L’Aktion T4 era una morte misericordiosa, un atto di clemenza con il quale Hitler concedeva l’eutanasia a tutti coloro che erano affetti da schizofrenia, epilessia, encefalite, demenza o, più in generale, ai malati mentali. Ma c’è un problema. Siamo abituati al concetto di eutanasia come il diritto di un uomo alla morte. All’epoca, in Germania, l’eutanasia era un’altra cosa: era il diritto dello stato a uccidere le cosiddette Lebensunwertes Leben, le vite indegne di essere vissute.

Un giorno arrivavano dei grandi autobus grigi fuori dalle case di cura, e alcuni ufficiali delle SS travestiti da infermieri scendevano con una lista in mano per prendere in custodia i pazienti selezionati. Poi, di costoro se ne perdevano le tracce. Li aspettava il nulla, l’oblio.

Gli inizi dell’eugenetica nazista
Il programma Aktion T4 ha inizio nel 1895, quando lo psicologo austriaco Adolf Jost pubblica il libro Il diritto alla morte, in cui inaugura un lungo dibattito sull’eutanasia, intesa come il diritto dello stato di salvaguardare la purezza del popolo e di effettuare delle sistematiche uccisioni mediche su pazienti affetti da disturbi irreversibili. In poche parole:
Chi non è utile alla comunità, deve scomparire

Nel 1920, le idee di Jost tornano in auge grazie allo psichiatra Alfred Hoche e al giurista Karl Binding, che, nel saggio Il permesso di annientare vite indegne di essere vissute, sostiene l’esigenza di sopprimere i cosiddetti “gusci vuoti”, le persone “mentalmente morte”. Solo così, a detta loro, i migliori geni ariani possono proliferare e arricchire la nazione.

Tutti questi preconcetti diventano la base di un ambizioso progetto di igiene razziale di Hitler, che, quando prende il potere, nel 1933 vara la Legge sulla prevenzione della nascita di persone affette da malattie ereditarie.

Gli ospedali e le prigioni ricevono l’ordine di inviare ai tribunali speciali collegati al Ministero dell’Interno delle liste con i dati di coloro che sono affetti da malattie ereditarie come schizofrenia, epilessia, cecità, sordità e tanti altri disturbi, ai quali spetta la sterilizzazione; un’operazione necessaria per evitare che nascano bambini inadatti a perorare la causa della purezza ariana.

È bene specificare che il nazismo si concentra su chi ha dei deficit mentali e, solo in rari casi, tocca anche chi soffre di semplici problemi fisici, ma, nonostante questa “concessione” alle persone disabili fisicamente, il numero delle vittime è comunque altissimo, e si stima che, fra il 1933 e il 1939, dalle 200.000 alle 350.000 persone subirono la sterilizzazione coatta. È l’inizio dell’inferno e Hitler ha appena cominciato.

Verso l’Aktion T4: gli anni di propaganda
In quegli anni plasma la concezione popolare dei malati mentali e cerca di influenzare i tedeschi con film, libri e opuscoli di propaganda. I pazienti degli istituti sono un peso, una spesa inutile, e perfino nelle scuole, nei libri di matematica, si leggono problemi di questo tipo:
“La costruzione di un manicomio costa sei milioni di marchi. Quante nuove case di 15.000 marchi si potrebbero costruire con quella somma?”.

E ancora, un volantino del 1938 recita: “60.000 marchi è quanto costa alla comunità popolare la vita di questa persona affetta da un difetto ereditario. Concittadini, sono anche i vostri soldi”.

La campagna mediatica di inizio anni ’30 rappresenta la volontà del Führer di plasmare l’opinione pubblica a favore dell’eutanasia delle vite indegne di essere vissute, ma lui stesso sa che l’iniziativa non può riscuotere un giudizio unanime, e rimanda i suoi piani al 1939, quando lo scoppio della Seconda Guerra Mondiale gli offre terreno fertile per l’Aktion T4.

