7 Anni di Torture per Mary Ellen: il “Caso” che avviò la Tutela sui Minori

Quella che vedete è la fotografia che fu scattata a Mary Ellen Wilson nel 1874, quando (si pensava) che avesse solo 5 o 6 anni. Guardandola distrattamente non sembra nulla di che, semplicemente un’immagine d’epoca, come se ne trovano ormai tante in giro su internet. Mary Ellen fu portata via ai genitori adottivi grazie a una particolare legge, quella sul maltrattamento degli animali, già entrata a far parte del sistema giudiziario statunitense.

Per il maltrattamento dei bambini non erano previste norme o leggi a loro tutela

Quando fu scattata la fotografia, Mary Ellen non aveva 5 anni, ma ne aveva già 10. Portava sul proprio corpo i segni della malnutrizione, delle sevizie e delle violenze che subiva tutti i giorni da parte della madre e del padre adottivi, Mary e Francis Connelly. La sua storia divenne il caso che sensibilizzò l’opinione pubblica statunitense sui diritti dei minori, e grazie al quale prese vita la prima associazione a tutela dei bambini del mondo, la “New York Society for the Prevention of Cruelty to Children”. Oggi il semplice concetto di tutela dei minori è alla base della società occidentale e si sta allargando con rapidità ai paesi in via di sviluppo. I bambini sono considerati preziosi e intoccabili, una risorsa per il futuro la cui salute mentale e fisica va coltivata dall’infanzia all’adolescenza, ma pochissimo tempo fa, 150 anni al più, questo tipo di sensibilità era quasi inesistente.

In occidente si facevano figli con un numero di nascite da far impallidire gli odierni paesi africani, e molti di questi morivano piccolissimi. Chi arrivava ad essere adulto poteva quasi essere considerato un sopravvissuto, mentre oggi la mortalità nei paesi sviluppati è quasi ridotta a zero. In questo contesto fine ottocentesco si colloca la storia di Mary Ellen, una storia esemplare, drammatica, ma che ci dà idea di quali siano stati i progressi nei diritti dei minori degli ultimi 150 anni.

La storia di Mary Ellen

Mary Ellen nasce a New York nel Marzo 1864, figlia di Tomas e Fanny Wilson. Poco dopo la nascita della bambina il padre muore nella Seconda Battaglia di Cold Harbor, durante la Guerra Civile statunitense. La madre lavora giorno e notte per mantenere se stessa e la figlia, sino a quando rimane disoccupata, ed è obbligata ad affidarla a un orfanotrofio.

All’età di due anni Mary Ellen viene adottata da una coppia, lui è Thomas McCormack e lei Mary, che ha già perso tre figli. Dico adottata ma in realtà la bambina viene reclamata perché Thomas afferma di esserne il padre naturale. L’uomo muore dopo poco, circa un anno, e la bambina rimane sola con la madre adottiva e futura aguzzina, Mrs McCormack.

La donna, madre adottiva, detestava la bambina

La vedova McCormack si sposa poi con tale Francis Connolly, e nonostante nessuno dei due la voglia tengono con sé la piccola.

Mary Ellen ha circa 3 anni, e non può neanche immaginare cosa subirà nel corso dei successivi 7

La nuova famiglia si sposta nell’appartamento dell’uomo, sulla 41esima strada di Manhattan. Picchiata, maltrattata e chiusa per ore all’interno di un armadio, non le viene permesso di uscire di casa né affacciarsi alla finestra per i successivi sette anni.

Le torture che subisce dai suoi aguzzini sono innumerevoli, e verranno raccontate anni dopo dalla stessa Mary Ellen. Le botte erano continue e devastanti, il cibo era assolutamente insufficiente, praticamente alla fame, mentre il letto era il pavimento. Durante i gelidi inverni newyorkesi non c’erano vestiti adeguati né coperte e naturalmente l’appartamento non veniva riscaldato, mentre d’estate non poteva uscire all’aria aperta, a parte alcune volte in cui, di notte, veniva fatta uscire nel cortile del palazzo. I due genitori adottivi non si accontentano di trattarla in modo terribile, la chiudono anche a chiave in una stanza buia per ore, lasciandola sola con i suoi pensieri e le sue paure.

