Ḫattuša: la Capitale Perduta che dimostrò l’esistenza degli Ittiti

Egitto, Assiria e Mesopotamia sono sempre stati considerati i luoghi dove si svilupparono le più grandi civiltà dell’antichità. Ognuna di esse aveva il proprio “Grande Re”, un titolo concesso solo a pochissimi sovrani. Una quarta grande civiltà antica, non identificata fin quasi all’inizio del XX secolo, rappresentava un mistero per gli storici.

Ricostruzione di Hattusa, al suo apice

Solo dopo la scoperta delle rovine di Hattusa, e di un documento che si riferisce al “Grande Re” degli Ittiti, archeologi e storici trovarono conferma dell’esistenza di questo popolo, fino ad allora conosciuto solo per qualche citazione nella Bibbia.

La Porta dei Leoni. Fotografia di Bernard Gagnon condivisa con licenza Creative Commons via Wikipedia:

Tuttavia fu il popolo degli Hatti, attorno al 2000 aC., a fondare Hattusa, che fu conquistata dagli Ittiti nella metà del XVIII secolo aC. Per più di cinquecento anni fu la capitale del potente regno che dominava ampie porzioni del Medio Oriente e dell’Anatolia, fino alla sua quasi repentina scomparsa, attorno al 1200 aC, testimoniata dalle rovine bruciate di Ḫattuša e di altre importanti città dell’Anatolia centrale.

La porta delle Sfingi. Fotografia di Bernard Gagnon condivisa con licenza Creative Commons via Wikipedia:

L’impero degli Ittiti viene più volte citato nella Bibbia come uno dei più potenti regni dell’antichità, ma gli storici avevano sempre ritenuto che si trattasse di una leggenda, perché non era mai stata trovata alcuna prova della sua esistenza.

Ingresso alla galleria di Yerkapi. Fotografia condivisa con licenza Creative Commons via Turkisharchaeonews:

I primi viaggiatori europei, che a metà del 19° secolo trovarono delle monumentali rovine nei pressi del villaggio di Bogazkőy, nella Turchia centrale, non potevano certo conoscere l’identità dei misteriosi costruttori. Solo dopo qualche decennio gli archeologi capirono che si trattava di Ḫattuša, l’antica capitale degli Ittiti. Furono rinvenute migliaia di tavolette (30.000 circa) di argilla, che documentano molte delle attività diplomatiche dell’impero. Il documento più importante è il trattato di pace firmato da Ittiti ed Egizi, dopo la battaglia combattuta a Qadeš, intorno al 1283 aC.

Il primo trattato di pace del mondo, tra Ittiti ed Egiziani. Fotografia di Yasin Turkoglu condivisa con licenza Creative Commons via Flickr:

Nella storica battaglia, gli Ittiti si scontrarono con le forze del Grande Faraone Ramses II: fu “la battaglia più grande che il mondo avesse conosciuto” fino ad allora. La storia dice che Ramses uscì vincitore, ma il trattato firmato dai due “grandi Re” dimostra che gli Ittiti si imposero agli egiziani, portando le loro frontiere molto più a sud, fin quasi all’odierno stato di Israele.

Ramses II e Hattusili III firmarono il primo trattato di pace della storia, suggellando l’alleanza con un diplomatico matrimonio tra il faraone e una delle figlie del re ittita.

La galleria di Yerkapi. Fotografia condivisa con licenza Creative Commons via Turkisharchaeonews:

Hattusa, la splendida capitale circondata da fertili campi e ricchi pascoli, fu distrutta nel XII secolo aC. Gli scavi archeologici dimostrano che la città fu rasa al suolo e bruciata, ma solo dopo che i suoi abitanti l’avevano abbandonata, portando via oggetti preziosi e simboli dell’impero: gli archeologi scoprirono i resti di una città fantasma, che però nel suo periodo di maggior splendore vantava grandi edifici amministrativi, templi, il palazzo reale, e possenti mura difensive, abitata probabilmente da circa 40.000 persone.

La moderna ricostruzione delle Mura di Hattusa. Fotografia di Maarten condivisa con licenza Creative Commons via Flickr:

Dove andarono gli abitanti di Hattusa nessuno lo sa, e comunque gli Ittiti scomparvero dalla storia tra il 1200 e il 1150 aC., durante quello che viene indicato indicato da molti storici come il “collasso dell’età del bronzo”, “il peggior disastro nella storia antica”, secondo Robert Drews.

Il terrapieno sopra il tunnel di Yerkapi. Fotografia condivisa con licenza Creative Commons via Turkisharchaeonews:

Oltre ad Hattusa, scomparvero importanti città dell’Egitto, della Mesopotamia, della Siria, e della Grecia: “l’età degli eroi”, come la definisce Esiodo, era perduta per sempre, sconfitta dal barbaro mondo dell’età del ferro.

La Porta del Re. Fotografia condivisa con licenza Creative Commons via Turkisharchaeonews:

La Città Bassa ad Hattusa. Fotografia condivisa con licenza Creative Commons via Turkisharchaeonews:

Il sentiero delle processioni nel complesso del Grande tempio. Fotografia condivisa con licenza Creative Commons via Turkisharchaeonews:

La Cittadella Reale. Fotografia condivisa con licenza Creative Commons via Turkisharchaeonews:

Vasi cerimoniali ritrovati ad Hattusa. Fotografia di George Jansoone condivisa con licenza Creative Commons via Wikipedia:

Dopo la partenza degli ittiti da Ḫattuša, il sito della città venne occupato a più riprese da popolazioni primitive. I primi furono i Kaska, popolo che non conosceva la scrittura, per poi passare a diverse tribù che però non fecero mai ricordare gli splendori dell’antico popolo Ittita. La zona della città, popolata da questa o dall’altra tribù, venne conquistata più volte e passò di mano attraverso i diversi regni che si susseguirono, dai Lidi ai Persiani, dai Romani ai Bizantini. Fu solo nel XX secolo che si ebbe piena consapevolezza del ruolo della città nella storia.

Sotto, mura ricostruite di Ḫattuša. Fotografia di Bernard Gagnon condivisa con licenza Creative Commons via Wikipedia:

Sotto, il Google Maps di Hattusa:


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