La nascita dell’Aktion T4
Il programma ha inizio a ottobre, con un’autorizzazione scritta in cui Hitler conferisce al Reichsleiter Philipp Bouhler e al suo medico personale Karl Brandt i pieni poteri per procedere all’eutanasia dei malati mentali ritenuti irrecuperabili.

Il Führer fa bene i suoi calcoli e retrodata l’ordine al 1° settembre, il giorno dell’invasione della Polonia. Per farla breve, decide di tenere un profilo basso; quindi, di operare nell’ombra con un’autorizzazione senza alcuna valenza legale né supportata da una legge, come, invece, era stato nel caso della sterilizzazione, e di spacciare l’iniziativa per una tragica conseguenza della guerra, che rende necessario liberare i posti negli ospedali per accogliere i feriti al fronte e spostare i fondi dello stato sullo sforzo bellico.

L’operazione prende il nome di Eu-Aktion, azione eutanasia, ma, dopo la guerra, diverrà nota come Aktion Tiergartenstraße Vier, abbreviata in T4, che indica la via e il numero civico del Reichsarbeitsgemeinschaft Heil- und Pflegeanstalten, traducibile con Gruppo di lavoro del Reich per i sanatori e le case di cura.

Il quartier generale è una sorta di ufficio di facciata legato alla cancelleria privata del Führer, e si diramava in diversi sotto-dipartimenti e finte organizzazioni incaricate di occuparsi di un determinato aspetto del programma. Quanto all’atto omicida in sé, all’inizio si procede con delle uccisioni per inedia o iniezione letale, ma, a partire dal 1940, i nazisti del T4 optano per una soluzione più veloce:
La morte nelle camere a Gas

Vengono costruiti sei centri precursori ai campi di sterminio: il centro di Grafeneck, di Brandeburgo, di Bernburg, di Sonnenstein, di Hadamar e il castello di Hartheim.

Il modus operandi
Quando l’ordine di Hitler entra in vigore, l’Aktion T4 si dota di un preciso modus operandi. Il primo passo è avere a disposizione una lista di tutte le persone idonee all’eutanasia e il Ministero dell’Interno chiede al personale medico di selezionare chi soffre di particolari disturbi mentali, gli inabili al lavoro, gli ospiti nelle strutture da oltre cinque anni, i criminali e i non possessori della cittadinanza tedesca.
Chi rientra in questi parametri è passibile di eutanasia

Le schede di ciascun paziente vengono spedite alla sede del T4, dove una piccola commissione interna delibera sulla decisione finale. Ciascun medico legge la semplice storia clinica delle persone e senza visitare da vicino i diretti interessati ne decide la morte scrivendo un “+” o, un caso molto raro, gli salva la vita con un “–“.
Dopo tre “+” di tre esperti, la condanna diventa esecutiva

È interessante notare che gli staff delle strutture sono all’oscuro di tutto, e in determinati casi mentono sulle capacità lavorative di alcuni detenuti, indicandoli non abili ai lavori manuali. Sperano di salvargli la vita, perché, forse, lo stato sta cercando mano d’opera per lo sforzo bellico, e invece le cose vanno in modo totalmente diverso. Sembra un assurdo, ma rimangono coinvolti anche tantissimi veterani della Grande Guerra afflitti da disturbi da stress post-traumatico.

Grazie a tutti questi dati, i membri del T4 stilano un registro nazionale delle vite indegne di essere vissute, e preparano lo spostamento degli idonei. Di questo se ne occupa la Gemeinwohlige Krankentransportgesellschaft, l’Azienda di Trasporto Sanitario Pubblico, ovviamente un ente di facciata. Nel giorno designato, i membri delle SS vestiti da infermieri salgono a bordo di alcuni autobus grigi, si presentano davanti alle case di cura e prelevano i pazienti.

