A Caccia di Streghe, Fantasmi e Misteri nella sconosciuta Milano Noir

“Tremate tremate le streghe son tornate”. E’ questo lo spauracchio che sembrava echeggiare sabato pomeriggio in Piazza Vetra a Milano una volta sorvolato “a volo di scopa” il fantomatico ed ormai inesistente “Ponte della Morte”. Ponticello che dieci secoli or sono convogliava a quel centrale polmone verde cittadino chiamato ieri come oggi, Piazza Vetra. Quest’ultimo è un parco che per ben mille anni fu designato come luogo sinistro perché patibolo delle streghe bruciate vive sul rogo perché tacciate di aver intessuto un patto con il diavolo (la prima esecuzione risale al 1043, l’ultima al 1641, seppur le fonti dicano che tale pratica cesserà di esistere solo nella seconda metà dell’Ottocento).

Sotto, Piazza Vetra e la Basilica di San Lorenzo:

piazza-vetra-1

Sotto, lo spazio dove venivano bruciate le streghe. Lo spazio verde è rimasto pressoché immutato nel corso dei secoli:

piazza-vetra

Insomma un sabato sui generis a spasso per vie, chiese e palazzi di una Milano Noir, a caccia di streghe, teschi, misteri e fantasmi. Un viaggio a ritroso nel tempo che sin dalle prime battute, ha saputo catturare l’attenzione della comitiva milanese organizzata da Milanoguida – accorsa in Piazza Santo Stefano alle 16 sulle orme di un tour itinerante lungo quanto basta – pronta per essere stregata da una metropoli un po’ mystery e tanto old. La città meneghina, infatti, non è solo la capitale dell’industria e della moda, ma come molte città gode di un passato, ahimè, non sempre dichiarato. Un vissuto impresso non tanto sui libri di scuola quanto nei vari sepolcri, cattedrali, cappelle e residenze signorili che parlano tra le righe dell’inenarrabile patrimonio artistico di Milano.

La Chiesa di Santo Stefano:

santo-stefano-6Una pagina oscura, a tratti tragica, che Federica, 29 anni, ha saputo raccontare con dovizia di particolari, i più avvolti da un alone macabro, funereo e talvolta funesto. Come quella in cui narra le prove fisiche cui il tribunale dell’Inquisizione della Lombardia, affidato alla basilica di S. Eustorgio (tappa d’arrivo del tour), sottoponeva le presunte streghe in quanto eretiche. A volte si faceva bere loro dell’acqua bollente, altre volte invece, nel tentativo che espiassero le loro colpe, erano obbligate a sottoporsi alla ruota della tortura che molto spesso causava la rottura di arti e legamenti.

Sotto, la basilica di Sant’Eustorgio:

santeustorgio-1

Basilica di Sant’Eustorgio#2:

santeustorgio-2

Basilica di Sant’Eustorgio#3:

santeustorgio-4Altra pratica abbastanza diffusa in epoca medioevale e non solo, consisteva nell’annodatura dei capelli o nel punzecchiamento del corpo. Se la poveretta stava zitta si diceva fosse sotto il maleficio della taciturnità, e per questo incriminata e arsa viva a fuoco lento. Inoltre, un’altra durissima prova consisteva nel far sedere la sedicente “maga” su di uno sgabello, legandole mani e piedi e immergendola in acqua calda fumante: essendo una fattucchiera avrebbe dovuto liberarsi dimostrando di non esserlo. Inutile dire che il cento per cento delle volte la poveretta affogava.

Tuttavia a mettere la parola fine a questo inverosimile, ma reale, capitolo della storia italiana, ci vorrà la mente illuminata dell’Illuminismo ma anche l’irrompere ironico e scherzoso di Federica – la guida favorita da MilanoGuida per questo curioso itinerario – la quale non ha esitato a sdrammatizzare l’atmosfera confessando di sentirsi anche lei un po’ strega: “Come tutte le signore d’altronde. La mia famiglia è composta prevalentemente da donne, gatta compresa ovviamente”.

