Aleksander Nicolaevič Skrjabin venne alla luce a Mosca il 25 dicembre 1871, giorno di Natale secondo il calendario giuliano in vigore in Russia fino al 1918 e fu compositore e pianista. Intorno alla sua musica nascono da sempre reazioni e considerazioni controverse.
Il compositore russo, infatti, era indubbiamente un genio ma anche un uomo malato di nervi, catturava simpatia e devozione sincera ma allo stesso tempo soffriva di fama di uomo perverso e senza arte.
Rimasto orfano di madre l’anno seguente alla nascita, venne affidato alle cure della nonna e delle zie, che già all’età di tre anni lo iniziarono alle lezioni di pianoforte, per il quale dimostrò subito una grande predisposizione.
Sotto, la classe di pianoforte frequentata da Skrjabin negli anni ’80 dell’800. Skriabin indossa la tenuta militare ed è il secondo sulla sinistra. Fonte: Senar.
Quella di Skrjabin era una famiglia militare russa di origini non nobili. Il cognome Skrjabin, infatti, si può far discendere da “ufficiali subordinati” perché “scriba” sta appunto per “scrivano, impiegato di ufficio”. Anche il giovane Alexander venne avviato alla carriera militare e quindi iscritto alla scuola di cadetti a Mosca di cui lo zio era direttore, ma abbandonò gli studi preferendo l’educazione domestica ed entrando al Conservatorio di Mosca dove si diplomò nel 1892. Nello stesso anno, per via di una malattia alla mano destra, dovette interrompere la carriera di pianista che poté riprendere solo nel 1894. Morì nel 1915 a Mosca nella propria casa, attuale sede del Museo Skrjabin, a causa della puntura al labbro di una mosca carbonchiosa.
Fu un bambino malaticcio e nervoso, dotato di fervida immaginazione ereditata dalla madre come l’attitudine per la musica. Subì ben presto l’influenza di Nietzsche e delle sue idee a proposito della categoria del superuomo esteta e cominciò a parlare di conoscenza filosofica del mondo, nei confronti del quale pensava di avere una vera e propria missione mistica. Questa megalomania fu causa e conseguenza dei problemi psicologici che andò a manifestare.
Oltre che di filosofia, si interessò di danza, pittura, poesia, teatro e delle questioni politiche contemporanee, anche se nei modi visionari tipici del proprio carattere. La sua casa era frequentata dai maggiori artisti, tra i quali la sua figura di musicista ebbe contorni non precisati a causa della natura sensibile e della propensione a leggere la realtà secondo personalissimi e fantasiosi meccanismi, inafferrabili per chi gli era intorno. Infatti, se molto spesso sembra di poter finalmente rintracciare il pensiero di Skrjabin negli scritti di altri autori o nei quadri dei pittori che condividevano le stesse idee filosofiche, bisogna poi resistere alla tentazione di inquadrarlo in maniera definitiva.
Sotto, Skrjabin con la seconda moglie Tatiana nel 1909. Fonte Wikipedia:
Non serve ragionare per categorie con questo musicista russo perché la vita, l’uomo, la musica e il misticismo sono un tutt’uno:
Ogni cosa viene dall’altra e al tempo stesso la spiega
Anche dal punto di vista sentimentale ebbe vicende movimentate: sposato in prime nozze con una pianista, si rese protagonista di un grosso scandalo quando ebbe una storia d’amore con una sua studentessa e decise di fuggire con lei, tanto che dovette allontanarsi dalla Russia per conquistare la propria fama all’estero, dove ebbe un autentico successo.
Se quindi l’uomo, molto spesso, ancor oggi non convince per le idee filosofiche e per le scelte di vita, bisogna tuttavia ricordare, per dirla con Vladimir Ashkenazy, “che alla base del suo pensiero ci furono fede e correttezza verso l’Arte come mezzo per elevare lo spirito dell’uomo e rivelare la luce, la virtù e la verità”. Di questo pensiero si può voler trovare a tutti i costi la chiave di lettura, arrivando a definire con certezza se e quanto sia stato il programma della sua musica, influenzandola. E ancora si può dar retta a questo o a quel biografo per decidere dell’uomo, ora descritto come presenza magica, illuminata e positiva e ora tratteggiato come un personaggio senza ispirazione, mistificatore e non rispettoso delle buone norme di convivenza sociale.
Vari approcci sono stati tentati dagli studiosi, come dimostra una bibliografia che elenca titoli di tutti i tipi: Skrjabin tra musica e filosofia, Skrjabin enigma, Skrjabin e la trama archetipica nelle sonate e ancora Skrjabin e l’impossibile.
Schema dei colori-chiave tratto dallo spartito Scriabin- PROMETHEUS Le Poeme du feu op. 60, Edition Eulenburg. Fonte: Contrappunto Blog.
Ragionando semplicemente dal punto di vista della sua musica, non si può dire se quest’ultima sarebbe stata la stessa se il compositore non fosse stato posseduto da visioni e con tutta probabilità non ha molto senso stare a disquisire dell’apocalittica estasi del genere umano a cui essa avrebbe dovuto portare.
Si può invece affermare che essa era davvero l’unico modo di vedere e stare al mondo, per il suo compositore. In essa tornava e passava tutta la sua vita, dagli aspetti spirituali a quelli prosaici: i suoni, i colori e le parole erano i diversi possibili modi di guardarla e raccontarla. E non bisogna meravigliarsi se in più parti Skrjabin affermi di non poter concepire un’esistenza dedita solo alla composizione di opere musicali, ma bisogna invece comprendere che questa sua affermazione provenga proprio dalla sua originale esigenza di fare della musica il contenitore- contenuto di tutta la realtà.
Ecco quindi il poeta musicista filosofo, come lui stesso si autodefinisce nel libretto di un’opera scritta in gioventù e come risulta dalla sua eclettica figura d’artista. Drammaturgia di un poeta musicista filosofo è da leggersi anche come: dramma dell’uomo (Skrjabin) che nell’arte cerca la via per la comprensione di se stesso.
Sotto, 30 minuti della sua poesia in musica:
La citazione:
Vladimir Ashkenazy, Introduzione in Bowers Faubion, The New Scriabin, trad. it. di M.T. Bora, Skryabin, Gioiosa, Sannicandro Garganico (FG), 1990, p. VIII
Le principali tra le fonti:
Bowers Faubion, The New Scriabin, trad. it. di M.T. Bora, Skryabin, Gioiosa, Sannicandro Garganico (FG), 1990
Collisani Amalia, Il Prometeo di Scriabin, Palermo, Flaccovio, 1977
Di Benedetto Alessio, Scriabin: atto preliminare, Milano, Nuova Carisch, 1996
Girardi Maria, Boris Pasternak e la musica, da ‘Diadema’ n.7, 1994
Kandiskji V., Scrittori intorno alla musica, a cura di Nilo Pucci, Fiesole, Discanto, 1979
Lo Gatto Ettore, Storia della musica contemporanea, Tehsaurus Litterarum, Milano, Nuova Accademia, 1958