La vita di Sarah Forbes Bonetta è un racconto agrodolce sui complessi intrecci tra razzismo e colonialismo nell’Inghilterra vittoriana. La storia della principessa yoruba ancora oggi affascina tutti gli appassionati di storia coloniale, in particolare quella britannica.
Sotto, il video racconto dell’articolo sul canale Youtube di Vanilla Magazine:
In una foto sorprendente, una donna africana guarda verso l’obiettivo, vestita con un bellissimo abito di foggia vittoriana. E’ una ragazza giovane, dallo sguardo timido, ripresa nel giorno del suo ventesimo compleanno. L’aspetto, di regale naturalezza, appare quello di una giovane aristocratica, qui in compagnia del marito.
Il ritratto di questa coppia di colore, evidentemente ricca, era uno spettacolo piuttosto insolito nell’Inghilterra vittoriana. La foto fu scattata il giorno del matrimonio di Sarah Forbes Bonetta, la giovane schiava di stirpe reale che divenne la figlioccia nera della regina Vittoria.
Sarah Forbes Bonetta, o Lady Sarah, era nata nel 1843 in una famiglia reale della Nigeria sud-occidentale, appartenente al clan Egbado. Il suo vero nome era Aina, e aveva cinque anni quando la sua famiglia fu uccisa, durante un attacco al loro villaggio compiuto dall’esercito del Dahomey (oggi Benin).
Aina era una principessa Egbado Omoba, come rivelano i segni tribali sul suo viso, risparmiata proprio per la sua nobile stirpe. La bambina rimase prigioniera per due anni, prima di essere “regalata” al Comandante della Royal Navy Fredrick Forbes, durante i negoziati voluti dalla regina Vittoria per tentare di convincere il temibile re Ghezo a porre fine alla tratta degli schiavi. La piccola principessa fu consegnata a Forbes come “regalo dal re dei neri alla regina dei bianchi, la regina Vittoria”.
Il comandante ribattezzò Aina durante il viaggio verso l’Inghilterra, attribuendole il proprio cognome, e in aggiunta quello della nave sui cui stava effettuando il viaggio, la HMS Bonetta. Dopo aver vissuto, nei suoi pochissimi anni di vita, molte vicissitudini, il destino di Aina stava per cambiare.
Per il contesto storico-culturale del tempo, per Sarah non si aprivano grandi prospettive di vita. Invece la regina Vittoria, che era personalmente un’anti-razzista (anche se può apparire paradossale, vista la natura dell’Impero britannico), si affezionò in maniera particolare alla bambina, e fece in modo che ricevesse un’istruzione adeguata, in considerazione anche della sua stirpe reale. La sovrana chiamava Sarah con l’appellativo di principessa, un riconoscimento inaspettatamente illuminato da parte di un monarca tra i più potenti (probabilmente il più potente) dell’epoca.
Sarah si dimostrò una bambina molto intelligente, imparando in breve tempo la lingua inglese, e mostrando interesse per la musica e le arti. Purtroppo, dopo appena un anno dal suo arrivo in Inghilterra, il comandante Forbes, che l’aveva accolta nella sua casa, morì prematuramente. La piccola fu affidata ad una famiglia di missionari che viveva nel Kent, ma si ammalò di una tosse persistente, che fece consigliare ai medici un suo ritorno in Africa. In Sierra Leone frequentò un istituto femminile, mantenendo i rapporti sia con la signora Forbes sia con la regina Vittoria.
Tuttavia Sarah era infelice in Africa e, su richiesta di Sua Maestà, fece ritorno nel Regno Unito nel 1855, dove continuò gli studi.
A 18 anni, all’epoca considerata un’età giusta per sposarsi, Sarah ricevette una proposta di matrimonio da parte di James Pinson Labulo Davies, un ricco uomo d’affari africano che viveva in Gran Bretagna. Dopo aver inizialmente declinato la proposta, Sarah fu convinta dalla regina ad accettare. La coppia si sposò con una cerimonia molto sfarzosa: Sarah arrivò accompagnata da 10 carrozze trainate da cavalli e 16 damigelle.
Subito dopo il matrimonio si trasferirono in Sierra Leone, patria di Davies. La coppia, che ebbe tre figli, chiamò la primogenita Vittoria, in onore della regina, che fece da madrina anche a lei.
Sarah tornò diverse volte in Inghilterra con la figlia, proprio per fare visita alla regina, che si occupò della piccola Vittoria anche dopo la morte della madre. La tosse persistente che non aveva mai abbandonato la giovane principessa era in realtà tubercolosi, che nel 1880 si portò via la figlioccia nera della regina Vittoria.