Ada Blackjack: Eroica Sopravvissuta di una Sciagurata spedizione Artica

Sperduta nel Mare Glaciale Artico, ma non troppo distante dalle coste siberiane, c’è un’isola dove i mammut lanosi sopravvissero all’incirca fino al 2500/2000 a.C., quando i loro simili, sulla terraferma, erano estinti da ormai cinquemila anni. La circostanza non prova che sull’Isola di Wrangel ci fossero condizioni di vita particolarmente favorevoli, anzi.

Fino a non troppo tempo fa, l’acqua del mare era perennemente ghiacciata, e solo durante qualche estate particolarmente calda si scioglieva ai raggi del sole

Mappa del Mare di Chukchi via Wikipedia – licenza CC BY-SA 3.0

Quando l’isola fu scoperta dagli europei, nel 19° secolo, nessun essere umano viveva in quel lembo di terra così estremo, anche se in tempi remoti qualcuno ci aveva abitato, almeno fino a quando il territorio era un pascolo per i mammut.

Fonte immagine: Jully morning via Wikipedia – licenza CC BY-SA 4.0

Nel 1921, quando era già un famoso esploratore artico, Vilhjalmur Stefansson organizzò una spedizione sull’isola, per rivendicarla in nome del Canada, che però non approvò l’iniziativa. Stefansson decise allora di piantare sulla Wrangler Island la bandiera del Regno Unito, che non era minimamente interessato ad annettere l’isola – peraltro in territorio russo – al suo già vasto impero.

Vilhjalmur Stefansson

La missione partiva sotto pessimi auspici, e fin dall’inizio fu organizzata in modo approssimativo e con scelte discutibili: l’equipaggio era ridotto e inesperto, e non prevedeva la presenza di Stefansson, forse stanco di rischiare la vita tra i ghiacci artici.

Stefansson scelse come membri della spedizione, composta da un canadese e tre statunitensi, quattro  giovani uomini che avevano sì conoscenze geografiche e accademiche, ma non troppa esperienza sul campo. Li spedì all’avventura, con rifornimenti sufficienti per sei mesi, garantendo loro che avrebbero trovato adeguato sostentamento sul luogo, grazie alla caccia. “L’’Amichevole Artico” avrebbe fornito le risorse necessarie fino all’anno successivo, quando una nave sarebbe arrivata a prelevarli.

Ada Blackjack


Per completare la squadra occorreva una persona nativa dell’Alaska, che sapesse cucinare, cucire abiti adeguati al clima artico e parlare inglese. Anche se inizialmente dovevano essere presenti alla spedizione diversi nativi, alla fine partì solo la giovane Ada Blackjack, una donna che all’epoca aveva 23 anni, un figlio ammalato di tubercolosi, un marito che l’aveva abbandonata, e pochissimi mezzi di sussistenza.

Ada con il figlio Bennet


Ada era una Iñupiat, ma non aveva nessuna delle conoscenze tradizionali del suo popolo: non sapeva nulla di caccia o di sopravvivenza nella ostile natura dell’Artico, perché era stata allevata in una missione, dove aveva imparato a cucire e a cucinare per i bianchi, nonché quel tanto di inglese sufficiente a leggere la Bibbia.

Nel 1921 la giovane donna fu lasciata dal marito, insieme al figlio Bennet, di cinque anni: abbandonati entrambi nel vero senso della parola, tra i ghiacci dell’Alaska, tanto che dovettero percorrere a piedi 65 chilometri per raggiungere la città di Nome. Ada non aveva la possibilità di mantenere il figlio, né tantomeno pagare le cure mediche, e fu quindi costretta a lasciarlo in un orfanotrofio, promettendo di tornare a prenderlo quando avesse avuto il denaro sufficiente. Fu in quelle difficili circostanze che Ada seppe della spedizione all’Isola di Wrangler, per la quale era qualificata: sapeva cucire, cucinare e parlava inglese. Anche se nutriva delle perplessità sui membri dell’equipaggio e sull’organizzazione della missione, Ada non lo diede a vedere: aveva troppo bisogno della paga promessa da Stefansson. 50 dollari al mese erano per la donna una cifra esorbitante, che non avrebbe mai immaginato di poter guadagnare in altro modo.

