Amedeo Rotondi e la “Libreria delle Occasioni”: una Storia Magica nel cuore di Roma

A Roma, sul viale alberato della trafficata via Merulana, c’è una piccola libreria che potrebbe sfuggire allo sguardo del passante distratto, ma non appena l’occhio ricade verso l’interno, straripante di volumi che ricoprono ogni centimetro delle pareti, da terra fin sopra al soffitto, la tentazione di entrare è irresistibile.

Insegna modificata “nel rispetto del decoro urbano” delle autorità fasciste

Potrebbe essere il richiamo del sapere racchiuso negli innumerevoli testi il cui contenuto spazia dalla filosofia alla spiritualità, dalle religioni all’arte, dal misticismo alla storia.

È il prezioso lascito del suo fondatore, Amedeo Rotondi, la cui storia straordinaria è indissolubilmente legata con quella che oggi è conosciuta come Libreria Rotondi, dichiarata dal Comune di Roma “negozio storico” dal 2004.

Amedeo Rotondi nacque a Vicovaro, piccolo comune in provincia di Roma, il 27 ottobre 1908 e nella prima fase della sua vita fu un semplice maestro elementare.

Nel 1941 rilevò la piccola libreria in via Merulana dal precedente proprietario avviando con la Libreria delle Occasioni la sua professione di libraio.

Erano anni complicati, quelli, e la piccola attività con la sua ampia e trasversale proposta di letture non era vista di buon occhio dalle autorità fasciste. Per tale motivo fu più volte oggetto di sequestri e pesanti sanzioni. Addirittura il tipo di caratteri utilizzati nell’insegna sembravano creare problemi al gusto del Regime, pertanto Amedeo ricevette un’ingiunzione scritta che gli ordinava perentoriamente di modificare l’insegna con caratteri “più adatti al decoro urbano”. L’insegna che sovrasta l’entrata è tutt’oggi quella modificata all’epoca secondo il gusto fascista.

Avendo ricoperto il ruolo di ufficiale nell’esercito, nel 1943 Amedeo venne richiamato alle armi dalla Repubblica Sociale Italiana, ma, volendo fuggire a questa triste sorte, chiuse la libreria e si rifugiò con la famiglia a Vicovaro, suo paese natale.

Considerato un disertore, venne braccato e individuato. Si ritrovò presto a risalire disperatamente le montagne circostanti per sfuggire agli spari dei soldati tedeschi, fino a trovare rifugio tra i fitti rami di una siepe, dove rimase nascosto finché non si udirono più i colpi delle mitragliatrici nei dintorni, quando ormai era calata la notte.

“Dopo un penoso procedere nell’oscurità della notte”, scrisse in seguito, “A tentoni, passo dopo passo, tra pericoli continui, scivoloni e scontri con cespugli irti di spine, ero teso ed esausto, né sapevo dove mi trovassi. Poteva darsi il caso che andassi incontro proprio a quello che volevo evitare. Fu d’improvviso che vidi apparire dinanzi ai miei occhi, a pochi metri, un globo di luce. Pensai subito agli occhi di una civetta, o di altri uccelli notturni, ma questo era impossibile perché il globo aveva una trentina di centimetri di diametro. Pensai tante cose… Ma ecco che i globi diventano due, poi tre, quattro, poi altri ancora, forse dieci o dodici o più, e formarono come una catena. Pensai che, digiuno com’ero da più di un giorno fossi fuori di me. Sedetti a contemplare la scena: una catena di globi luminosi che dall’alto scendevano fin giù, penetravano nella terra, poi altri che risalivano e poi ridiscendevano, come per riunirsi in un misterioso convegno. Si sentivano delle voci indistinte. Una quiete sovrumana nella notte intorno e, poi, alcune voci, come se parlassero. Era qualcosa di surreale. Assistevo a una scena fantasmagorica, mai immaginata. Non so quanto tempo durò lo spettacolo. Ero seduto a guardare, a sentire, senza capire. Riposavo dalla terribile tensione finché, col sopraggiungere del chiarore dell’alba, la visione sparì. Allora mi avvidi di essere di fronte a un casolare che fin da bambino avevo inteso dire che fosse abitato dagli spiriti”(Tratto da Il Protettore invisibile, Amadeus Voldben, Edizioni Mediterranee, 1984).

Il mattino del 25 ottobre 1943, Amedeo giunse nel luogo in cui si sarebbe poi fermato per un mese, al riparo, e lì un contadino gli raccontò che nel vicino paese di Roccagiovine era in corso un rastrellamento. Senza l’incontro con i globi luminosi ad arrestare la sua disperata corsa, Amedeo sarebbe finito proprio lì, tra le braccia dei tedeschi.

Tempo dopo, quando tornò a Roma, Rotondi raccontò ad alcuni amici la sua esperienza. Qualcuno disse che erano stati gli spiriti a guidarlo verso la salvezza.

Da allora, la vita di Amedeo Rotondi cambiò radicalmente, iniziando un periodo nuovo “non più rivolto alle cose effimere” e dedicandosi a studi spirituali ed esoterici ai quali non si era prima di allora mai interessato.

Una copia del Malleus Maleficarum datata 1576

La Libreria delle Occasioni riaprì i battenti sempre meno generica e più specializzata nel settore filosofico/esoterico, divenendo nodale punto d’incontro e scambio per gli appassionati del settore in tutta Italia e addirittura in Europa.

Una copia de L’Adone di Giovan Battista Marino datata 1623

Negli anni ’60, dopo essersi nutrito di tanto sapere sulle religioni e la spiritualità  d’Oriente e Occidente, Rotondi iniziò a scrivere sotto lo pseudonimo di Amadeus Voldben. I suoi primi scritti sono raccolte di massime, estratti filosofici e proverbi che spaziano dalla filosofia orientale a quella romana, passando per il pensiero cristiano, perle di saggezza messe insieme in vent’anni di studi.

Dopodiché iniziò a scrivere opere profondamente ispirate, volte al conforto e allo sviluppo spirituale dell’uomo.

Autore di ventisei testi, Amedeo rimase dietro la scrivania della sua libreria fino alla sua morte, nel 1999.

Oggi la libreria Rotondi, nella quale si possono trovare anche volumi antichi e rari, è gestita dal nipote di Amedeo, Aldo, e dai pronipoti Barbara e Francesco.

Aldo Dante, nipote di Amedeo Rotondi e attuale proprietario della libreria

Mentre Aldo mi raccontava la storia di suo zio e della sua libreria, mi ha parlato anche di come negli anni sia cambiata la clientela della libreria e di quanto, oggi più che mai, una mente giovane che si avvicina alla lettura e al sapere sia un’esistenza salvata dalla miseria dell’intelletto.

Tutte le fotografie sono state realizzate da Barbara Giannini, autrice dell’articolo.

Barbara Giannini

Ho studiato Archeologia medievale a La Sapienza di Roma, dopodiché ho intrapreso la strada dell’editoria lavorando per una casa editrice romana come editor e correttrice di bozze. Sono stata co-fondatrice nel 2013 di un’agenzia letteraria per la quale ho continuato a lavorare come editor e talent scout, rappresentando autori emergenti in Italia e all’estero. Attualmente sono iscritta al secondo anno di Lingue e Letterature Straniere all’Università Roma Tre e nel frattempo mi occupo di politiche ambientali. Sono appassionata di letteratura, arte, storia, musica e culture straniere.