Correva l’anno 1991 quando il 9 gennaio, a circa nove mesi dalla messa in onda statunitense, gli spettatori italiani sintonizzati su Canale 5 assistettero al ritrovamento del cadavere di Laura Palmer, nella prima puntata de “I segreti di Twin Peaks”, l’iconica serie ideata da David Lynch e Mark Frost e da molti considerata uno spartiacque delle “Serie” del piccolo schermo. La storia ruotava attorno all’intricato e apparentemente irrisolvibile mistero della morte di una ragazza di provincia dalla vita tranquilla, in realtà straripante di segreti.

“Chi ha ucciso Laura Palmer?”
Era la frase cult che accompagnava milioni di spettatori dagli Stati Uniti e qui in Europa.
Nel 1908 però, una domanda simile aveva incuriosito e ossessionato le forze dell’ordine della contea di Rensselaer, nello stato di New York, incapaci di trovare una soluzione al grande rompicapo su cui si trovarono a investigare.
Nota dell’autore – A fine articolo troverete gli aggiornamenti sul caso Hazel Drew posteriori alla data di pubblicazione (4 agosto 2021).
Sotto, il video racconto dell’articolo sul canale Youtube di Vanilla Magazine:
L’omicidio di Hazel Drew è un caso irrisolto di cronaca nera che, all’epoca dei fatti, ebbe una notevole risonanza mediatica, per poi cadere lentamente nel dimenticatoio.
Il successo di “Twin Peaks” l’ha riportato in auge di recente e, per gli appassionati della serie, non sarà difficile riconoscere i parallelismi che legano le sorti di Laura ed Hazel.
La nonna materna di Mark Frost, Betty Calhoun, era originaria di Taborton, una cittadina a poche miglia da Sand Lake. Quando il nipotino si recava da lei per l’estate, era solita raccontargli alcune storie del folklore locale. Fra queste vi era quella di Hazel Drew e di come venne trovata uccisa nei pressi dello stagno di Teal, in una zona dalla natura incontaminata e immersa in infinite distese di alberi intervallate da torrenti.

L’esposizione della signora Calhoun era però resa più interessante da fantasiose storie di fantasmi e spiriti che, secondo il pensiero pedagogico dell’epoca, dovevano servire da monito ai bambini perché non se ne andassero in giro di notte per la foresta. Da adulto Frost si affermò come romanziere e sceneggiatore e, quando si trovò a tavolino con Lynch per discutere su eventuali idee per il loro nuovo progetto, decise di far tesoro dei racconti di sua nonna, proponendo al collega la tragica storia di Hazel.

