Agente ZigZag: l’incredibile storia del criminale britannico che ingannò i Tedeschi

Ha una brillante carriera criminale davanti a sé, Eddie Chapman, ma finisce a fare la spia doppiogiochista, peraltro con ottimi risultati, al servizio del MI5 britannico, con il nome in codice di Agente Zigzag. Nome che già la dice lunga sulla personalità e la storia di quest’uomo, avvezzo a districarsi dalle situazioni più difficili con una certa destrezza.

Edward Arnold Chapman

Edward Arnold Chapman, nato in Inghilterra nel 1914, nasce in una famiglia dove vigono poche regole, e lui ne approfitta per fare un po’ quello che gli pare: più che andare a scuola gli piace andarsene al mare. Così a 14 anni interrompe gli studi – forse per aiutare la famiglia, che non ha condizioni economiche molto floride – e a 17 se ne va a Londra, dove si arruola nelle Coldstream Guards (il più antico reggimento dell’esercito britannico, prevalentemente usato a protezione della monarchia) e presta servizio di guardia anche alla Torre di Londra. Ma presto quella vita gli viene a noia e così, allo scadere di una licenza di sei giorni e dopo appena nove mesi di servizio, pensa bene di rimanersene a Soho, con una ragazza appena conosciuta. Tempo due mesi, e la polizia militare lo arresta. Dopo aver scontato tre mesi di prigione, viene dimesso dall’esercito con disonore.

Poco male: Eddie torna a Soho, dove trova l’ambiente probabilmente a lui più congeniale, tra grandi bevute, scommesse, serate di musica jazz e amici che gli insegnano molte cose su come campare senza troppa fatica con i proventi di crimini non troppo pesanti.

Niente di eclatante ancora: furti e qualche frode, che gli costano una condanna a due mesi di reclusione. Uscito dal carcere si dedica a qualcosa di più grosso, come scassinare cassaforti di sicurezza. Un’attività condivisa con delle bande criminali chiamate “Jelly Gang”, per l’uso della gelatina esplosiva.

Qualche volta gli va bene, altre gli va male, come quando fa saltare la cassaforte di un istituto cooperativo a Edimburgo. Portato in prigione (insieme a tutta la banda) riesce a ottenere il rilascio su cauzione. Eddie non perde tempo, e subito fa un altro colpo per procurarsi i soldi necessari per liberare i suoi compagni. Tutti insieme decidono di scapparsene a Jersey, nelle Isole del Canale, dove sperano di racimolare un gruzzolo per trasferirsi prima in Francia e poi in Costa Rica.

E’ il marzo del 1939 e le imprese di Chapman e della sua banda vengono raccontate su molti giornali britannici. Così anche a Jersey la polizia li individua, senza però riuscire a catturali. Una sera Chapman sta tranquillamente cenando con la fidanzata del momento, Betty Farmer, all’Hotel de la Plage, quando vede entrare dei poliziotti (li riconosce anche se sono in borghese) che hanno l’evidente intenzione di arrestarlo. Lui scappa platealmente dalla finestra, e pensa bene di far saltare una cassaforte quella notte stessa. Quella volta però gli va male, viene arrestato e condannato a due anni di prigione da scontare a Jersey:

Sempre meglio dei 14 anni che gli sarebbero spettati se fosse stato trasferito in Inghilterra

Eddie Chapman in una foto dell’MI5


Ma l’inquieto Eddie forse non fa questi calcoli, quindi tenta la fuga. Ripreso, gli aggiungono un anno di pena e tre mesi da trascorrere in isolamento. Incapace di starsene tranquillo, ne guadagna altri tre per le sue proteste.

L’isola di Jersey, fra Inghilterra e Francia:

Intanto che Chapman è in prigione e stringe amicizia con il compagno di cella Anthony Faramus (un altro personaggio dalla vita avventurosa), le truppe naziste occupano le Isole del Canale. Poi, a ottobre del 1941, viene rilasciato. Trascorre un po’ di tempo dedicandosi al mercato nero insieme all’amico Faramus, che offre una comoda base d’appoggio con il suo negozio di barbiere, proprio nel quartiere principale dell’isola di Jersey. I due studiano un mezzo per lasciare l’isola e non trovano di meglio che offrire i loro servigi ai tedeschi, scrivendo una lettera al comandante nazista sull’isola, dove si dicono disposti a diventare spie al servizio della Germania. Eddie Chapman si vanta del suo passato criminale e delle numerose fughe di cui è stato protagonista; in realtà, secondo quanto scriverà in seguito, gioca d’azzardo: “Se potessi fare un bluff con i tedeschi, probabilmente potrei essere mandato in Gran Bretagna”.

