Una delle più grandi vergogne della storia moderna è rappresentata dal regime dell’apartheid, letteralmente “separazione” in lingua afrikaans, che é stata la politica di segregazione razziale in vigore in Sudafrica dal 1948 al 1993. L’idea dell’apartheid, già teorizzata fin dal 1917, divenne un sistema legislativo che prevedeva la totale separazione fra la minoranza bianca (afrikaner), e la maggioranza di neri e meticci (circa l’80% della popolazione). Per raggiungere questo obiettivo il governo del Partito Nazionale istituì i bantustan, territori semi-indipendenti, almeno sulla carta, dove fu forzatamente trasferita gran parte della popolazione di colore.
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I neri furono privati di qualsiasi diritto civile e politico, dovevano avere passaporti speciali per potersi muovere nelle zone abitate dai bianchi, potevano frequentare solo scuole a indirizzo agricolo o commerciale, destinate esclusivamente alla popolazione nera. Molte altre leggi sancivano la discriminazione, la lista sarebbe lunghissima, basti citare il divieto per i neri di usare le stesse strutture pubbliche (marciapiedi, fontane, sale d’attesa) dei bianchi, e la proibizione di matrimoni interraziali.
Nel 1976 una convenzione delle Nazioni Unite dichiarò l’apartheid un crimine internazionale, e successivamente fu inserito nella lista dei crimini contro l’umanità. Sanzioni economiche internazionali, unite alla forte lotta civile dei neri sudafricani, portarono nel 1990 alla crisi del governo razzista, e alle elezioni a suffragio universale del 1994, vinte da Nelson Mandela, storico leader dell’African National Congress (ANC), principale forza di opposizione della Repubblica Sudafricana.
Sotto, alcuni cittadini neri bruciano i passaporti necessari per muoversi nelle zone riservate ai bianchi:
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La creazione dei Bantustan ha diviso gli africani in dieci gruppi etnicamente distinti, ai quali è stato assegnata una “patria”, utilizzata poi per identificarli. Questo é stato un modo per rimuovere forzatamente gli africani dalle loro proprietà e demolire le loro case. Più di 860.000 neri sono stati trasferiti in baraccopoli sovraffollate chiamate “campi di reinsediamento”.
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Fondata nel 1955, la Black Sash è un’organizzazione creata da un gruppo di donne bianche che protestavano per l’abolizione del diritto di voto dei neri. Adottando una forma di resistenza non violenta, le donne organizzavano sit-in in luoghi pubblici, portando al braccio una fascia nera, simbolo di lutto. Hanno anche istituito centri di consulenza legale per gli africani in difficoltà. Questi centri di consulenza continuano ad operare ancora oggi, fornendo servizi paralegali e monitorando il rispetto dei diritti umani.
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Nelson Mandela, leader dell’ANC, divenne il simbolo della lotta anti- apartheid, e rimase in carcere per 27 anni:
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Sotto, la distruzione di alcune barriere in un Campo di reinsediamento:
Cinquemila manifestanti neri si riuniscono all’esterno della stazione di polizia di Sharpeville il 21 marzo 1960, per protestare contro i trasferimenti forzati. La polizia apre il fuoco sui manifestanti, uccidendo 69 persone, molti dei quali sono colpiti alla schiena mentre cercano di fuggire:
Manifestanti anti-apartheid bruciano un fantoccio a immagine del ministro degli Esteri sudafricano Eric Louw, il 13 ottobre 1961. Di fede nazista e ardente sostenitore dell’apartheid, Louw ha lasciato il suo posto nel 1963, dopo la censura ufficiale da parte delle Nazioni Unite:
Una serie di proteste inizia il 16 giugno 1976 a Soweto, in risposta ad un decreto ufficiale che ha introdotto l’Afrikaans, la lingua degli afrikaner, come la lingua di insegnamento nelle scuole locali. Studenti delle scuole superiori nere protestano nelle strade di Soweto e vengono attaccati da poliziotti armati. Il bilancio é di 176 vittime, anche se alcune stime parlano di 700 morti, fra cui Hector Pieterson, un bambino di 13 anni che viene ucciso senza pietà:
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Il 30 marzo 1960 centinaia di manifestanti neri scendono verso Città del Capo, per chiedere la liberazione dei loro leader politici, arrestati alle prime luci dell’alba nelle loro case. Il Partito nazionalista ha arrestato i leader politici rivali, per mantenere il controllo e garantire il successo dell’apartheid.
Steve Biko era uno studente e attivista nero, fondatore del “Movimento Coscienza Nera”, che motivò gran parte della popolazione urbana nera negli anni 1960/70. Era famoso per il suo slogan “black is beautiful” e diventò un martire del movimento, quando morì in circostanze sospette, dopo un fermo di polizia.
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Un giovane nero siede in un autobus riservato ai bianchi, come atto di protesta non violenta. Era il 1986.
Desmond Tutu era un vescovo anglicano sudafricano, che lottò contro l’apartheid, soprattutto negli anni ’80. Dopo la rivolta e le morti di Soweto, Tutu sostenne il boicottaggio economico del suo paese d’origine e organizzò marce di protesta. Ha spesso paragonato l’apartheid al nazismo ed è stato incarcerato per due volte a causa delle sue convinzioni:
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Nelson Mandela è stato liberato dal carcere l’11 febbraio 1990. Il governo del Partito Nazionale ha accettato il confronto con l’ANC, per negoziare la fine dell’apartheid. Questi colloqui hanno portato a una nuova costituzione e alle prime elezioni libere nel 1994.
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Elezioni che hanno portato alla vittoria Nelson Mandela, il primo presidente nero del Sud Africa. Mandela è rimasto in carica per cinque anni e ha ereditato una nazione segnata da enormi disparità di ricchezza tra la comunità bianca e quella nera. Milioni di famiglie nere non avevano servizi igienici, acqua pulita e accesso all’istruzione.
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A più di vent’anni dalla fine dell’apartheid, i servizi igienico-sanitari, l’istruzione e la sanità sono ancora un grande problema per la popolazione nera del Sudafrica, paese che ha uno dei più alti tassi di criminalità al mondo ed è spesso utilizzato come esempio negativo della diffusione dell’AIDS. Il tasso di disoccupazione si aggira attorno al 25 per cento e l’ANC rimane al potere con poca concorrenza. Mentre la nazione ha fatto passi da gigante sulla strada della riconciliazione razziale, rimangono ancora troppe differenze di carattere economico-sociale.