L’Aloe Vera era conosciuta come “la pianta dell’immortalità” presso gli antichi Egizi, e fu adoperata da loro e da altre culture successive per curare sino a 50 patologie diverse. Ancor oggi, anzi forse per lo più ai giorni nostri, l’Aloe Vera è una pianta utilizzatissima in cosmesi e farmacia, in grado di trattare ustioni, dermatiti, ulcere, diabete, acne e addirittura la lebbra.
Verrebbe da pensare quasi a un rimedio taumaturgico
La sua composizione è al 95% d’acqua, ma nel restante 5% si trovano moltissimi enzimi sani che consentono di curare numerose patologie. La pianta è inoltre ricca di calcio, ferro, zinco, magnesio, rame e potassio, e vanta proprietà antinfiammatorie e antibatteriche, che aiutano a disintossicare il corpo e a sostenere il sistema immunitario. L’Aloe Vera contiene anche la vitamina B12, normalmente presente soltanto negli animali, che è importante per la creazione di globuli rossi.
L’Aloe Vera è originaria dell’Africa e del Medio Oriente, e la facilità di coltivazione la rende perfetta per esser piantata ovunque, dall’appartamento ai grandi orti.
Presso gli Antichi Egizi
Il primo utilizzo della pianta è registrato presso gli antichi egizi, circa 6.000 anni fa. La pianta era conosciuta per i suoi benefici per la bellezza, la salute e, persino, l’immortalità. L’Aloe Vera veniva appunto chiamata “Pianta dell’Immortalità”, e Cleopatra e Nefertiti erano famose per utilizzare il suo succo quotidianamente. Anche i defunti venivano imbalsamati utilizzando l’Aloe Vera, principalmente per le sue doti antibatteriche e anti-fungine.
Questo aspetto era cruciale nella considerazione della pianta, sopratutto perché gli egizi ritenevano che arrestare la decomposizione del corpo avrebbe portato alla vita eterna. Oltre che per l’imbalsamazione dei morti l’Aloe veniva utilizzata anche come dono, portato durante la cerimonia funebre al Faraone.
Tanta più Aloe Vera veniva portata, tanto più il Faraone era stato stimato in vita
Sotto, un’offerta di Aloe:
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Il papiro di Eber, del 1.550 a.C., fu trovato nel tempio di Amenhotep nel 1858, e documentava le proprietà antinfiammatorie e lenitive della pianta. Addirittura i maomettani d’Egitto la pensavano come un simbolo religioso, e la impiegavano persino per il trattamento della tubercolosi.
Sotto, il Papiro di Eber:
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L’Aloe nella Grecia Alessandrina
Con Alessandro Magno l’Aloe venne utilizzata anche come trattamento medico sul campo di battaglia, con il suo succo che veniva versato sulle ferite dei guerrieri greci. Il grandissimo condottiero faceva portare addirittura dei carri pieni di Aloe Vera sempre al seguito delle truppe, e Aristotele lo convinse a catturare l’isola di Socotra, sperduta nell’Oceano Indiano e lontanissima dalla Grecia, appositamente per entrare in possesso dei boschi di Aloe.
Aloe nell’antica Roma
Poco dopo la Grecia Ellenistica con Dioscoride, famosissimo medico e botanico romano, l’Aloe conobbe una gloria duratura nei secoli. Lo scienziato ebbe l’opportunità di viaggiare a lungo all’interno dei confini di Roma nel primo secolo dopo Cristo, e scrisse il libro più conosciuto di medicina e botanica del primo e secondo millennio: il “De Materia Medica”. In uno dei capitoli del manuale, in uso almeno sino al XVII Secolo, egli descrisse l’Aloe Vera come una delle sue piante curative preferite.
Egli la raccomandava per curare le ferite, i disturbi gastrointestinali, le gengiviti, l’artralgia, le irritazioni cutanee, le scottature, l’acne, la perdita di capelli e molte altre patologie. Plinio il Vecchio, nel suo “Naturalis historia”, aggiungeva anche le piaghe della lebbra agli usi dell’Aloe.
Aloe come Metodo dell’Armonia” della Cina Antica
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Nella cultura cinese l’aloe era visto come un importante ingrediente medicinale dai tempi delle spedizioni di Marco Polo. Il succo essiccato della pianta era conosciuto come “Lu-Hui” – “Deposito Nero”, e viene citato la prima volta in un libro dell’XI secolo. Il libro descrive la pianta come il “metodo dell’armonia”, che aveva un impatto rilevante nella vita popolare cinese. In Giappone era anche conosciuta come “pianta reale”, ed il succo veniva usato come curativo per le ferite dei Samurai.
L’Elisir di Gerusalemme
Durante le crociate, i Cavalieri Templari creavano una bevanda di vino di palma, polpa di aloe e canapa, che chiamavano “elisir di Gerusalemme”, che si dice allungasse loro la vita.
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Alcuni registri del XVII Secolo mostrano che la “East India Trading Company” importò Aloe Vera da Socotra e Zanzibar. Da quel momento, l’India divenne una regione che sviluppò molta della propria economia sulle piantagioni di Aloe. Gli Olandesi realizzarono piantagioni anche alle Isole Barbados, Curacao, Aruba e Bonaire. Dal XVIII secolo l’Aloe venne largamente impiegata nell’industria farmaceutica, e oggi è popolare quanto e forse di più rispetto all’antichità.