Per un po’ tutto tace, poi una notte i due vengono prelevati e trasportati in Francia, alla prigione di Fort de Romanville. E’ il novembre del ’41, o forse il gennaio del ’42. Poco importa, fatto sta che Chapman viene scelto per essere addestrato come spia, mentre Faramus viene spedito al campo di concentramento di Buchenwald (ne uscirà vivo anche se malconcio).

La vita di Chapman cambia radicalmente: stringe amicizia con il capo dell’Abwehr di Nantes, Stephan von Gröning, e intanto impara a maneggiare nuovi esplosivi, a comunicare via radio, prende lezioni di paracadutismo e si trasforma in una spia perfetta. Tanto che von Gröning gli affida una missione speciale, alla quale i nazisti tengono particolarmente: sabotare la fabbrica di aerei de Havilland, dove viene costruito il Mosquito, velivolo da combattimento in legno straordinariamente veloce e maneggevole, particolarmente odiato da Hermann Göring, il comandante in capo della Luftwaffe.

Bombardamento del quartier generale della Gestapo a Shellhus, Copenaghen, Danimarca nel marzo 1945. Un Mosquito che si allontana è visibile all’estrema sinistra.

Chapman, dotato di pistola, radio, mille sterline e l’immancabile capsula di cianuro, viene paracadutato, non senza qualche inconveniente (rimane bloccato nel portellone), in un campo fangoso del Cambridgeshire. Gli agenti segreti britannici sono già a conoscenza del suo arrivo, ma non devono fare nemmeno la fatica di cercarlo, perché la perfetta spia tedesca si consegna spontaneamente alla polizia locale, offrendo i suoi servigi all’MI5. Servigi che vengono accettati, nonostante le comprensibili remore dovute al suo passato criminale.

Nella notte tra il 29 e il 30 gennaio 1943 Chapman partecipa a un’azione di finto sabotaggio alla de Havilland, dove “fu installato un elaborato sistema di mimetizzazione per far sembrare agli aerei da ricognizione tedeschi che una bomba molto potente fosse esplosa all’interno della centrale elettrica della fabbrica”.

La notizia dell’esplosione viene addirittura pubblicata sul Daily Express.

L’Abwehr ha di che gioire…

Chapman viene rispedito dai tedeschi (li inganna ancora una volta facendosi affidare un paio di ordigni che i britannici volevano esaminare, fingendo di voler far saltare una nave) e finisce nella Norvegia occupata, dove viene incaricato di addestrare nuove spie, e dove gli viene conferita addirittura la Croce di Ferro per i suoi servigi, oltre a una cospicua ricompensa in denaro. Un ufficiale dell’MI5 ebbe poi a dire che i tedeschi “finirono per amare Chapman”, non ricambiati, perché lui “amava se stesso, amava l’avventura e amava il suo paese, probabilmente in quest’ordine”.

Dopo lo sbarco in Normandia i tedeschi rimandano Chapman a Londra, da dove li avrebbe dovuti informare circa il raggiungimento degli obiettivi durante i bombardamenti sulla capitale. L’agente Zigzag li rassicura, e anche grazie a lui le bombe cadono spesso in periferia e non dove vorrebbero i nazisti, nel centro della città.

Nonostante questo, l’MI5 si vede costretto a licenziarlo (pagando una buonuscita di seimila sterline e concedendo la grazia per i suoi precedenti reati), il 2 novembre 1944: Chapman ha ricominciato a frequentare i vecchi ambienti criminali, si fa coinvolgere nel truccare le corse dei levrieri, ma soprattutto parla un po’ troppo su come sia entrato in possesso di tanto denaro…

Lui non si cruccia più di tanto, frequenta “i posti alla moda a Londra sempre in compagnia di belle donne di apparente cultura” (secondo una relazione dell’M15). Nonostante le molte relazioni, finisce per sposare Betty Farmer, la ragazza che aveva in tutta fretta abbandonato nel salone dell’Hotel de la Plage a Jersey.

Le donne di Eddie Chapman: Betty Farmer, Dagmar Lahlum, Freda Stevenson


Nel caso di Chapman vale il detto “il lupo perde il pelo ma non il vizio”: dopo la fine della guerra sono ricominciati i suoi problemi con la giustizia, per reati diversi, spesso coperti in virtù del suo grande contributo durante il conflitto, e sopratutto perché non divulgasse notizie compromettenti con giornalisti e poliziotti comuni. L’ex agente non rispetta nemmeno il vincolo di segretezza e tenta di pubblicare le sue memorie. Operazione che gli riesce prima in Francia, e solo nel 1953 (dopo essere stato multato per la violazione della legge sui segreti ufficiali) in Gran Bretagna.

Eddie Chapman con la sua Rolls Royce

Eddie Chapman muore l’11 dicembre 1997, a 83 anni d’età. La sua considerazione, su tutta la sua vita avventurosa, è stata

“mi piace pensare di essere stato un cattivo onesto”

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