Ma quella bambina, quasi segregata, porta sul corpo i segni delle sevizie e della violenza, e alcuni vicini di casa iniziano a insospettirsi. In particolare c’è la signora Etta Angell Wheeler (1834-1921), una missionaria metodista, che usa il pretesto di chiedere l’aiuto della signora Connolly per prendersi cura della loro nuova vicina, Mary Smitt, la quale era una malata cronica costretta a letto, per andare a indagare all’interno di casa Connolly. La Wheeler riesce a entrare nell’appartamento e a osservare la condizione della piccola Mary Ellen, che a Dicembre era costretta a girare scalza per casa. E’ lampante che la bambina sia picchiata, che stia male e che sia magrissima per il poco cibo. Le si vedono i lividi, le cicatrici e anche delle ustioni. Insomma la bambina non sta bene ed è il centro della frustrazione di quei due adulti.

Mary Ellen dimostra al più 5 o 6 anni, ma in realtà ne ha già 10. Bisogna agire, ma come?

Le autorità locali non vogliono intervenire, proprio perché le sevizie sui bambini non sono ancora entrate nello stato di diritto. La Wheeler allora ha un colpo di genio, si rivolge all’avvocato Henry Bergh, specializzato nella prevenzione contro le crudeltà sugli animali.

Grazie alla propria testimonianza e a quella dei vicini, la Wheeler e Bergh ottengono l’allontanamento di Mary Ellen dai Connolly

I vicini testimoniano dei continui e disperati pianti della povera Mary Ellen, e la signora Mary Connolly viene finalmente portata in giudizio. Al processo, la testimonianza di Mary Ellen è straziante:

Mio padre e mia madre sono entrambi morti. Non so quanti anni ho. Non ho ricordi di un tempo in cui non vivessi con i Connolly. La mamma ha l’abitudine di frustarmi e picchiarmi quasi tutti i giorni. E’ solita frustarmi con una frusta attorcigliata di pelle grezza. La frusta lascia sempre dei segni neri e blu sul mio corpo. Oggi ho dei segni neri e blu sulla testa fatti da mia mamma, e anche un taglio sul lato sinistro della fronte che mi ha fatto con un paio di forbici. Non ricordo di esser mai stata baciata da nessuno, e non sono mai stata baciata dalla mamma. Non sono mai stata presa sulle ginocchia di mia mamma o da lei accarezzata. Non ho mai avuto il coraggio di parlare con nessuno, perché se lo avessi fatto sarei stata frustata. Non so perché mia mamma mi frusta, lei non mi dice nulla quando lo fa. Non voglio tornare a vivere con la mamma, perché mi picchia. Non ricordo di esser mai stata per strada in tutta la mia vita.

Durante le udienze, che si svolgono nel 1874, la signora Connolly viene dichiarata colpevole e condannata a un anno di reclusione (oggi sembra una pena da nulla ma pensate nel 1874, la prima sentenza in assoluto per abusi su minori), e Mary Ellen viene affidata alle cure di un istituto. Grazie al clamore suscitato dalle sevizie su Mary Ellen, nel 1874 viene fondata la “New York Society for the Prevention of Cruelty to Children”, la prima società al mondo di prevenzione per gli abusi sui minori, attiva ancor oggi.

E Mary Ellen che fine fa?

Nonostante le sevizie subite la bambina si riprende. All’inizio viene messa all’interno di un istituto per bambini e poi viene adottata dalla donna che l’aveva sottratta all’inferno, Etta Wheeler , che la porta a vivere all’interno della casa di famiglia. Cresce scoprendo il mondo delle cose che crescono, lei che aveva conosciuto soltanto dolore e altro dolore, e scopre che la terra può essere umida e serve a far crescere le piante, che i fiori hanno un buon profumo e che ci può anche essere felicità nella vita.

A 24 anni si sposa con il vedovo Louis Schutt e la coppia ha due figli naturali, con Mary Ellen che cresce anche i 3 figli dell’uomo..

Oltre ai 5 figli la coppia adotta anche una bambina rimasta orfana

Nonostante i drammatici primi anni Mary Ellen ha una vita lunghissima per l’epoca. Muore nel 1956, alla veneranda età di 92 anni, nonna di un’infinità di nipoti.

Le torture che subì sono state il “caso” che consentì a milioni di bambini, nei decenni seguenti, di ricevere tutela giudiziaria da parte delle istituzioni prima statunitensi e poi mondiali. Chissà cosa ne pensava in cuor suo quella signora anziana di tutto questo. Chissà come ricordava il dormire sul pavimento o le botte del patrigno e della matrigna. Forse non ci pensava, o forse erano un lontano ricordo sbiadito, ma probabilmente per lei erano cicatrici incurabili, anche se ormai non se ne interessava più.


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