In un solitario pianoro armeno, a 45 chilometri dalla città di Kars, in Turchia, si elevano come simboli di un’antica grandezza i resti di una delle città medioevali più importanti del Vicino Oriente, paragonata per la sua bellezza a Bisanzio, Baghdad e al Cairo.
Sotto: Le antiche fortificazioni di Ani, con le numerose grotte scavate nelle rocce sottostanti. L’antica città è sul confine tra Armenia, a destra, e Turchia, a sinistra.
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Ani, chiamata anche la “città delle 1001 chiese”, e la “città delle 40 porte”, fu fondata più di 1600 anni fa, in un territorio abitato fin dall’epoca preistorica. Visse il suo periodo di maggiore splendore, come capitale del regno armeno, tra il X e il XIV secolo, perché si trovava sulle più importanti rotte commerciali dell’epoca, ma anche perché rappresentava un punto di riferimento culturale e religioso.
Durante questi secoli di grande sviluppo, Ani arrivò a contare fra i 100 e i 200mila residenti all’interno delle proprie mura, una delle città medioevali più densamente popolate del mondo. I resti dei suoi monumenti testimoniano lo straordinario sviluppo architettonico di Ani, una fusione di tradizioni occidentali ed orientali, che offre uno spaccato sulla società dell’epoca, in cui la fondamentale importanza del commercio comportava un’organizzazione di tipo multi-etnico e multi-culturale.
La Moschea di Manucehr, con il Minareto – XI secolo
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Nei secoli che seguirono, la città e la regione circostante furono conquistate più volte da diverse popolazioni: bizantini, ottomani, mongoli, curdi, georgiani, russi, che provocarono il suo declino, insieme ad un devastante terremoto, già dalla fine del XIII secolo, fino al totale abbandono, nel XVIII secolo.
La Cattedrale di Ani
La città, ormai dimenticata, fu scoperta da viaggiatori europei nel XIX secolo, che la descrissero nei propri racconti di viaggio. Dopo alcuni scavi condotti da archeologi russi, perché all’epoca Ani faceva parte dell’Impero dello Zar, alla fine del XIX secolo, la città fu nuovamente abbandonata.
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Affreschi nella chiesa di San Gregorio
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L’interno in rovina della Cattedrale
Nel 1921 il governo turco, che aveva incorporato le rovine della città e il suo territorio alla repubblica turca, ordinò di “spazzare via i monumenti di Ani dalla faccia della terra”, per cancellare ogni traccia dell’antica capitale armena, e del suo splendore. L’ordine fu eseguito solo in parte, così oggi Ani è uno dei simboli tangibili della passata grandezza dell’Armenia.
Sotto: Ani in Epoca Medievale:
Le rovine del Mausoleo del Principe bambino
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Fino a pochi decenni fa, le rovine di Ani erano uno stato di quasi irrecuperabile degrado, dovuto sia a cause naturali che umane: alcuni tentativi di restauro provocarono in realtà gravi danni.
Le mura medioevali di Ani
Dal 1996 la città è entrata a far parte delle liste del World Monument Fund come uno dei luoghi più significativi al mondo per la sua importanza culturale, ma in grave pericolo di competa distruzione.
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I resti di un ponte sul fiume Akhurian, che divide Turchia e Armenia
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Il monastero delle Vergini di Santa Ripsima
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La chiesa di San Gregorio di Tigran Honents
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Tempio del Fuoco (culto zoroastriano)
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I pochi resti della chiesa di San Gregorio edificata dal Re Gagik tra il 1001 e il 1005
Fotografia di Scott Dexter condivisa con licenza Creative Commons via Flickr:
Una torre di guardia nelle mura della città
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