998, mentre nel 2001 Joseph Ratzinger, in qualità di prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede, rende noto il documento “Nota ai Decreti dottrinali sul Re.do sac. Antonio Rosmini Serbati”. La nota riabilita totalmente il sacerdote e conferma la validità del decreto Post obitum sulle quaranta proposizioni.
Infine, il 18 novembre 2007, nella diocesi di Novara, viene celebrata la cerimonia di Beatificazione, in cui Benedetto XVI iscrive Rosmini tra i Beati.
Conclusioni
Rosmini è stato un grande filosofo ma non solo. Egli ha dimostrato, attraverso i suoi scritti e le sue opere, una grande integrità morale e forte coerenza. La sua apertura all’amore infinito ma attento alle differenze di ciascuno, rende l’etica e la pedagogia rosminiana vera, concreta e soprattutto attuale.