5 Novembre 1605: l’Esplosiva Congiura delle Polveri

Il 5 novembre 1605 minaccia di essere un giorno di fuoco, veramente esplosivo. Ancora oggi in Gran Bretagna, la notte del 5 novembre si accendono falò a ricordo di ciò che non accadde.

Falò del 5 novembre in Gran Bretagna

Immagine di Sam Roberts via Wikipedia – licenza CC BY 2.0

Tutto comincia con Enrico VIII che vuole sposare Anna Bolena ma non può, perché Papa Clemente VII, nell’anno di grazia 1534, rifiuta di annullare il suo matrimonio con Caterina d’Aragona, che non gli ha dato l’agognato erede maschio. Il sovrano inglese non se ne dà per inteso e decide di staccarsi dalla Chiesa Cattolica e mettersi a capo della Chiesa d’Inghilterra, che dal quel momento inizia gradualmente a diventare protestante. Di contorno ci sono le esecuzioni di chi rifiuta di riconoscerlo come autorità religiosa, la confisca dei beni e la chiusura dei conventi.

I decenni che seguono sono veramente difficili, carichi di tensioni e spargimenti di sangue: nelle lotte di potere si intrecciano religione e politica e i sovrani che seguono sembrano far a gara a chi è più sanguinario. La palma la conquista Maria Tudor (figlia di Enrico VIII e Caterina d’Aragona), detta appunto la sanguinaria, che sale al trono nel 1533, alla morte del fratellastro Edoardo VI, e restaura in Inghilterra il cattolicesimo, a forza di esecuzioni  di protestanti (saranno 274 in totale, molti al rogo, altri finito con il famoso rituale disumano dell’impiccato, sventrato e squartartato).

Maria la Sanguinaria

Quando muore senza eredi al trono sale Elisabetta I, figlia di Enrico VIII e Anna Bolena, che subito mostra qual è la sua linea: assume la carica di Governatore supremo della Chiesa d’Inghilterra, e sopratutto pretende che funzionari e prelati giurino fedeltà a lei, come capo dello stato e della chiesa: insomma, non proprio quello che si possa chiamare libertà di culto. Di fatto i cattolici non possono professare la loro fede né praticare i loro riti, perché rischiano la tortura quando non il patibolo.

Elisabetta I

Elisabetta mai si sposa né mette al mondo eredi, così quando muore sale al trono Giacomo VI di Scozia (che in Inghilterra prende il nome di Giacomo I), figlio sì della cattolica Maria Stuarda, ma per niente intenzionato a riportare il regno sotto l’influenza religiosa del Papa. Intende però essere tollerante con i cattolici, purché se ne stiano zitti e buoni, e obbediscano “esteriormente alla legge”. Delude insomma le aspettative di quanti, in Inghilterra e anche fuori, avevano sperato in sua conversione dopo la fine che Elisabetta aveva fatto fare alla madre.

Giacomo I

In questo contesto, dove si intromettono anche le case regnanti d’Europa, il regicidio appare giustificato come estremo mezzo per porre fine alle persecuzioni subite dai cattolici.

Due preti cattolici vorrebbero “convincere” Giacomo a essere più tollerante, e organizzano un rapimento del Re, il cosiddetto Bye Plot, che però finisce in niente, così come il Main Plot, ordito da personaggi di spicco dell’aristocrazia inglese.

Tutte queste circostanze convincono Giacomo della necessità di espellere dal paese tutti i preti cattolici, cosa che avviene all’inizio del 1604, mentre ad aprile sembra quasi certa l’approvazione di una norma che metta fuori legge tutti gli appartenenti alla Chiesa cattolica.

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Ecco che allora diventa necessario organizzare l’eliminazione fisica del re, per insediare sul trono la figlia Elisabetta – cattolica come la madre, Anna di Danimarca – che all’epoca aveva una decina d’anni. La scelta cade su di lei perché è erede diretta di Giacomo, troppo giovane per regnare in autonomia (le avrebbero affiancato un reggente) ma abbastanza grande da conoscere i cerimoniali di corte:

E’ la congiura delle polveri

La figlia di Re Giacomo, Elisabetta, a 13 anni circa

Il complotto inizia ad essere organizzato nel maggio del 1604, e occorrono parecchi mesi perché sia messo a punto. Malgrado il fallimento, è probabilmente l’unico, tra quelli tentati, ad aver avuto una possibilità di successo.

