Il denti sono organi che consentono all’uomo e a moltissimi altri animali di tagliare e triturare il cibo. Nonostante la loro preziosità, questi sono forse una delle componenti del nostro corpo che si distrugge e rovina con più facilità, provocando dolori e, nei casi più estremi, la morte. Storicamente gli ascessi dentari, oggi curabili con gli antibiotici e la chirurgia, furono infatti fra le principali cause della setticemia, una delle malattie che ancor oggi conserva un altissimo tasso di mortalità.
I primi interventi di cura dei denti risalgono all’epoca paleolitica, circa 14 mila anni fa, e ci consentono di comprendere come, anche per gli esseri umani più antichi, l’igiene dentale fosse già ritenuta di fondamentale importanza per le speranze di vita. (Fonte: ricerca italiana pubblicata su Nature).
La professione di odontoiatra, nonostante fosse quindi praticata da migliaia di anni, fu riconosciuta per la prima volta alla fine del ‘600, quando nel 1699 un intervento di Luigi XIV nella Lettre Patentes, istituì la professione di dentista per la città di Parigi e Sobborghi.
In Italia si riconobbe la professione nel Regno di Sardegna nel 1839, con una legge poi abrogata qualche anno dopo, nel 1844. Nell’Italia unita fu riconosciuta la professione di dentista nel 1865, per la quale era necessario il diploma in chirurgia.
Le prime testimonianze fotografiche di estrazioni dentarie ci appaiono oggi spaventose, quasi terrificanti. Pensare di sedersi sulla sedia dell’odontoiatra e vedere di fronte a sé strumenti come pinze da fabbro, aghi o trapani manuali fa rabbrividire, ma erano le modalità con cui venivano estratti i denti dei nostri (non tanto antichi) antenati.
Le estrazioni avvenivano senza anestesia, e sovente il dentista si dotava di “assistenti alla poltrona” che non erano giovani ragazze, ma spesso uomini di un “certo peso” in grado di tener fermo il povero paziente, agonizzante e in preda a spasmi di dolore.
Le moderne tecniche di anestesia, introdotte da Robert Liston con l’Etere a metà ‘800 e perfezionate nel corso del XIX secolo, raggiunsero le sedie dei dentisti a inizio/metà ‘900, e furono un sistema efficacissimo per alleviare dolori non dissimili dalla tortura.
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