Hazel Irene Drew nacque il 3 giugno 1888 a Poestenkill, nella contea di Rensselaer, da John e Julia Drew. Era bionda, con gli occhi azzurri, bellissima e vivace; in poche parole… la classica ragazza acqua e sapone di provincia dell’immaginario comune.
Eppure, la sua esistenza s’interruppe bruscamente a soli vent’anni, l’11 luglio del 1908, quando, nei pressi dello stagno di Teal, la polizia ne rinvenne il cadavere che galleggiava a testa in giù. Il corpo era talmente gonfio che l’acqua aveva distorto ogni lineamento e fu possibile effettuare il riconoscimento solo attraverso i vestiti e le otturazioni dentali in oro. Stando al resoconto dell’autopsia, Hazel era morta la sera del 7 luglio per le conseguenze di un colpo inferto alla nuca con un misterioso oggetto contundente. Le indagini vennero affidate al procuratore distrettuale Jarvis O’Brien, ma è bene ricordare che la scienza forense di inizio XX secolo era agli albori (ad esempio non si potevano ancora rilevare le impronte digitali).
Il caso non era per nulla di facile soluzione e proprio per questo godette dell’attenzione mediatica anche di grandi giornali come il Washington Post.
Hazel era una ragazza ben vista da tutti, amata dalla comunità e piena di corteggiatori. Lavorava come domestica a Troy, nella villa di Edward Cary, uno stimato docente di ingegneria del Rensselaer Polythecnic, e di sua moglie; lì aveva vitto e alloggio, si occupava delle faccende e badava ai piccoli di casa.
All’inizio delle indagini, vista l’impossibilità di riconoscere con esattezza l’arma del delitto, gli investigatori si concentrarono sui possibili moventi. Il giorno della morte, Hazel indossava un abito su misura molto elegante e fu quindi ipotizzato che non fosse uscita per una semplice passeggiata, ma per un incontro speciale.
Gli ultimi ad averla vista furono Frank Smith, un contadino con un deficit cognitivo e forse una cotta per lei, e Rudolph Gundrum, un venditore ambulante di carbone con il vizio dell’alcool. Intorno alle 19.30 del 7 luglio, i due erano sul carretto di Gundrum e s’imbatterono in Hazel che camminava lungo Taborton Road, vicino allo stagno dove sarà rinvenuto il cadavere.
La prima pista da seguire era, secondo gli inquirenti, quella legata alla sfera sentimentale della giovane, ma amici e familiari dichiararono a più riprese che non aveva né un fidanzato né che si stesse frequentando con qualcuno. Tale tesi fu prontamente smentita dai primi passi in avanti delle indagini.
Se in superficie la vita di Hazel risultava banale e tranquilla, in realtà racchiudeva numerosi segreti che man mano vennero a galla. Tra i suoi effetti personali, e in particolar modo nella valigia che aveva lasciato alla stazione di Troy, dove era stata avvistata da alcuni passanti per ben due volte nei giorni precedenti la morte, la polizia trovò numerosi gioielli e lettere firmate con solo delle iniziali, che svelarono le numerose relazioni da lei intrattenute con uomini anche maturi e sposati.
Non era dunque una tranquilla ragazza di provincia come tutte le sue coetanee, anzi, nella sua corrispondenza Hazel manifestava desideri di avventura, di rapporti con i suoi interlocutori e proponeva rendez-vous segreti.
Da lì in poi, il mistero s’infittì. O’Brien apprese che vestiva sempre elegante e con abiti su misura, e da qualche anno viaggiava spesso in treno, direzione New York City, Providence, Albany o Boston. Un tale tenore di vita non era affatto alla portata di una semplice domestica, perciò la sua esistenza parallela, fatta di relazioni con uomini facoltosi, sembrava essere più che comprovata. Si scoprì che nel maggio di quell’anno Hazel si era recata a New York almeno tre volte e che aveva confessato all’amica Carrie Wever di aver programmato un fine settimana a Lake George per il 4 luglio. Il 3 luglio si fece confezionare una camicia nuova, ma trascorse il giorno di festa a casa di sua zia Minnie Taylor. Il 6 luglio invece, si licenziò senza preavviso dal suo lavoro di domestica, senza fornire alcuna spiegazione.
La polizia aveva in mano tanti piccoli tasselli, ma sembrava impossibile metterli insieme poiché da un lato vi era la riservatezza della ragazza, che si era dimostrata abile nel celare la sua doppia vita, dall’altro la popolazione locale che, spaventata dalle inaspettate rivelazioni, ostacolava le indagini con un atteggiamento omertoso, probabilmente riconducibile alla paura che la vicenda potesse mettere in cattiva luce l’intera comunità.
A capitanare quell’insulso veto generale vi era la zia di Hazel, che incoraggiò familiari e conoscenti a non collaborare con le autorità.
I primi a essere sospettati, ma mai incriminati, furono Smith e Gundrum, gli ultimi ad aver visto Hazel. Su di loro, così come su tanti altri, vi erano solo prove circostanziali e di poco conto, troppo deboli per formulare un capo d’imputazione. In seguito, la polizia allargò sempre di più l’elenco dei possibili assassini: c’era il figlio di una ricca vedova di Sand Lake, famoso per essere un ragazzo problematico che amava torturare gli animali; William Taylor, lo zio di Hazel rimasto vedovo da poco; un dentista sposato, che a detta di alcuni la corteggiava; un macchinista, che si diceva la vedesse di nascosto e, infine, un milionario di Albany.
Quest’ultimo, Henry Kramroth, era il proprietario di un complesso alberghiero e di un locale che, stando ad alcune voci di paese, celava una sorta di bordello dove avvenivano orge segrete. Alcuni testimoni dichiararono che la notte dell’omicidio di Hazel avevano udito delle urla provenire proprio da una delle sue strutture. Kramroth dovette difendersi da varie accuse, lanciate più dall’opinione pubblica che dalla polizia, spiegando che lui non tratteneva né faceva prostituire alcuna donna, e che le presunte grida provenivano da campi contigui alle sue proprietà.
Tanti indiziati, numerose circostanze ambigue, ma nessun vero e proprio colpevole.
Il caso sembrava essersi arenato in un vicolo cieco e a nulla servirono gli sforzi di O’Brien per far luce sulla faccenda, anzi, riuscì a scoprire un evento antecedente l’omicidio che ne ingarbugliò ancora di più la matassa.
Hazel aveva trascorso l’intero inverno fra il 1907 e il 1908 nella fattoria di suo zio William a Taborton Mountain. Pare che fosse malata e che l’avessero accudita lo zio, suo fratello e la cognata. Eppure, sebbene i genitori vivessero nella vicina Troy, nessuno di loro andò mai a trovarla. Una volta convalescente, ricevette delle lettere da alcune sue amiche: tali lettere, su esplicita richiesta di Minnie Taylor, furono distrutte e mai consultate. La conclusione a cui si potrebbe giungere è che Hazel era lì per far nascere di nascosto (e forse farlo sparire) il figlio indesiderato di qualche suo amante, probabilmente sposato e benestante.
Il caso di Hazel tutt’oggi irrisolto, fu archiviato senza alcun condannato
Un omicidio come quello di Hazel, di una ragazza di provincia e di umili origini, era una vicenda scomoda e di poco conto per la mentalità dell’epoca. Più le indagini progredivano, più sembravano scavare a fondo non solo nella quotidianità della vittima, ma anche degli altri abitanti, perciò era troppo alto il rischio che dettagli intimi e inconfessabili dell’intera comunità venissero a galla.
L’immoralità della sua vita segreta e la costante omertà locale furono gli elementi chiave che permisero al misterioso assassino di farla franca. Mark Frost ebbe modo di apprendere quella terribile vicenda da sua nonna e di farla rivivere quasi un secolo dopo. Oggi, soprattutto grazie al successo di “Twin Peaks”, è in corso d’opera un documentario, “Blonde, beautiful and dead”, che si spera possa far luce su nuovi elementi in grado di rispondere alla domanda:
“Chi ha ucciso Hazel Drew?”
Leggenda narra che, intanto, il fantasma della ragazza infesti il luogo dove la sua giovane esistenza è stata spezzata, in attesa che venga svelata una verità che giace nella tomba di un impunito.
Aggiornamenti del 2022
Correva l’anno 1991. Il 10 giugno Twin Peaks si congedava al pubblico con la messa in onda dell’ultima puntata della seconda stagione e un finale con troppe domande e poche risposte. Domande che David Lynch riprese 25 anni dopo, quando uscì l’attesissima terza stagione. E un po’ come il regista statunitense è tornato nell’universo di Laura Palmer, anche noi di Vanilla, a distanza di mesi, torniamo a parlare del suo alter-ego reale, la bellissima Hazel Drew.

