Dal 5 al 7 settembre 2019 il Vittoriale degli italiani ha organizzato ed ospitato il convegno internazionale di studi sull’impresa fiumana, a cento anni della “Santa entrata” di Gabriele d’Annunzio a Fiume. Era il 12 settembre 1919.
La fine del primo conflitto bellico, con la dissoluzione dei grandi imperi, aveva totalmente stravolto l’assetto politico dell’Europa d’inizio secolo, ma il “Patto di Londra”, accordo segreto firmato dall’Italia con i paesi della triplice Intesa (Gran Bretagna, Francia e Russia) il 26 aprile 1915, dove l’Italia si impegnava e scendere in guerra contro gli Imperi Centrali, prometteva agli italiani in caso di vittoria il Trentino, il Tirolo meridionale, la Venezia Giulia e l’intera penisola istriana fino al Quarnaro, compresa Volosca con l’esclusione di Fiume.
Alla conferenza di pace di Parigi, apertasi l’8 gennaio 1919, l’Italia vittoriosa chiese l’applicazione integrale del Patto di Londra, aumentando le richieste con la concessione anche della città di Fiume, a motivo dell’alto numero di etnia italiana presente nel capoluogo del Quarnaro. Ma le potenze dell’Intesa, alleate all’Italia, si opposero e ritrattarono quanto in parte promesso nel 1915. Dopo l’abbandono della conferenza da parte dei delegati italiani si iniziò a parlare di “vittoria mutilata”, frase coniata da Gabriele d’Annunzio e adottata da una parte dell’opinione pubblica italiana, riferendosi alla situazione deficitaria dei compensi ottenuti dopo la fine del conflitto bellico. La “vittoria mutilata” divenne un vero e proprio mito politico secondo lo storico e politico Gaetano Salvemini.
A Fiume fin dall’ottobre del 1918 si era costituito un Consiglio Nazionale che voleva l’annessione all’Italia. A Venezia Gabriele d’Annunzio seguiva con interesse gli eventi e i fatti della delegazione italiana alla conferenza di Versailles, con il presidente del Consiglio Vittorio Emanuele Orlando e il ministro degli esteri Sidney Sonnino.
Nella Casetta rossa di Venezia d’Annunzio ricevette il 7 aprile 1919 una visita da parte del capitano Arturo Marpicati, che gli consegnò un messaggio da parte del Consiglio Nazionale di Fiume. Intanto in città il capitano degli arditi Giovanni Host-Venturi aveva costituito una legione fiumana per risolvere la delicata ed infelice situazione. Fu come un “fiume” in piena, un massiccio reclutamento di volontari, quasi tutti ex combattenti, ma ancora mancava qualcuno che potesse dare il via a questa impresa. E allora chi meglio del poeta, scrittore e anche del valoroso soldato d’Annunzio, in quel momento storico l’italiano più famoso.
Venerdì 12 settembre 1919 ore 11:45 il “Comandante” d’Annunzio entrava a Fiume. Iniziava una delle imprese eroiche più importanti sia umanamente sia politicamente per la vita del Vate. 16 mesi vissuti intensamente, con il popolo fiumano, i suoi legionari, le donne fiumane, la sua compagna, la pianista Luisa Baccara.
Tanti gli italiani famosi che andarono a Fiume durante i mesi dell’impresa, dal futurista Marinetti a Guglielmo Marconi che arrivò in città con il suo panfilo “Elettra” ad Arturo Toscanini che diresse un concerto nel novembre del 1920 per i poveri della città. Tutto finì tragicamente con i ben noti fatti del “Natale di Sangue” che posero fine all’impresa. D’Annunzio, il Comandante, lasciò per ultimo la città, era il 18 gennaio 1921, era mezzogiorno, quando salendo su un’automobile lasciava Fiume alla volta di Venezia. Fu l’ultimo saluto, l’ultimo sguardo alla “sua” Fiume, non vi fece più ritorno.
Il convegno aperto dal presidente della fondazione del Vittoriale Giordano Bruno Guerri ha voluto dare a studiosi e appassionati la giusta realtà storica, aprendo una nuova proficua stagione di studi sulla storia del novecento. Il presidente Guerri ha sottolineato come “per la prima volta sono stati invitati storici croati per cercare di raggiungere una memoria condivisa”.
Il primo momento è stato dedicato alle identità di Fiume, moderatore Francesco Perfetti, tanti gli interventi interessanti tra cui “la questione di Fiume e le vicende del confine orientale” trattata dal Raoul Pupo e “il Gabbiano contro d’Annunzio. Una testimonianza di Milan Marjanovic riguardo una congiura croata” trattato da Ervin Dubrovic. A seguire la sessione dedicata alle “immagini da una ribellione”, moderatore Roberto Chiarini. Nella seconda giornata si è trattato il tema de “la città dell’utopia” moderatore Giovanni Stelli e a seguire nella sessione pomeridiana “l’eco dell’impresa” moderato da Ernesto Galli Della Loggia. Sabato 7 settembre alla conclusione del convegno si è trattato il tema dei “tragitti della memoria” e a seguire un bilancio storiografico moderato dal presidente Guerri con la partecipazione di Ernesto Galli Della Loggia, Alessandro Barbero, Francesco Perfetti, Maurizio Serra e Stefano Bruno Galli.
Il Vittoriale, polo museale tra i più visitati d’Italia con una costante crescita di visitatori e l’apertura di luoghi della cittadella dannunziana mai prima d’ora aperti al pubblico, oggi rappresenta una importante realtà anche per i numerosi studiosi provenienti da tutto il mondo. L’interesse per il grande poeta e scrittore non è mai scemato, anzi è in continua crescita e la sua straordinaria dimora luogo da visitare per poter entrare nel meraviglioso mondo che d’Annunzio insieme all’architetto Giancarlo Maroni riuscì a creare dal 1921 al giorno della morte avvenuta la sera del 1° marzo 1938. Maroni continuò in seguito il suo lavoro insieme alla fondazione, fino a quando nel 1952 anche lui raggiunse il suo “Comandante”.
Fonti, Risorse bibliografiche: Giordano Bruno Guerri, D’Annunzio l’amante guerriero, Milano, Mondadori, 2008