Angaangaq: lo Sciamano Groenlandese che insegna ad Abbracciare gli Altri

“Dobbiamo imparare a prenderci cura di madre terra, ad amare noi stessi e a riconoscere l’altro”. E’ il messaggio dello sciamano della Groenlandia Angaangaq (si fa chiamare semplicemente zio) che con canti antichi e abbracci ci ricorda l’importanza del rispetto della natura e delle persone.

Angaangaq ha girato il mondo per raccontare cosa sta succedendo nella sua terra, la Groenlandia, dove lo scioglimento dei ghiacciai rende drammaticamente evidenti le conseguenze dei cambiamenti climatici. “I ragazzi sono la cosa più importante, sono la nostra speranza e il nostro futuro” – spiega – “Insegniamo loro l’alfabeto ma non a riconoscere un anziano ascoltando il suo cuore, non a percepire una persona guardandola negli occhi. Dobbiamo insegnare ai ragazzi la riconoscenza, la gratitudine verso la terra, verso gli altri”.

Recentemente Angaangaq è stato Italia, ha tenuto una lezione all’università La Sapienza e al Liceo Scientifico Enriques. “La cosa più importante è che molti ragazzi al termine della lezione sono venuti ad abbracciarmi” spiega Angaangaq. “Ecco cosa faccio: io do abbracci, ho abbracciato milioni di persone. Questo perché? Perché è importante connettersi. Solo quando mi connetto con il cuore di una persona, il ghiaccio nei nostri cuori inizia a sciogliersi e quindi iniziamo a riconoscerci, a vederci. Ma se vai nella stazione centrale di Roma, nessuno si riconosce, nessuno si dice buongiorno“.

Ma come possiamo invertire la tendenza e prenderci cura del nostro pianeta? “Fai qualcosa! Mio padre diceva che non è una questione di sapere, ma di agire. Non aspettare il miracolo senza fare niente. Tu sei il miracolo. Agisci perché i miracoli non arrivano se non credi in te stesso“.

Angaangaq insegna ai ragazzi la riconoscenza verso la natura e il fatto che ad ogni nostra azione corrisponde una reazione. “Ciò che mangiamo è importante. Oceani, laghi, uccelli, animali che pascolano, che volano o che strisciano sono il nostro cibo. Ma il nostro stile di vita, anche quello italiano, produce inquinamento e quindi avvelena il nostro cibo”. Angaangaq è davvero in grado di far sentire qualcosa di profondo, sa sciogliere il ghiaccio nel cuore delle persone. Un momento su tutti, che ha commosso la platea nel suo incontro romano, è stato il canto che lo zio della Groenlandia ha deciso di dedicare a un ragazzino che aveva chiesto cosa fosse l’amuleto che teneva al collo. Angaangaq ha eseguito il canto dell’orso polare, in eschimese Nanoq, una cerimonia molto rara immortalata nel video.

“Per me questa è una medicina. La chiamo medicina perché incarna lo spirito dell’orso polare, mi dà forza, non nei miei muscoli bensì nel mio spirito. Ecco perché è una medicina. Se non credo che possa darmi forza, allora è solo un accessorio. Ma se credo davvero di portare con me quello spirito, allora fa una grande differenza nella mia vita. Ed è davvero così. L’ho portato con me per 25 anni, viaggiando per 70 paesi e incontrando i più grandi della terra: Nelson Mandela, il Dalai Lama, presidenti e capi di stato di tutto il mondo. Ovviamente li ho abbracciati tutti!”.

Francesca Della Giovampaola

Sono una giornalista apprendista permacultrice e curo Il Bosco di Ogigia, un blog su permacultura, sostenibilità e ambiente. Con articoli e video racconto i progressi nella realizzazione del mio progetto agricolo, e cerco di trasferire le mie esperienze facendo informazione di qualità.