25 aprile 1945: sull’Elba si abbracciano soldati Russi e Statunitensi

Il 25 aprile è per l’Italia festa nazionale, quello della Liberazione dalla dittatura fascista, anche se il realtà la resa definitiva dei nazifascisti e la fine della seconda guerra mondiale porta la data del 3 maggio 1945. Il 25 aprile rappresenta quindi una data importante per l’Italia, ma forse non molti sanno che quel giorno è stato importante anche per le forze alleate impegnate in Germania negli ultimi giorni di guerra.

25 aprile 1945, Torgau, Germania: le truppe sovietiche e statunitensi si incontrano sulle rive del fiume Elba. Da allora quella data sarà ricordata come Giorno dell’Elba. Mai prima di allora i rapporti fra le due superpotenze erano stati così cordiali, e mai lo saranno in futuro.

Durante i lunghissimi anni della guerra le truppe sovietiche si erano spostate verso ovest, respingendo lungo il fronte orientale le truppe tedesche, in un’estenuante avanzata verso la Germania. Dal 6 giugno 1994, dopo il D-day, le forze congiunte di Stati Uniti e Gran Bretagna si impegnano sul fronte occidentale per liberare l’Europa dai nazisti. Alla fine, il 25 aprile 1945, la 69ª divisione di fanteria statunitense e la 58ª divisione sovietica entrano in contatto a Torgau, a circa 130 chilometri da Berlino.

Le truppe alleate hanno praticamente tagliato in due la Germania

Gli alti comandi delle rispettive forze armate sapevano che le truppe si sarebbe incontrate in quella zona, e avevano concordato un segnale per riconoscersi come “amici”. L’incontro reale però avviene per caso, meno di due settimane prima della definitiva Battaglia di Berlino.

Il tenente Bill Robertson della 69ª divisione di fanteria, avanzando verso Torgau quel 25 aprile, sapeva che avrebbe potuto incontrare le truppe sovietiche, e sapeva che doveva “trattarli bene”, come gli aveva detto il Generale Courtney Hodges. Il protocollo elaborato dai leader alleati – Roosevelt, Stalin e Churchill – prevedeva che i soldati americani sparassero un razzo verde e quelli sovietici uno rosso.


In quel giorno di primavera un po’ nebbioso Robertson è di pattuglia con tre uomini, ma si spinge molto più avanti di quanto gli era stato ordinato. Arriva a Torgau, sul fiume Elba, e teme di essere scambiato per tedesco dai russi che sono proprio di là dal fiume gonfio d’acqua. Decide allora di farsi dare da qualcuno del posto un lenzuolo bianco e requisisce in una ferramenta del colore rosso e blu. Improvvisa una bandiera americana, cercando di pitturare alla bell’e meglio delle stelle e strisce.

Il tenente sovietico Alexander Sylvashko, quando vede quei quattro uomini sventolare uno straccio colorato, pensa subito che si tratti di soldati tedeschi che vogliono passare per americani. Si attiene però al protocollo e spara un razzo rosso, ma nessun razzo verde arriva in risposta dall’altra parte.

Parte qualche scarica di armi leggere che non ferisce nessuno

Poi i due tenenti – che se non fosse vita vera potrebbe sembrare la scena di un film – iniziano a strisciare l’uno verso l’altro lungo quel ponte pericolante ma ancora in piedi, finché Robertson grida “America!”. I due uomini si abbracciano e poi alzano la mano facendo il segno V di vittoria. “Non sapevamo parlare russo e loro non parlavano inglese” ricorda uno dei soldati americani “ma gli abbracci e le strette di mano hanno detto tutto.”

Silvashko e Robertson

Immagine di pubblico dominio

Il giorno dopo si improvvisa a Torgau una cerimonia con decine di soldati di ambo le parti, foto di rito e scambi di souvenir. I soldati si scambiano bottoni, decorazioni di guerra e orologi, gli ufficiali le armi. Il maresciallo sovietico Ivan Konev dona il suo magnifico stallone bianco al generale statunitense Omar Bradley, che contraccambia con una jeep. Silvashko e Robertson sono scelti per rappresentare quel particolare momento della storia dove l’Oriente ha incontrato l’Occidente, uniti nella lotta con il nemico comune.

Alla fine del conflitto USA e URSS prendono strade diverse e la Guerra Fredda racconta un’altra storia, l’Incontro sull’Elba non diventa che un ricordo sbiadito.

Eppure, in quegli anni così difficili, la memoria di quel 25 aprile 1945 diventa simbolo di un’amicizia possibile fra i due paesi, e in ambedue le nazioni c’è qualcuno che se lo ricorda: in Russia, nel 1949, esce il documentario “Incontro all’Elba”, e nel 1961 diventa famosissima la canzone del poeta Evtushenko “I russi vogliono la guerra?”, nella quale si ricordano i milioni di vittime della Seconda guerra mondiale e quell’incontro amichevole sull’Elba.

Silvashko e Robertson

I due soldati si incontrano due volte, nel 1975 e nel 1985

Negli Stati Uniti il soldato Joseph Polowsky – che era lì con Robertson ad abbracciare i sovietici su quel ponte e ricorda l’orrore di quei corpi di civili tedeschi sparsi lungo le rive del fiume, uccisi dal fuoco delle artiglierie – dedica il resto della sua vita a combattere contro ogni guerra, e ogni anno commemora quel giorno con una veglia funebre, a Chicago. Dietro sua richiesta verrà seppellito a Torgau, nel 1983.

A riassumere il significato di 25 aprile 1945 è il tenente colonnello Buck Kotzebue che dice:

Penso che tutti i soldati abbiano sicuramente qualcosa in comune. Capiscono il significato della guerra. E se potessimo lasciarli scegliere, non ci sarebbe guerra. Sì, puoi dubitare dello spirito dell’Elba. Puoi dire che questi sono solo sogni dell’impossibile. Ma penso che sia necessario sognare l’impossibile. Solo allora diventerà possibile“.


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