Partecipano una dozzina di persone, ma l’iniziativa parte da Robert Catesby, che in una locanda londinese si vede, in una stanza riservata, con Guy Fawkes, Tom Wintour, Jack Wright e Thomas Percy.

Alla fine dell’incontro i congiurati fanno solenne giuramento, su un libro di preghiere, di mantenere il segreto. Poi riescono addirittura a suggellare solennemente questa promessa con il sacramento della comunione, perché caso vuole che in un’altra stanza un sacerdote (all’oscuro di tutto) stia celebrando messa.

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Il piano prevede nientemeno che di far saltare in aria il Parlamento, nel giorno della cerimonia di apertura, con il vantaggio che oltre al re sarebbero morti anche tutti i membri del governo nonché molti nobili.

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Per riuscire nell’impresa il gruppo deve procurarsi una casa il più vicino possibile al Parlamento. Thomas Percy, che è un ricco aristocratico, affitta un cottage nei pressi di Westminster, perché nel giugno del 1604 era riuscito a entrare, grazie alla parentela con il conte di Northumberland, nella truppa a cavallo delle guardie del re.

A Guy Fawkes, che ha una lunga esperienza in campo militare, viene affidato il compito di occuparsi dei barili di polvere da sparo, che dal cottage vengono spostati, di notte, in una cantina posta proprio sotto la camera del Lord (l’esistenza di un tunnel non è mai stata provata).

La Camera dei Lord in rosso, a destra il fiume Tamigi

Non deve stupire il facile accesso a quel locale perché all’epoca i sotterranei del palazzo di Westminster, così come altri alloggi e locali commerciali, venivano affittati a personaggi di vario genere (mercanti, avvocati ecc.).

Il piano rallenta perché, a causa di un’epidemia di peste, l’inaugurazione dell’anno parlamentare slitta di molti mesi: dal febbraio 1605 alla fine dell’anno. I congiurati si disperdono e quando si rivedono, a marzo, sono aumentati di numero, fino a essere una dozzina. Ad agosto Guy Fawkes scopre che la polvere da sparo è ormai persa e occorre portare altri barili nel sotterraneo, mimetizzati tra cataste di legna da ardere.

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Il piano finale viene definito in ottobre: Guy Fawkes avrebbe acceso la miccia sotto i barili per poi scappare attraverso il fiume. Intanto qualcuno avrebbe dovuto rapire la figlia di Giacomo, Elisabetta, che viveva lontano da Londra. Il resto è un po’ lasciato all’improvvisazione: la vita e la morte dei due figli maschi di Giacomo (forse presenti in Parlamento e forse no), la scelta del Reggente, che nei piani dei cospiratori doveva essere Lord Northumberland, che pure lui però, poteva trovarsi nella Camera dei Lord. Qualcuno propone di avvisarlo, ma poi, per non correre rischi, la cosa viene messe nelle mani del destino.

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Un’incisione dell’epoca con otto dei cospiratori

Tra i cospiratori c’è però anche chi si preoccupa della sorte di amici e parenti che sarebbero stati presenti a Westminster.

E questa è, alla fine, la causa del fallimento della congiura delle polveri

William Parker, cattolico barone di Monteagle, sarà sicuramente in Parlamento quel 5 novembre. Circa una settimana prima riceve una lettera, recapitata da uno sconosciuto a un suo servo. Monteagle sta cenando con amici e ordina che la lettera sia letta ad alta voce:

“Mio Signore, per l’amore che porto ad alcuni dei tuoi amici, mi preoccupo della tua conservazione. Perciò ti consiglierei, mentre offri la tua vita, di escogitare qualche scusa per spostare la tua presenza a questo parlamento; poiché Dio e l’uomo hanno convenuto di punire la malvagità di questo tempo. E non pensare minimamente a questa pubblicità, ma ritirati nel tuo paese dove potresti aspettarti l’evento in sicurezza. Infatti, sebbene non vi sia alcuna apparenza di agitazione, tuttavia dico che riceveranno un colpo terribile in questo Parlamento; eppure non vedranno chi li ferisce. Questo consiglio non è da condannare perché può farti bene e non può farti male; poiché il pericolo è passato non appena hai bruciato la lettera. E spero che Dio vi dia la grazia di farne buon uso, alla cui santa protezione vi affido.”