L’eutanasia, però, non avviene nell’immediato. Le vittime finiscono prima in degli istituti intermedi, in modo tale che i veri centri non rimangano sovraffollati o che i familiari possano rintracciarli. Questi ricevono delle finte comunicazioni in cui li si avvisa che i propri cari sono stati trasferiti in strutture migliori, dove le visite non sono concesse per questioni di sicurezza legate allo stato di guerra. Ma la premura a non destare sospetti si spinge ben oltre, e molti mesi dopo l’effettiva morte delle persone i membri del T4 fanno recapitare ai parenti le urne con le ceneri e un certificato medico con una plausibile causa del decesso.

Le vittime, invece, sostano per un po’ nei centri intermedi, poi gli autobus grigi si ripresentano e procedono allo smistamento in uno dei sei centri di gassazione. Lì vengono spogliati e gettati nelle docce a gruppi di 30 alla volta. Dopo circa 20 minuti di emissione di monossido di carbonio le vittime muoiono, e i cadaveri finiscono nei forni crematori.

L’interruzione del programma
Nonostante gli sforzi di mantenere un profilo basso, l’operazione inizia a destare sospetti già dopo un anno, con alcuni medici che si rifiutano di compilare le liste o che cercano di falsificarle. Allo stesso modo i familiari dei pazienti capiscono che c’è qualcosa che non va, perché, ad esempio, quando arriva il certificato di morte di un loro caro la causa del decesso fa riferimento all’infiammazione dell’appendice anche nei casi di uomini e donne a cui è stata rimossa. Inoltre, chi abita vicino ai centri di morte racconta di aver visto i camini delle strutture che emanano un intenso fumo nero entro massimo ventiquattro ore dall’arrivo dei convogli.

Hitler è titubante, non sa che fare. I familiari dei malati iniziano a portarsi a casa i propri cari o a spostarli in cliniche private, dove lo stato non ha potere. Alle voci di dissenso si unisce quella di monsignor Clemens August von Galen.

Il ministro di Dio è il primo a esporsi pubblicamente e a sollevare un polverone con il suo celebre sermone del 3 agosto del 1941.
«Vi è un sospetto generale, al limite della certezza, che queste morti inaspettate di malati di mente non avvengano naturalmente, ma siano causate intenzionalmente, secondo la dottrina che è legittimo distruggere una cosiddetta vita senza valore».

La notizia giunge anche alle orecchie degli alleati. L’aviazione britannica inizia a lanciare dei volantini con le parole di von Galen sulle principali città tedesche, e il 24 agosto Hitler ordina al T4 di chiudere i battenti.

La guerra si stava protraendo più del previsto, e l’inimicizia del clero non avrebbe giovato al morale della popolazione. L’eutanasia delle vite indegne di essere vissute va avanti, in maniera più blanda e meno strutturata, fino al 1945. Le liste degli idonei continuano a essere stilate e a loro si aggiungono anche i prigionieri dell’Aktion 14f13, un’altra operazione nazista volta a sbarazzarsi degli inabili al lavoro presenti nei campi di concentramento, che condividono la stessa sorte dei pazienti del T4 e dei bambini disabili del Kinder-Euthanasie, dell’eutanasia sui minori.

Il numero ufficiale delle vittime è di 70.000, ma, considerando la seconda fase segreta dal 1941 in poi, quello effettivo potrebbe aggirarsi intorno ai 200.000.

Furono anni intensi e crudeli. I cosiddetti “mangiatori inutili” morirono per far sì che lo stato potesse smettere di accollarsi delle spese mediche che i leader ritenevano inutili alla causa del paese. Ma il T4 ebbe un’altra triste conseguenza. L’intero programma racchiudeva in sé i prodromi della soluzione finale – c’erano le deportazioni, le camere a gas e i forni crematori – ma c’erano anche gli stessi membri del personale, che, vista la loro esperienza, contribuirono all’operato dei campi di sterminio e alla scomparsa di milioni di innocenti.
Fonti:
T4 Program – Enciclopedia Britannica
Aktion T4 – Wikipedia italiano
Aktion T4 – Wikipedia tedesco
Aktion T4 – Wikipedia francese