Anna Jarvis: l’insegnante che si pentì di aver creato la Festa della Mamma

Il nome di Anna Jarvis è probabilmente sconosciuto ai più, anche se è grazie a lei che ormai da molti decenni esiste la Festa della Mamma.

Festa che in realtà è tutta un’altra cosa rispetto a quello che aveva in mente la sua ideatrice, tanto è vero che negli ultimi anni della sua vita Anna Jarvis fece di tutto per farla abolire, a costo di ridursi praticamente in miseria.

Perché Anna Jarvis voleva cancellare quella festa da lei fortemente voluta?

Il motivo è semplice: come accade per molte altre ricorrenze – anche religiose, basti pensare al Natale cristiano – la festa della mamma smarrisce presto il suo significato originario, ovvero essere l’espressione di un sentimento profondo e assolutamente personale, per trasformarsi in una banale fiera commerciale, a tutto vantaggio di chi sa sfruttare la situazione: chi stampa biglietti d’auguri, chi vende dolci e caramelle o fiori.

Anna Jarvis

Anna Jarvis, nata in un giorno di maggio del 1864 negli Stati Uniti, ha un legame molto forte con la madre, Ann Marie Reeves, una donna profondamente religiosa e intraprendente, con il dono di saper “fare comunità”. La signora Ann Marie è molto attiva nella chiesa metodista, prima a Grafton e poi nella vicina Webster, dove insegna alla scuola domenicale e fonda i Mothers’ day Work Club, ovvero Club di lavoro per la festa della mamma, circoli femminili che si occupano – con successo – di migliorare le condizione sanitarie delle famiglie indigenti della zona, con l’ausilio di due medici e infermieri volontari. Ann Marie Reeves, che mette al mondo undici figli (solo quattro però arriveranno all’età adulta), ha da sempre un sogno:

“Spero e prego che qualcuno, prima o poi, possa intitolare un giorno di festa alla mamma, giorno che possa commemorarla per il servizio impareggiabile che ella rende all’umanità in ogni campo della vita. Ha diritto a questo.”

La piccola Anna, all’epoca dodicenne, ascolta questa preghiera recitata dalla madre alla fine di una lezione domenicale, e ne rimane profondamente colpita.

Ann Marie Reeves


Passano gli anni, Anna Jarvis – che non si sposerà mai – diventa insegnante e si trasferisce a Philadelphia, dove vivono il fratello maggiore e una sorella, ma la lontananza non indebolisce il suo rapporto con la madre. Tanto che la donna, quando rimane vedova, si ricongiunge con i figli a Philadelphia, dove muore, il 9 maggio del 1905.

Anna, che accudisce la madre malata fino alla fine, fa una promessa alla sua memoria: realizzare quel sogno di dar vita a un giorno di festa per ogni mamma del mondo, mettendoci però del suo. Mentre la signora Ann Marie pensava a una celebrazione in riconoscimento del lavoro svolto dalle madri, occupate a prendersi cura del prossimo (come aveva fatto lei per molto tempo), Anna Jarvis vede quel giorno in una luce molto più intima e personale, una sorta di dichiarazione d’amore “Per la migliore madre che sia mai esistita: tua madre”.

A tre anni di distanza dalla morte della madre, la seconda domenica di maggio, Anna riesce a organizzare la prima festa della mamma, celebrata nella chiesa metodista di Grafton, in West Virginia. Da lì parte la grande popolarità che la festa conquista in tutti gli Stati Uniti, tanto che nel 1914 il Presidente Woodrow Wilson la rende ufficiale.

Chiesa Metodista Episcopale Andrews – Grafton, West Virginia

A contribuire al successo della festa, con promozioni commerciali accattivanti, ci sono tutti quelli che ne intuiscono le potenzialità di guadagno. Anna Jarvis si scaglia, tra gli altri, contro i fiorai, che fanno salire il prezzo dei garofani bianchi (fiore simbolo scelto da Anna) alle stelle, ma anche contro le associazione di beneficienza che approfittano della ricorrenza per raccogliere fondi, attaccando per questo motivo perfino la first-lady Eleanor Roosevelt.

Insomma, quell’atto d’amore verso la madre si trasforma in una lotta contro chi osa trasformarlo in una macchina per il profitto. Anna Jarvis è l’unica a non guadarci nulla, anche se ne avrebbe ampiamente la possibilità, e addirittura spende tutti i suoi soldi in cause legali contro chi fa commercio della “sua” festa: secondo il Newsweek aveva, nel 1944, trentatré cause in corso.

Ormai vecchia, quasi cieca e molto povera, non si arrende: bussa di casa in casa, a Philadelphia, a raccogliere firme per abrogare quella festa sognata dalla madre e da lei tanto voluta. Tutti i suoi sforzi finiscono in nulla e lei finisce ricoverata in un sanatorio, dove muore nel 1948.

Leggenda vuole (non ci sono prove certe) che le spese ospedaliere siano state pagate dalle associazioni dei fiorai e dei produttori di biglietti augurali. Pensare che lei aveva detto:

“un biglietto stampato non significa nulla tranne che sei troppo pigro per scrivere alla donna che ha fatto per te più di chiunque altro al mondo”

Chissà cosa penserebbe la povera Anna del successo commerciale globale che costituisce oggi la festa della Mamma.

Targa commemorativa a Philadelphia: “Festa della mamma – Fondata da Anna Jarvis di Filadelfia. Festeggiata ufficialmente per la prima volta nel 1908, onorava la maternità e la vita familiare in un momento di crescente attivismo femminista. Uno dei primi sostenitori fu John Wanamaker, il cui negozio si trovava di fronte. La festa della mamma ricevette il riconoscimento federale nel 1914.

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