Abbattuto in Lettonia il Memoriale dell’Unione Sovietica

Il 26 agosto 2022, dopo una decisione del Governo di Arturs Krišjānis Kariņš, è stato smantellato a Riga il celebre “Monumento ai liberatori della Lettonia sovietica e di Riga dagli invasori fascisti tedeschi”, un complesso formato da un gigantesco obelisco di 79 metri ornato da cinque stelle dorate che simboleggiavano i cinque anni della Seconda Guerra Mondiale. L’obelisco era circondato da imponenti statue in puro stile da realismo socialista: da una parte la “Patria”, che aveva sconfitto la Germania, dall’altra i figli di Madre Russia: i soldati protesi con le proprie armi a immortalare una drammatica scena di combattimento.

Le immagini e i video dove si può vedere l’obelisco di 79 metri crollare nell’acqua delle vasche del “Parco della Vittoria”  sono impressionanti, e ci portano a riflettere sul significato di quel monumento e sul senso di questa decisione politica, accelerata dalla volontà di dare un ulteriore segnale di sostegno all’Ucraina durante la guerra.

Fotografia di ©David Mazzerelli

Quando il complesso venne eretto, tra il 1979 e il 1985, la Lettonia faceva ancora parte dell’Unione Sovietica: Mosca decise di commemorare così la “liberazione” del Paese e di Riga da parte dell’Armata Rossa dal giogo della Germania nazista. Tuttavia, il tema della “liberazione” del Paese, è sempre rimasto al centro del dibattito politico e degli scontri, non solo verbali, con la numerosa e ingombrante minoranza russa (mezzo milione di persone su due milioni di abitanti). Uno scenario riscontrabile in molti paesi dell’Est, in cui il recente passato socialista e totalitario è ancora vivo e presente nel ricordo di numerose generazioni, che non hanno alcuna intenzione di dimenticare o “perdonare”. Il passato che torna, il passato che diventa tangibile e ingombrante come una statua. Lo stesso passato che sembra condizionare, ancora oggi, l’attualità e le decisioni politiche.

Fotografia di ©David Mazzerelli

Il moderno museo che fa bella mostra di sé nel centro storico di Riga dà alle parole il loro nuovo significato: “Museo dell’Occupazione”, quindi, non della liberazione. La parentesi nazista del paese, dal 1941 al 1944, è ovviamente inclusa di buon grado tra le occupazioni del Paese ma è la successiva ri-occupazione sovietica, che si protrarrà per quasi mezzo secolo, a lasciare le cicatrici più profonde nella società lettone. Stalin già nel Secondo Dopoguerra da una parte inaugurò una feroce campagna di deportazione di massa, e dall’altra costrinse la popolazione locale a uniformarsi ai costumi sovietici, rinunciando alle proprie festività, al proprio retaggio culturale e religioso, ai propri simboli e perfino alla tradizione culinaria.

Fotografia di ©David Mazzerelli

Non è una scena comune vedere un monumento circondato, nelle settimane precedenti la demolizione, da un cordone di transenne e auto della polizia, come un pericoloso ricercato. Il dibattito sulla cosiddetta “cancel culture”, iniziato negli Stati Uniti con l’abbattimento di alcuni monumenti sudisti della Guerra Civile, costringe a porsi delle domande cruciali:

E’ legittimo rileggere la storia con gli occhi del presente?

Ha senso calare nell’attualità alcuni retaggi del passato, giudicandoli secondo i valori contemporanei? Quello che sappiamo per certo è che la rimozione della storia, o il suo revisionismo radicale, rappresenta sempre un pericoloso precedente da cui, di solito, non nasce mai nulla di buono. Il miglior modo per prevenire l’eventuale ritorno delle pagine più drammatiche della storia è studiare e studiare, interpretare, comprendere i perché della storia stessa e le sue testimonianze, come i monumenti. Esattamente il contrario di quello che accade quando decidiamo di rimuovere a cuor leggero il passato che non ci piace, come faremmo con un brutto palazzo che stona in città.

David Mazzerelli

mprenditore, titolare di Venice Bay - Communication and Web Studio, agenzia pubblicitaria a Venezia-Mestre. Docente di comunicazione politica e di impresa. Laureato in comunicazione all'Università di Siena, scrivo per riviste di marketing e mi occupo di strategie di promozione di brand e copywriting.