Ci eravamo lasciati con l’annuncio di Blonde, beautiful and dead, un documentario che, in realtà, non è ancora disponibile, ma il 1° gennaio del 2022 è uscito nelle librerie statunitensi il libro da cui è tratto: Murder at Teal’s Pond. Gli autori sono David Bushman e Mark Givens, due fan dell’universo lynchiano, e, a quanto pare, hanno scoperto nuovi retroscena.
Come si è detto, nel 1908, Hazel faceva la domestica a Troy nella casa di Edward Cary e aveva una doppia vita fatta di abiti sfarzosi, frequenti viaggi in treno e rendez-vous segreti con uomini sposati e facoltosi. Grazie alle ricerche di Bushman e Givens sappiamo che a 14 anni Hazel aveva abbandonato il tetto paterno e, prima di entrare al servizio di Cary, aveva lavorato nelle ville di tanti altri uomini potenti di Troy e dintorni. In particolare, gli autori citano Thomas W. Hislop e John H. Trupper, entrambi legati al Partito Repubblicano.

La domanda da cui dobbiamo partire è questa:
Come aveva fatto una semplice domestica come Hazel ad allacciare rapporti con alcune delle personalità più influenti della zona?
La risposta ha a che fare con la politica. La contea di Rensselaer era in mano ai repubblicani, suoi datori di lavoro, e la ragazzi si era immessa in quello che Bushman e Givens chiamano “un circolo vizioso fatto di corruzione e sesso”.

Hazel aveva saputo qualcosa che non doveva sapere?
Nell’inverno fra il 1907 e il 1908 aveva abortito, o partorito, il figlio di uno dei suoi amanti d’alto rango?
Le domande sono ancora tante, ma ce n’è una a cui, forse, si può rispondere.
Chi ha ucciso Hazel Drew?

Bushman e Givens hanno saputo che, pochi giorni dopo l’inizio delle indagini, i coniugi William ed Elizabeth Hoffay si erano presentati alla polizia perché, nella sera del 7 luglio, avevano visto due uomini, uno a piedi e uno in sella, che si aggiravano nei pressi dello stagno di Teal con “una carrozza elegante con un bel puledro”. A detta della signora Hoffay, la carrozza trasportava qualcosa di sospetto e l’autista le aveva voltato la faccia per evitare di incrociarne lo sguardo.
La polizia identificò il conducente con Fred W. Schatzle, un imbalsamatore di un impresario di pompe funebri di Troy, e seppe che la carrozza in questione l’aveva noleggiata per conto di William Cushing. Quest’ultimo confermò di aver chiesto a Schatzle di aiutarlo a procurarsi una carrozza e si appurò che entrambi conoscevano Hazel, ma, com’è facile immaginare, entrambi erano anche ben inseriti negli ambienti repubblicani.
Gli Hoffay avevano detto di essere in grado di riconoscere i due uomini e ciò avrebbe portato a una rapida soluzione del caso, ma non ci fu alcun seguito alle indagini, forse a causa di qualche pressione politica, e la testimonianza dei coniugi cadde nel dimenticatoio.
È interessante notare che solo il Daily Press, l’unico quotidiano democratico in una città repubblicana, riportò questa notizia.

Secondo Bushman e Givens, la sera del 7 luglio del 1908, Schatzle e Cushing uccisero Hazel e ne gettarono il cadavere nello stagno di Teal, dove fu trovato quattro giorni dopo. Gli artefici dell’insabbiamento, invece, furono i detective William Powers e Duncan Kaye, ovviamente di fede repubblicana.

Tiriamo le somme. Ci sono nuove piste, nuovi nomi e nuovi particolari; una testimonianza perduta e un retroscena politico. Ma chi è che ha commissionato a Schatzle e Cushing l’omicidio di Hazel? Non lo sappiamo e, in attesa di altri sviluppi, il finale è sempre lo stesso: la verità giace nella tomba di un impunito.