Federica, esperta di mitologia e storia, più tardi ha scortato il gruppo in un luogo molto suggestivo, l’ossario adiacente la chiesa di San Bernardino alle Ossa, gremito di una moltitudine di teschi umani stranamente posizionati in modo simmetrico, come a voler creare dei disegni.

santo-stefano-2Superato l’impatto un po’ macabro iniziale, osservando quell’ammasso di teschi, tibie, omeri e femori, la domanda che è sorta spontanea:

chi le ha riposte in quel modo, e soprattutto a chi appartennero?

Bisogna sapere che l’ossario risale al 1210, e che la sua gestione fu affidata sin dagli albori ad una confraternita assai singolare, quella dei Disciplini, ordine laico che si rifaceva in particolare al culto dei morti. I Disciplini si riunivano in gruppi di dodici (in rapporto ai 12 apostoli) e si avvalevano di veri e propri rituali che impratichivano nella chiesa di San Bernardino stessa.

santo-stefano-1

Tuttavia preso atto del tema funereo del percorso, conviene rivolgere lo sguardo non verso l’alto ma verso il basso, in direzione della cripta (1400) sottostante a S. Bernardino, luogo prediletto di rituale e di sepoltura dei Disciplini. Il suo accesso è ancor oggi vietato al pubblico (aperta per la prima volta nel 1930), se ne intravedono solo le scale blindate da una griglia in ferro. Ad accentuare ancor più l’aspetto inquietante della confraternita, il loro abbigliamento: una sorta di saio francescano e un lungo cappuccio atto a coprire totalmente il volto. Come non bastasse attaccata alla vita una cintura con appeso un piccolo teschio a ricordare il loro “sinistro” lavoro.

santo-stefano-5

Il video dell’Ossario:

Leggenda vuole che nell’ossario, la notte di Ognissanti, si risveglino le ossa di una ragazzina uccisa dal Re Uraia in persona, simbolo dell’innocenza distrutta, e un po’ per miracolo e un po’ per magia si insceni all’interno della cappella una vera e propria danza macabra. “Come si fa a sapere se è vero o non è vero. Di notte la cappella è chiusa. Questo non toglie che passando dalla strettoia dei morti, nella notte di Ognissanti, si senta il ticchettio delle ossa che sbattono” sorride Federica, la quale ironicamente conclude il capitolo assicurando come in quel frangente “La consapevolezza di essere vivi ci fa sentire quanto meno in forma. E che aldilà di tutte le leggende che ruotano attorno a questo sepolcro vivente, sappiamo da dove provengono queste ossa, da cimiteri milanesi”.

santo-stefano-3

La visita guidata intitolata “Streghe, misteri e leggende” sta volgendo verso il termine e a rigor di cronaca non si può non citare il fantasma più popolare della città meneghina, il fantasma di Carlina, vittima della malasorte. La giovane fanciulla il giorno delle nozze salirà sui tetti del Duomo e complice, un po’ per il fardello che portava in grembo (perché incinta di un altro uomo), un po’ per quelle statue mostruose avvolte nella nebbia, inciampa, cade e muore. Da allora si dice che il suo spettro appaia sotto forma di una sagoma nera nelle foto dei novelli sposi, dopo la cerimonia nuziale in Santa Maria Nascente: “Speriamo che Carlina porti loro più fortuna di quanto ne abbia avuta lei” conclude Federica…

La Griglia di accesso all’Ossario:

strettoia-dei-morti-6

Sotto, la Strettoia dei Morti con la griglia che conduce alla cripta della confraternita dei disciplini:

strettoia-dei-morti-5

Sara Cariglia

Scrivo perché mi da gioia. In fondo il mondo è ricco di storie, di momenti, di episodi, di contingenze che aspettano solo di essere scoperte e raccontate. Mi piace raccontare tra le righe, mi piace flirtare con la scrittura, mi piace leggere la gente. Quando la sfoglio con gli occhi prima di abbozzarla a parole è come se avessi l’impressione di dipingere su tela le loro emozioni. Talvolta le parole rimpiccioliscono i fatti e una delle mie principali responsabilità e far si che questo non accada. Ad oggi le mie ali sono la scrittura. Dico ad oggi, perché non è da molto tempo che ho scoperto e sviluppato questa mia attitudine. Una volta svelata, vi posso assicurare, è stato il volo più bello della mia vita, me ne sono “letteralmente” innamorata. Ormai è ufficiale ed ufficioso, l’arte scrittoria unitamente alla mia grande vocazione per studio e cultura sono i miei tre unici amanti.