La lettera anonima recapitata a Monteagle, conservata ai National Archives

Il barone si precipita da Robert Cecil, Segretario di Stato, che a sua volta avvisa due consiglieri del re, di fede cattolica. I tre decidono di aspettare il ritorno di Giacomo, assente per una battuta di caccia, prima di prendere qualsiasi provvedimento. Intanto il servo di Monteagle fa avvisare Catesby di quanto successo. Lui sospetta dell’ultima persona reclutata, Francis Tresham, cognato del barone, e lo affronta a muso duro, ma lui nega di essere l’autore della lettera, però suggerisce di rinunciare. In realtà, come autori della lettera, saranno poi anche indicati lo stesso Monteagle e Robert Cecil.

Il 1° novembre Giacomo viene informato del complotto e ordina la perquisizione di tutto il palazzo, che viene effettuata il 4. Le guardie trovano, in quella famigerata cantina, una grande catasta di legna, che Guy Fawkes, lì presente, dice di essere di proprietà del suo padrone Thomas Percy, guardia del re.

I sotterranei sotto la Camera dei Lord, come illustrato nel 1799

Proprio il nome di Percy, conosciuto come cattolico intransigente, porta a un nuovo controllo, quando ormai è già notte fonda. La squadra di ricerca torna nella cantina e vede aggirarsi un uomo con mantello e cappello, che ha in mano una lanterna. E’ sempre lui, Guy Fawkes, che viene arrestato (lui fornisce un nome falso) visto che ha in tasca oggetti compromettenti: micce lente, un orologio e legnetti da innesco, e alla fine saltano fuori anche quei 36 barili di polvere da sparo.

L’arresto di Guy Fawkes


Quando si diffonde la notizia dell’arresto di Fawkes c’è un fuggi fuggi generale dei cospiratori, mentre lui viene torturato e sulle prime non cede, assume su di sé tutta la colpa e dimostra una forza che il re in persona definisce “una risolutezza romana”.

Comunque alla fine anche lui non resiste alle torture e scrive su una pergamena i nomi di tutti i cospiratori, che vengono arrestati, processati e condannati a morte per impiccagione, con il consueto corredo di sventramento e squartamento prima dell’impieccagione. Catesby e Percy, uccisi durante la fuga, vengono comunque decapitati post mortem.

Parte di una confessione di Guy Fawkes. La sua debole firma, fatta subito dopo la sua tortura, è appena visibile sotto la parola good, in basso a destra

Quel complotto, che coinvolge personaggi importanti, scatena ovviamente la reazione popolare e porta di conseguenza a leggi ancora più oppressive per i cattolici.

Ma che fosse proprio quello lo scopo? Già all’epoca molti sospettarono di Robert Cecil, che avrebbe ordito il complotto per assicurarsi a vita il favore del re, come pure provvedimenti anti-cattolici più stringenti. Non ci sarebbe da stupirsi, visto che una settantina d’anni dopo, un presunto “complotto papista” contro Carlo II, che vede accusati e giustiziati 22 uomini completamenti innocenti, viene ordito da due fanatici protestanti, ma questa è un’altra storia…

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Da allora, il 5 novembre, in Gran Bretagna vengono accesi dei falò, come aveva ordinato di fare Giacomo per festeggiare lo scampato pericolo: è il Bonfire Night o Guy Fawkes Night. E ancor oggi non mancano nemmeno meticolosi controlli in tutto il Palazzo, il giorno dell’apertura dell’anno parlamentare…


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