Fu così che Ada Blackjack salì a bordo del Silver Wawe, il 9 settembre 1921, insieme ad Allan Crawford, Lorne Knight, Fred Maurer, Milton Galle, e la gatta Victoria

Durante il primo anno di permanenza sull’isola ghiacciata, le previsioni di Stefansson si rivelarono corrette: l’equipaggio, durante l’inverno consumò le scorte fornite alla partenza, e poi, con l’arrivo della primavera e dell’estate, riuscì a sopravvivere con la caccia e la pesca. Quando il secondo inverno era ormai arrivato, le speranze di essere prelevati dalla nave promessa da Stefansson si spensero.

I cinque esploratori artici non potevano sapere che la goletta Teddy Bear, mandata in loro soccorso, era stata bloccata dal ghiaccio e costretta a tornare indietro

Il Campo di Wrangler Island


All’inizio del 1923 la situazione era ormai tragica, al campo dell’isola di Wrangler: rischiavano tutti la morte per fame, mentre Lorne Knight era gravemente ammalato, probabilmente di scorbuto. Gli altri tre uomini della spedizione decisero di tentare il tutto per tutto: partirono a piedi per cercare di raggiungere la Siberia, attraversando il mare ghiacciato.

Non si seppe mai più nulla di loro


Ada era stata lasciata al campo per prendersi cura di Knight. A quel punto, ogni aspetto della vita quotidiana era di sua competenza: doveva essere medico e infermiera, domestica e compagna, cacciatrice e boscaiola. Poi, il 23 giugno Knight morì, lasciando Ada da sola con il gatto Vic: una “Robinson Crusoe donna”, come fu soprannominata in seguito. La minuta ragazza Iñupiat, tanto timida quanto terrorizzata dagli orsi polari, si trasformò in un’eroina artica: doveva sopravvivere per tornare dal figlio.

Sopravvivere, ma come?

Ada non aveva la forza necessaria per seppellire Knight, e così lo lasciò nella sua branda, dentro al sacco a pelo, proteggendo il corpo con una barriera di casse. Lei si trasferì nella tenda delle provviste, sistemò la stoffa lacerata proteggendola con della legna, e conservò ben a portata di mano armi e munizioni. Imparò a metter delle trappole, a sparare agli uccelli, e costruì un punto d’osservazione rialzato per poter vedere in lontananza gli orsi polari. A tempo perso, provò anche ad usare l’attrezzatura fotografica.

Il 20 agosto 1923, dopo quasi due anni di permanenza sull’isola, si stagliò all’orizzonte la goletta Donaldson, arrivata a salvarla. Per un breve periodo Ada Blackjack divenne una donna famosa, lodata da tutti per il suo coraggio, mentre lei minimizzava dicendo di essere solo una madre che voleva tornare dal suo bambino. La donna ricevette un trattamento economico molto inferiore a quello pattuito alla partenza, ma riuscì comunque a far curare il piccolo Bennett.

Chi invece seppe approfittare, nonostante tutto, del disastroso viaggio, fu proprio chi lo aveva così male organizzato: il famoso esploratore Stefansson, che guadagnò molti soldi pubblicando libri e articoli sulla sventurata spedizione.

Ada Blackjack è una delle tante donne coraggiose praticamente sconosciute che hanno partecipato all’avventurosa storia dell’esplorazione artica senza quasi lasciare traccia di sé. Nonostante l’oblio al quale voleva consegnarle la storia scritta dagli uomini, le tracce lasciate dalle loro imprese rimangono indelebili…

Le foto d’epoca sono di pubblico dominio.

Annalisa Lo Monaco

Lettrice compulsiva e blogger “per caso”: ho iniziato a scrivere di fatti che da sempre mi appassionano quasi per scommessa, per trasmettere una sana curiosità verso tempi, luoghi, persone e vicende lontane (e non) che possono avere molto da insegnare.